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Delay: quanto (e quando) usarlo
Delay: quanto (e quando) usarlo
di [user #45389] - pubblicato il

Ha senso tenere un delay sempre attivo o va azionato solo quando bisogna arricchire determinate parti? Il tempo deve essere adattato a ogni brano o si può regolarlo a occhio una volta per tutte? Ecco alcune cose da tenere a mente quando si intende donare maggior ambiente al suono.
Vorrei togliermi qualche dubbio che magari a dei musicisti esperti potrebbe sembrare un po’ banale, ma ho cominciato solo da poco ad applicarmi seriamente sulla regolazione degli effetti.
Il primo quesito è: qualche giorno fa ho letto su un’intervista in cui un noto chitarrista affermava di regolare a tempo il delay su ogni canzone. Volevo chiedervi, seriamente, c’è qualcuno di voi che lo fa?
Io ho regolato il delay con un settaggio di base che credo vada bene per la maggior parte delle canzoni che suono, se poi mi capita di suonare un pezzo in cui c’è un utilizzo particolare (come in alcuni degli U2 per esempio) allora creo un preset apposito. Dovrei invece sforzarmi di regolarlo in maniera diversa in base al tempo di ogni canzone?
Seconda domanda: di solito utilizzo il delay col suono pulito e per gli assolo, non riesco invece a convincermi se utilizzarne o meno un filo anche sulle ritmiche in overdrive/distorsione. In generale mi suonano meglio senza, ma a volte ho l’impressione che il suono muoia troppo presto o sia troppo secco. Sapete se c’è una regola da seguire o potete espormi la vostra filosofia personale di utilizzo?
Ultima domanda: si possono utilizzare delay e reverbero insieme simultaneamente o se ne dovrebbe usare solo uno per volta?
Grazie anticipatamente per le vostre risposte.

Delay: quanto (e quando) usarlo

Risponde Pietro Paolo Falco: Brian Setzer una volta ha detto qualcosa tipo "Non sono le regolazioni dell'amplificatore né un overdrive a rendere grosso il suono di una chitarra, ma le regolazioni di riverbero e delay". Quindi sì, i due effetti sono decisamente usabili simultaneamente e, anzi, imparare a gestirli e inserirli con gusto nelle situazioni più disparate può migliorare nettamente il tono finale.

Un riverbero o un delay, anche se non sempre è facile udirli, sono presenti praticamente in qualunque produzione musicale che non preveda una microfonazione ambientale, dove sarebbe la sala stessa a donare al suono la profondità che i due effetti sono nati per imitare elettronicamente. Oggi la chitarra, sul palco e in studio, viene microfonata quasi sempre a contatto col cono, quindi con ogni probabilità richiederà un po' d'ambiente artificiale, dato dal mixer o dagli effetti. Forse, e dico forse, fanno eccezione solo i generi più estremi in cui la chitarra ha un ruolo talmente ritmico e asciutto da non potersi permettere la minima sbavatura né dose di ambiente non controllato.
Nei decenni, i chitarristi si sono sbizzarriti trasformando questi "generatori di ambiente" in degli strumenti veri e propri con cui creare sonorità molto particolari, riff basati su ribattuti o tappeti affogati in riverberi pesantemente modulati. Tornare alle origini, però, può aiutare a mettere a fuoco le loro potenzialità e le nostre effettive necessità.
A proposito di delay e del suo ruolo come "colore" anziché fulcro ritmico di un riff o di un assolo, a seconda degli stili potresti voler arricchire gli ambienti essenzialmente in due direzioni, entrambe strettamente legate alla lunghezza del ritardo.



Da una parte c'è il cosiddetto slapback echo. Tipico nel rock n roll delle origini e nel country, è caratterizzato da ripetizioni corte, con poco feedback e dal volume più o meno presente a seconda del tipo di effetto che si intende ricreare. Può fare da leggero sottofondo per inspessire appena le note oppure dare un rapidissimo "botta e risposta" a ogni nota emessa, come uno schiaffo appena qualche millisecondo indietro. Il fatto che sia spesso ricavato usando pedali di stampo vintage o simulazioni di eco a nastro (o veri eco a nastro per chi può permetterseli ed è abbastanza folle da portarseli sul palco) prevede una leggera modulazione del suono che aiuta a colorare un po' il tutto senza infastidire. Secondo me, la morte dello slapback sarebbe averlo sempre terzinato sulla durata delle crome, ma può variare a gusto, a seconda del tiro del brano e, visto che si tratta di tempi molto rapidi, non è vitale essere chirurgici. C'è chi lo regola a inizio concerto e lo lascia lì, ritoccandolo giusto per una ballad.

Nel versante opposto, puoi sperimentare delle ripetizioni calde e abbastanza abbondanti, ma un po' indietro di volume rispetto al suono dry. Se ben regolate, possono quasi rimpiazzare l'uso di un riverbero ed erano piuttosto comuni negli anni '70. Proprio per la loro natura di effetto ambientale puro, non è strettamente necessario che siano "a tempo", sia perché l'eco naturale che si crea in un'arena - fenomeno a cui questo tipo di effetto si ispira - non lo è, sia perché le ripetizioni non sono brillanti e presenti a sufficienza da risultare fastidiose qualora fossero un po' imprecise.

Se poi intendi arricchire le parti suonate con dei delay più trasparenti, che facciano sentire distinto l'attacco di ogni nota ribattuta, è importante che abbiano una certa precisione. È una prassi comune dagli anni '80 e va a braccetto con preset, tap tempo e suddivisioni (quarti, ottavi, terzine, ottavi puntati...).
Ci sono infine stili che non possono prescindere da una precisione assoluta dei delay. Oltre agli U2 già citati da te, mi vengono in mente Brian May o David Gilmour che ne fanno spesso una parte integrante di molti riff e assolo, incastrando ritmicamente le note suonate fra le ripetizioni o, nel caso di May, giocando a doppiare e armonizzare la chitarra.



Come spesso capita con gli effetti, anche l'uso del delay è strettamente legato alle necessità del momento e ai gusti personali: se senti che qualcosa non va nell'incastro ritmico con resto della band puoi provare a prestare maggiore attenzione alle regolazioni del delay brano per brano ma, se tutto funziona per le tue orecchie e per quelle degli altri, non c'è motivo per complicarsi la vita.
effetti e processori il suono
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di MojoKingBee [user #39456]
commento del 23/08/2016 ore 17:43:52
Bella risposta, molto completa.
Qualche tempo fa una nota rivista inglese pubblicò uno speciale sull'uso del delay, lo definiva il pedale più versatile in pedaliera. E tra le altre cose proponeva rig/settaggi per vari generi o scopi, tipo per il reggae o per un suono lead o slapback etc..

Trovai l'artico molto utile, anche perché non basta mica dire delay, c'è analogico, il digitale, il reverse, il pingpong, il dual, con modulazioni... c'è da perdersi.

Chi volesse recuperare il numero è questo
vai al link
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di SilverStrumentiMusicali utente non più registrato
commento del 23/08/2016 ore 17:59:35
Tanto, sempre e senza pietà! :D
Rispondi
di JFP73 utente non più registrato
commento del 23/08/2016 ore 18:15:11
Ma questo non era già uscito ( o simile) qualche settimana fa?
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 23/08/2016 ore 19:36:44
Vero. Poco male, sarà per sempre un dibattito interressante! La mia visione è 2 delays. Uno fisso (preferibile send/return) per un micro-slapback al bassimo volume giusto per dare una dimensione extra al suono di base, e poi quello extra per quando servono effetti ben chiari che hanno a che fare con la ritmica e il tap tempo.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 23/08/2016 ore 21:27:37
Anche io faccio così. Il mio extra è il catalinbred Adineko, che ha anche uno sfasamento molto bello e ricco, ma non certo utilizzabile sempre.
Rispondi
di stratomane [user #19654]
commento del 23/08/2016 ore 20:11:55
Delay tap tempo forever
Rispondi
di Gilmour97 [user #45389]
commento del 23/08/2016 ore 20:29:20
Grazie mille alla redazione di Accordo per aver pubblicato il mio articolo e a Pietro Paolo Falco per la sua spiegazione vasta e articolata. Comincio ad avere le idee molto più chiare!
Rispondi
di Fabry65 utente non più registrato
commento del 23/08/2016 ore 22:05:09
Io lo uso sempre e su tutti i brani e rigorosamente a tempo, anche nei pezzi piu crunch e bello avere due o tre ribattute di delay a tempo negli stacchi. Senza il suono perde di profondità... non rinuncerei mai al mio delay
Rispondi
di yasodanandana [user #699]
commento del 24/08/2016 ore 03:36:18
===un noto chitarrista affermava di regolare a tempo il delay su ogni canzone. Volevo chiedervi, seriamente, c’è qualcuno di voi che lo fa?==
io.. avere un delay fuori tempo è come suonare con un altro chitarrista che suona, appunto, fuori tempo. Non mi sembra una bella cosa

==Dovrei invece sforzarmi di regolarlo in maniera diversa in base al tempo di ogni canzone?==
faresti un passo importante verso un approccio professionale

==In generale mi suonano meglio senza==
probabilmente perché non hai regolato il delay a tempo. Però va bene, in generale, essendo le ritmiche parti di solito molto dense, se il delay sparisce oppure si accorcia e si attenua..

==si possono utilizzare delay e reverbero insieme simultaneamente==
con giudizio ma.. si.. anzi, direi che per una maggior naturalezza del suono il riverbero dovrebbe essere sempre acceso

tutti i discorsi sul delay obbligatoriamente a tempo, perdono significato sotto i 120 150 msec di delay. In quel caso si tratta di una specie di riverbero rudimentale, non di un vero eco e quindi ci si regola a gusto
Rispondi
di angusnoodles [user #13408]
commento del 30/08/2016 ore 21:20:09
Satriani usa due delay boss, uno "corto" ed uno "lungo" e talvolta li attiva entrambi... Senza mai adattare il tempo al brano... Ed il risultato non è affatto cattivo... Non voglio criticare, anzi... Io uso il tap ad ogni brano... Ma tu mi dirai che lui è Satriani e, visto come suona, può permettersi qualsiasi cosa...
Rispondi
di yasodanandana [user #699]
commento del 30/08/2016 ore 23:31:49
anche a me è successo, a volte, di fare qualcosa con un delay lungo non a tempo sul brano. In alcuni frangenti ciò non rompe le scatole più di tanto, ma se fosse a tempo sicuramente il suono complessivo del brano migliorerebbe
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di Sykk [user #21196]
commento del 24/08/2016 ore 07:46:00
Io ho trovato una regolazione "media" che mi va bene quasi per tutto e uno slapback che mi va bene per tutti i brani anni '60-'70 (pensa a Roadhouse Blues).
Faccio un preset a tempo e dedicato solo se è inevitabile, se proprio il pezzo non suonerebbe senza.
Rispondi
di talpa [user #1842]
commento del 24/08/2016 ore 09:10:07
Delay a tempo, ma con chi?
Mi spiego meglio, per anni ho suonato post rock, tre chitarre , basso, batteria e basi, quindi necessità estrema avere i Delay a tempo con la base, ma il batterista aveva il click. Ora mi ritrovo a suonare senza basi ed i tempi sono molto "vari" , diciamo che tutto è lasciato all'emozione, quindi ho settato ripetizioni corte con tempi brevi e tutto va.
Rispondi
di wrugg25 [user #31282]
commento del 24/08/2016 ore 12:25:07
So di cosa parli: post-rock, nessun tempo predefinito, volontà di utilizzare il delay anche come "strumento a sè" (sai che belle cose puoi fare quando le ripetizioni di un delay analogico si sovrappongono tra loro?)... per cui, mi permetto di consigliarti di non fermarti al settaggio che hai realizzato: sperimenta tutte le possibilità, non te ne pentirai :)
Rispondi
di Lisso [user #45363]
commento del 24/08/2016 ore 13:28:53
Anche io stesso genere e passo più tempo a regolare il tap tempo che a suonare, se sento un delay fuori tempo mi sale proprio il nervoso!
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di talpa [user #1842]
commento del 24/08/2016 ore 14:41:42
Immagina che con i Cinema noir eravamo tre chitarre ed un basso e tutti usavamo Delay, per fortuna abbiamo sempre fatto una buona pre produzione dei dischi e quindi dei live
Rispondi
di Claudio80 [user #27043]
commento del 24/08/2016 ore 14:19:25
Tutto molto interessante, ma come al solito, visto che si è parlato, anzi scritto, di chitarristi storici che hanno fatto un uso pionieristico del delay, ci si dimentica di citare SEMPRE John Martyn...Mah...
Un saluto.
Rispondi
di AlexEP [user #35862]
commento del 25/08/2016 ore 09:17:00
Io ho due delay, uno analogico tenuto basso, poche ripetizioni, basso mix e tempo corto (sembra un riverbero) che uso con i puliti, e l'altro digitale, poche ripetizioni, mix abbastanza basso e tempo lungo (intorno ai 500 ms) per i soli.
Poi in caso di brani particolari, regolo il delay sul tempo
Rispondi
di FBASS [user #22255]
commento del 26/08/2016 ore 10:26:5
Quando cominciai come chitarra solista, prima di passare al basso l'anno dopo, gli unici effetti di cui disponevamo erano quelli in dotazione agli amplificatori, cioè il vibrato e reverbero per gli ampli stranieri mentre per i nostrani c'era sempre il vibrato ma in coppia con l'Echo, ed erano i Meazzi a dettar legge tanto è vero che poi tutti comperammo gli Echo Meazzi esterni subito dopo ( vedi Meazzi Factotum ). In seguito scoprimmo i Binson Echorec più costosi ( io ne posseggo ancora un PE 603 T ) e vari a nastro a bassa resistenza meccanica ( vedi Roland Space Echo che ho posseduto, dotato anche di molla di reverbero ). Poi i miei primi pedali echo a circuiti integrati furono gli EHX Echoflanger e DeLuxe Memory Man, per passare ai Boss DD3 e successivi, fino a scoprire il Carbon Copy MXR che ho comperato senza esitazione, ma, un po' per nostalgia un po' perchè visto usare dal mio idolo chitarristico Hank Marvin dei The Shadows, ho comperato usato anni fa lo Zoom 508 ed è l'unico che uso ancora adesso, pur possedendo Echorec Binson, Carbon Copy MXR, Memory Toy e #1 Echo di EHX, nonchè il Boss FDR 1, unico rimastomi dei Boss possedendo io un Fender Supertwin 180 senza effetti, poichè odio i no-trubypass ( ma ho anche il buon DR600 di Bheringer ), per le regolazioni che fisso una tantum, faccio riferimento alla posizione 3 di Echorec ed a "all" testine di Meazzi, FBASS.
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