di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 27 settembre 2016 ore 07:30
Trasferire in una stomp box il carattere di un vibrato valvolare non è una sfida semplice. Quelli della Monster Effects ci hanno provato e, a quanto sembra, ci sono anche riusciti. Due controlli e un look curato, nulla più per questo tremolo Fender style.
La ricetta di un buon tremolo ha pochissimi ingredienti ma, come spesso accade, mixarli al meglio è una capacità che non tutti hanno. Lo Swamp Thang è un esempio di piatto ben riuscito e non solo nel sapore, ma anche nella presentazione. Cominciamo proprio dal look. Nonostante il peso davvero contenuto si presenta in un case solido e resistente, con piedini in gomma antiscivolo perfetti per non farlo andare a spasso quando lo si attiva. Il nero si sposa magnificamente con il logo che ricalca la grafica di quello Fender, così come le manopole prese in prestito direttamente da un Vibrolux o un Supersonic. Va da se che anche i connettori risultino essere di qualità e altrettanto durevoli. I due controlli a disposizione non sono altro che depth e speed. La prima si occupa di gestire la profondità dell’effetto, la seconda invece agisce sulla velocità (indicata peraltro dal led intermittente blu).
Lo Swamp Thang, così come il vibrato di un amplificatore Fender vintage non risulta essere per niente invasivo. Lo attiviamo con i controlli quasi a zero e verifichiamo che in nessuna maniera agisce sul suono se non per un leggero boost. Questa è una caratteristica fondamentale per un tremolo ben riuscito. Agendo infatti come un pan (aprendo e chiudendo il passaggio del segnale) lo indebolisce. Nell’utilizzo live questo comporterebbe un abbassamento del volume sufficiente per sparire all’interno di un mix. Un leggero boost evita questo sgradevole problema.
Cominciamo a ruotare la manopola del depth e il tremolo inizia a fare il suo dovere. Le promesse sono mantenute. L’intervento dell’effetto è morbidissimo. Il suono viene accarezzato dal circuito e non viene mai snaturato. Con un sound clean come quello della Two Rock che stiamo utilizzando per il test si ottiene subito il clima perfetto per qualche arpeggio alla Kill Bill, anche se sentiamo la mancanza di Uma Thurman. Aumentiamo la velocità ma lo Swamp Thang continua a mantenere il suo animo vintage e anche estremizzando un po’ il setting non si arriva mai a sonorità spigolose e spezzettate. Anche mandando a fondo corsa entrambe le manopole il timbro della chitarra resta tale e quale, condito da una tremarella importante, ma sempre delicata, smooth come direbbero oltreoceano.
Sui puliti è perfetto, ma altrettanto sa difendersi quando lo spingiamo con un overdrive. Con un crunch deciso non cambia la morbidezza con cui intacca il sound. È un’effetto che una volta acceso aggiunge qualità al timbro che schizza dalla 2x12 californiana e non lo impasta come spesso accade con circuiti meno riusciti.
Alla Monster Effects hanno fatto le cose davvero bene e lo Swamp Thang ci ha regalato una bella mezz’oretta di suoni vintage, delicati ma con una grande personalità. Ha le carte in regola per poter competere con un vero vibrato valvolare, catturandone tutta la nuance e la ricchezza. Nel piccolo laboratorio dove John Spears progetta dal 2001 pedali e ampli point to point di qualità, nulla è lasciato al caso, a partire dalla qualità degli elementi che compongono il circuito fino ai materiali di case, manopole e connettori. Il tutto ha un prezzo non certo basso che si attesta sui 199 dollari. Lo lasciamo indicato nella valuta statunitense proprio perché in Italia è pressoché introvabile (e anche in USA non è certo facile da trovare). Parlo di questo pedale davvero volentieri anche se la Monster Effects sembra non essere più attiva (o quasi) proprio perché dopo averlo provato da Carter Vintage a Nashville non ho potuto lasciarlo li ed è subito finito in valigia, daltronde le gioie vanno condivise.