Quando, presentata poco prima al Custom Shop Milano 2016, Carlo Sorasio di LAA Custom mi ha accennato alla sua nuova avventura battezzata True Coil, ha catturato subito la mia attenzione.
True Coil è il suo marchio dedicato a prodotti avvolti come trasformatori e induttanze. Per un costruttore di amplificatori valvolari, disegnare e realizzare trasformatori su misura è una bella medaglia da appuntarsi, ma non avevo fatto i conti con l'estro del personaggio: solo pochi mesi più tardi, ecco che si fa vivo a SHG 2016 con una piccola collezione di stompbox dalla faccia inedita. Chassis in alluminio nudo, gli ultimi arrivati sono piccoletti ma più alti del solito, hanno solo un'etichetta nera e riportano un logo familiare: True Coil Audio Transformers.
Strada già calcata con il , il e lo da Bogner - come anche da alcuni altri costruttori di "gioielleria" chitarristica di alto bordo - quella di avere un trasformatore dedicato all'interno di un effetto a pedale sembra essere pronta a diventare una nuova tendenza, e ammetto che ha da subito stimolato la mia curiosità. Quando si è presentata l'opportunità di avere una manciata dei nuovi LAA Custom con trasformatori True Coil a disposizione per studiarli con calma, non ci ho pensato due volte, mi sono portato a casa da recensire un overdrive, un distorsore e un booster e oggi posso dire che ne è valsa davvero la pena.
Sul ruolo di un trasformatore dentro uno stompbox se ne leggono di cotte e di crude. C'è chi parla di "saturazioni magnetiche", che ricreerebbero il comportamento di un valvolare in overdrive (dove in effetti i trasformatori coprono un ruolo centrale per la pasta sonora), altri ancora assicurano che il solo passaggio del segnale attraverso le spire di un buon trasformatore sarebbe capace di ridargli vita come accade con certi esoterici apparecchi da studio dei tempi andati. Ci sarà senz'altro modo di approfondire la questione sul piano tecnico in futuro: se il progetto vi stuzzica quanto ha fatto con me, immagino preferiate tagliare corto e parlare di suoni e funzioni. E io sono d'accordo.
Lo LAA Custom CN81 Push Overdrive, con sottotitolo Class A Driver, è il pedale che mi ha fatto compiere il primo passo verso le peculiarità della serie True Coil. Come il nome suggerisce è un overdrive e, come il pannello farebbe pensare, offre il più classico degli approcci per l'utente: seppur disposti in modo atipico, i controlli sono i soliti di Gain, Tone e volume, qui chiamato Push.
Avere le manopole del filtro e del guadagno sul dorso può disorientare sulle prime, ma ci si fa presto l'abitudine. D'altra parte, una volta trovato il suono giusto in base alla chitarra, all'amplificatore e ai propri gusti, è più probabile che ci si voglia limitare a regolare il livello concerto dopo concerto, e in quest'ottica può essere quasi comodo non avere Tone e Gain tra i piedi.
Il CN81 ha dalla sua una riserva di distorsione non esagerata, ma sufficiente a inoltrarsi in lidi hard rock di un certo spessore, senza disdegnare l'utilizzo come booster puro, appena increspato e arricchito da quel tanto di compressione che serve a farsi sentire nel mix senza che la dinamica ne soffra. Questo è senza dubbio uno dei punti di forza dell'overdrive True Coil: anche con saturazioni più evidenti, il playing è sempre valorizzato e basta addolcire la pennata per tenere a bada "lo sporco". Il sustain cresce di pari passo col gain, ma non arriva a schiacciare l'esecuzione: in particolare, è interessante scoprire i vantaggi di una distorsione più alta insieme a dei toni quasi chiusi, dove il suonato si smussa e lo schiocco del plettro non sovrasta le note lunghe, sostenute a sufficienza da ammiccare continuamente all'innesco ma senza mai apparire innaturali.
Proprio nella gestione del tono si trova il secondo asso nella manica del pedale. La pasta risuona equilibrata su tutta la gamma di frequenze e un filtro efficace ma non estremo assicura suoni utilizzabili in ogni condizione, dalle posizioni più brillanti che non arrivano mai a essere taglienti a quelle più scure, che si ingrossano ma non perdono mai vitalità.
Un aspetto che colpisce da subito è proprio il comportamento vivo e organico dell'insieme. I bassi non arrivano mai a gonfiare il suono e tutto è sempre intelligibile, con accordi dettagliati e note basse asciutte e percussive: non so dire se sia merito del piccolo trasformatore all'interno, ma l'effetto mi ha riportato subito alla memoria la sensazione di presenza e incisività, soprattutto sui registri gravi, che si può riscontrare provando gli amplificatori LAA Custom. Forse, in parte, è merito anche della possibilità di alimentare il circuito dai classici 9 fino a 24 volt: l'alimentatore usato per il test arriva fino a 12 volt e la differenza non è estrema, ma sotto le dita è evidente come gli acuti acquistino maggior respiro e quanto gli accordi guadagnino estensione dinamica quando la tensione è maggiore.
Lo spazia senza sforzi in tutti quei generi che richiedono una saturazione mediamente consistente e mette sul piatto un suono croccante e piacevolmente hi-fi, sicuramente moderno. Si distacca dalla tradizione degli stompbox ultra-colorati con medie prominenti o con medio-alte spremute da un sustain esagerato e riesce piuttosto a fare la felicità di chi è alla ricerca di un pedale con cui spingere come si deve la propria monocanale o non è soddisfatto della distorsione del suo valvolare. La risposta simile a quella di un amplificatore in saturazione ne fa persino un aggeggio interessante da , come processore per il proprio suono pulito o come leggero overdrive da modulare solo col volume della chitarra.
Senza pensarci due volte, se capita l'occasione, il Class A Driver è uno di quei pedali da provare ad alti volumi per godere dell'interazione con chitarra e testata e per riscoprire il piacere di un low-end controllato, a fuoco, compatto. Poi mi direte. |