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“Cut Against The Grain”: il debut album di Aaron Keylock
“Cut Against The Grain”: il debut album di Aaron Keylock
di [user #46004] - pubblicato il

Aaron Keylock è un chitarrista diciottenne che sta facendo scintille. Abbiamo ascoltato il suo disco di debutto "Cut Against the Grain", un album di rock nudo, crudo e zeppo di influenze blues. Canzoni potenti, strutture dirette e con pochi ingredienti musicali in pentola, suonate con intensità, destrezza e Jimmy Page nel cuore e sotto i polpastrelli.
Aaron Keylock è un diciottenne dell'Oxfordshire cresciuto a pane e blues rock anni 70, come si può facilmente evincere dalla copertina del disco. Il suo talento precoce con la chitarra lo ha portato a suonare regolarmente live sin dalla tenera età di 12 anni, macinando date in centinaia di locali e festival nella terra d'Albione. La sua opera prima “Cut Against the Grain”, che presenta anche Keylock in veste di cantante, è prodotta dal fuoriclasse italoamericano Fabrizio Grossi e offre undici tracce dirette e senza fronzoli, influenzate da artisti quali Rory Gallagher, Johnny Winter, Led Zeppelin, Gary Moore, The Faces ma anche da gruppi più recenti come i Black Crowes. Tra le composizioni da menzionare c'è sicuramente l'opening track “All The Right Moves”, scritta a quattro mani con Paul Barry, dove viene presentata in tutta la sua sfrontatezza e attitudine rock la musica di Keylock e la sua band formata dai giovanissimi Jordan Maycock al basso e Sonny Miller Greaves alla batteria. L'adrenalinica “Against The Grain” (titolo che potrebbe voler tributare Gallagher e il suo disco recante lo stesso titolo), suonata con lo slide è un pugno allo stomaco e si impone come uno dei brani più forti del disco. Nello slow blues “Just One Question”, il giovane inglese si cimenta nella prova migliore con la chitarra, offrendo dinamiche notevoli e dal forte impatto emotivo alternandosi con dita e plettro.

“Cut Against The Grain”: il debut album di Aaron Keylock

La ballad “Try” per citare un altro brano si rivela una traccia dalla immediata assimilazione, con l'aggiunta del pianoforte e di cori nell'inciso che lo rendono più nostalgico e apprezzabile. Da un punto di vista prettamente chitarristico, il playing di Keylock è piuttosto essenziale e privo di funambolismi, con una forte impronta alla Jimmy Page e con pochi ma classici lick pentatonici nel suo arsenale. Ciò che è degno d'attenzione però è l'assoluta credibilità musicale nell'esposizione dei riff e degli assoli: il timing sempre preciso, i bending appassionati e vibrati (e intonati naturalmente), il sapiente uso dello slide in molteplici accordature aperte e infine l'accuratezza adoperata nel suono di ogni nota, con un tocco sempre vivo e dinamico. Questi sono fattori che senza l'esperienza sui palchi con una vera band raramente s'incontrano in un diciottenne al giorno d'oggi. La voce infine dona all'intero operato musicale un tocco di originalità in più perché si discosta dagli stilemi blues rock ed è maggiormente avvicinabile a vocalist di certe band indie come gli Strokes o garage quali i Dinosaur Jr, quindi parliamo di un timbro piuttosto monocorde ma dall'attitudine sempre sfrontata che fa dell'interpretazione la sua arma migliore. Un disco che non deluderà gli amanti del rock nudo e crudo con influenze blues, che amano le strutture dirette con pochi ingredienti musicali in pentola ma suonati con l'intensità e la destrezza del professionista rodato. 

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di aleck [user #22654]
commento del 09/01/2017 ore 15:55:58
Bravo. Non è nulla di nuovo sotto il sole ma è convincente, piacevole da ascoltare, ben suonato e dà l'impressione di essere suonato in maniera molto naturale. Si sente, insomma, che il ragazzo suona qualcosa che gli appartiene e non è lì a scimmiottare qualcun altro come potrebbe fare chiunque. Ascolterò molto volentieri il suo lavoro. Penso meriti attenzione.
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di Iconoclast76 [user #43596]
commento del 09/01/2017 ore 19:08:09
mi sconvolge come un ragazzino 18enne possa essere già cosi vecchio dentro, nemmeno io che ho 40 anni riuscirei a suonare sta roba
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di Carrera [user #31493]
commento del 09/01/2017 ore 20:56:50
Tu per me non riesci a suonare e basta. L'età non c'entra. Se suonassi sapresti la passione e la fatica che ci serve. E qui ne sento a pacchi. Se il cuore lo porta a suonare queste cose che problema c'è? Ma tu per me non suoni e che ne puoi capire...
Non prendertela. Ma sparare a zero su uno che a 17 anni fa un disco del genere...in un momento in cui i suoi coetanei anelano ad andare a X-factor...beh mi sembri un zitellaccia che è invidiose
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di DottorZero [user #44787]
commento del 10/01/2017 ore 00:01:52
Me gusta! Il pischello trascina!
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di blues65 utente non più registrato
commento del 10/01/2017 ore 06:45:44
Rory Gallagher meet Johnny Winter... Il ragazzino suona bene con cognizione di causa e sarà una goduria per me comprare il CD e spararmelo a tutto volume in macchina... Che il 2017 sia l'anno della rivincità del Rock-Blues?!?
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di esseneto [user #12492]
commento del 10/01/2017 ore 09:06:4
Un giovane seguace del maestro suo compatriota Jimmy Page che proprio ieri ha compiuto 73 anni, il ragazzo promette bene speriamo continui così.
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di Baconevio [user #41610]
commento del 10/01/2017 ore 09:26:4
suoni troppo pompati, soprattutto le percussioni.
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di TonySanfilippo [user #45296]
commento del 13/01/2017 ore 10:56:19
Yeah!!!!! Rock andare roll!!!!!!
Rispondi
di jdessi [user #27382]
commento del 30/01/2017 ore 18:57:56
niente di che... Che ne dite di Quinn Sullivan?
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