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Dagli anni '50 al postmoderno: le Fender Custom Shop del Namm
Dagli anni '50 al postmoderno: le Fender Custom Shop del Namm
di [user #3] - pubblicato il

Dai dettagli maniacali del relic alla cura delicata del Closet Classic, la collezione di chitarre e bassi Fender Custom Shop presentata al Namm Show 2017 reinterpreta i classici californiani con tributi a edizioni introvabili e inediti dalle scelte funzionali all'avanguardia.
Nato a fine anni '80 per costruire strumenti destinati ai grandi artisti, il Custom Shop di casa Fender si è presto evoluto in una boutique dedicata a progettazione e produzione di pezzi unici, in genere repliche dei classici del passato. Ma col passare del tempo, il piccolo laboratorio avviato da John Page e Mike Stevens ha trovato una propria strada più creativa e prolifica, trasformandosi - per usare un paragone automobilistico - in quello che le divisioni Motorsport e AMG fanno per BMW e Mercedes. 

Senza venir meno alla propria missione originale (i pezzi unici dei maestri liutai restano un fiore all'occhiello), il Fender Custom Shop propone oggi vere e proprie linee di strumenti di eccellenza, caratterizzati da altissima qualità di materiali, costruzione impeccabile e forti riferimenti agli anni d'oro dell'azienda californiana.

Al Namm si sono viste ben quattro serie di chitarre e bassi che toglieranno il sonno a non pochi appassionati. Vediamole una per una.

Dagli anni '50 al postmoderno: le Fender Custom Shop del Namm

Artisan: chitarre fortemente radicate nella tradizione vintage, ma realizzate con legni visti raramente in casa Fender. Okumé, koa, blackwood e noce vengono abbinati ai classici palissandro e acero. Misure tradizionali, manici anni '50 e '60 e combinazioni di pickup da "vintage hot-rod" completano il pacchetto. Nostra preferita la Tele Caballo Tono Ligero, una Telecaster Thinline con un pickup Nocaster al ponte e TV Jones al manico, twang senza limiti ed estetica da gran sera.

Limited Edition: lo dice il nome, si tratta di strumenti prodotti in piccola serie per un periodo di tempo limitato. Per festeggiare i trent'anni di Custom Shop (come vola il tempo mannaggia...) c'è una serie completa di HLE (chitarra dedicata a Homer Heynes che fu la prima serie limitata costruita dal Custom Shop nel 1987). Stratocaster, Telecaster e Precision Bass tutti d'oro, con maple neck e battipenna anodizzato, proprio come la chitarra regalata da Leo a Homer nel 1956 e oggi tra le gemme della collezione Bonamassa. Ma la gemma di questa serie è secondo noi la El Diablo Strat, vecchia e malandata nell'aspetto quanto è moderna ed efficiente nelle prestazioni. Una bomba sexy.

Dagli anni '50 al postmoderno: le Fender Custom Shop del Namm

Postmodern: niente è più azzeccato di questo aggettivo nei tempi che corrono. Gran parte del nostro mondo di strumenti musicali è postmoderno, ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo. Tra questi il Custom Shop Fender, che con questa linea sostituisce consapevolmente un'organizzazione strutturale con il sincretismo. Gli strumenti "postmoderni" di casa Fender sono il un prodotto di "bricolage" e contaminazione, citazioni di qualità riferite a epoche diverse, assemblate secondo criteri soggettivi. I risultati sono interessanti e tra tutti abbiamo preferito il Lush Closet-Classic Postmodern Bass, apparentemente un Precision fine anni '50 combinato con il manico agile e sottile del Jazz Bass. La tastiera a raggio compound parte da 9,5 e termina quasi piatta a 16, quindi ideale per gli assolo.

Dagli anni '50 al postmoderno: le Fender Custom Shop del Namm

Time machine: l'essenza del Fender Custom Shop, la ricerca inarrestabile dei segreti della Golden Age passa attraverso vernici alla nitro, processi di relicing sofisticatissimi, pickup avvolti a mano, stagionature speciali, circuiti realizzati con i materiali più simili a quelli che hanno contribuito a creare il mito delle Fender pre-CBS che ha avuto un'importanza determinante nella storia della musica moderna. In questa gamma è impossibile scegliere, sono tutti strumenti affascinanti e senza tempo. A Stratocaster, Telecaster e Precision si affiancano Jaguar, Jazzmaster e Jazz Bass, in diversi gradi di relicing, magnifici nei loro classici custom color diventati dei mantra: Fiesta Red, Foam Green, Lake Placid Blue... Una gioia degli occhi e delle mani, perché anche in questo caso al look invecchiato si abbina l'assoluta perfezione funzionale. Dovendone scegliere una sola diamo la preferenza per affezione alla 1953 Heavy Relic Telecaster in versione sunburst con battipenna bianco, uno strumento di cui nell'epoca d'oro sono stati prodotti meno di dieci esemplari che oggi valgono come una di quelle Mercedes AMG o BMW M di cui si parlava a inizio articolo.
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Link utili
Tele Caballo Tono Ligero
El Diablo Strat
Lush Closet Postmodern Bass
1953 Heavy Relic Telecaster
Sito del distributore Casale Bauer
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di screamyoudaddy [user #37308]
commento del 23/01/2017 ore 16:18:26
Sto raccogliendo la mia bava...
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di telecrok [user #37231]
commento del 23/01/2017 ore 16:32:10
Mi sono immaginato una scenetta impossibile:
Un giorno qualsiasi di un qualsiasi anno a L.A., magari a pomeriggio inoltrato, dopo una notte in studio o dopo una session al Troubadour, Jimi H. o SRV o anche John Frusciante o chi volete voi, che in visita programmata al Custom Shop Fender, mentre son li che guardano le chitarre con la palpebra calante, sono avvicinati dall'addetto alle vendite che gli spiega:
" Gli strumenti "postmoderni" di casa Fender sono il prodotto di "bricolage" e contaminazione, citazioni di qualità riferite a epoche diverse, assemblate secondo criteri soggettivi, vedete con questa linea, il Custom Shop sostituisce consapevolmente un'organizzazione strutturale con il sincretismo".
ciao


PS: Alberto si fa per ridere un po.
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 23/01/2017 ore 20:51:06
In effetti anche a me è venuto da ridere all'idea delle chitarre "postmodern", ma in effetti a ben guardare siamo in pieno postmodernismo. Non a caso mentre tutti erano al NAMM a farsi selfie il buon Bonamassa ci ha deliziato con foto del suo stupendo salotto con caminetto e una collezione di chitarre vere e da sogno :-D
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di tylerdurden385 [user #30720]
commento del 23/01/2017 ore 18:08:21
Gran belle chitarre, ovviamente per pochi fortunati ma non rientrano tra le mie fuoriserie preferite e per di più sarei molto più felice con una Lancia Flaminia Sport Zagato o con una attuale Giulia Quadrifoglio (son più belle le nostre rispetto alle tedesche) in confronto alla rara originale Tele del 53...
Rispondi
di swing [user #1906]
commento del 23/01/2017 ore 22:27:58
La Heavy Relic El Diablo Strat è una figata pazzesca, mi piace a dismisura.
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 24/01/2017 ore 09:27:31
Alberto, scherzi a parte, io pensavo di più al "sincretismo" che avrei sostituito con "pragmatismo", più americano, più adatto al modo di pensare yankee, siamo noi italiani che amiamo confondere le acque e adattarci ai tempi che cambiano mettendo d'accordo le mele con le pere, spesso barando e infischiandocene se le cose vanno a rotoli, meglio l'uovo oggi che la gallina domani ma forse hai ragione tu.
In merito alla collezione Bonamassa, ho messo su People o Chitarra, (ma non capisco perchè non si vede, mi ha risposto solo un accordiano che l'ha visto) un invito a guardare un video, non so se qualcuno di voi l'ha visto,
Come musicista lo rispetto, rispetto il suo talento e cultura musicale, un po' monocorde e ripetitivo nel gusto ma un grande sicuramente, come collezionista, diversamente, specialmente di amplificatori Fender d'annata, mi fa un po' incazzare, che cavolo se fa di 200 amplificatori, di alcuni modelli ne ha 10 tutti uguali, ok il collezionismo ma qui siamo all'accumulo compulsivo, ha della roba da far venire le vertigini, non se ne lascia scappare uno se originale, perfetto ed in ottimo stato.
Se vedete il video ascoltate bene il racconto di come si è accaparrato alcune chitarre.
ciao a tutti.

PS: ho recuperato il video Youtube, guardatelo:
vai al link
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 24/01/2017 ore 10:00:00
Io ho visto il video che hai linkato nel tuo diario.
Non ho risposto, ma ho pensato: mazza che ingordo.... mia nonna mi diceva sempre che "alla gallina ingorda gli scoppiò il gozzo".
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 24/01/2017 ore 10:27:51
Non commento su Joe, il gene del collezionismo è scritto nel DNA di chi ce l'ha, psicologia e filosofia ci si sono spaccate la testa e non mi permetto di giudicare (nel mio piccolo sono diventato matto per raccogliere le macchinette di plastica ispirate alle storie di Michel Vaillant...).

Sul sincretismo: è lo stesso meccanismo che - per fare un esempio culinario - ha portato la cucina veneziana a darci i fantastici spaghetti cassiopippa. Non concordo sulla tua lettura: una chitarra "pragmatica" non avrebbe tutti i (meravigliosi) orpelli estetici che hanno le nuove Custom Shop. Il pragmatismo punta solo alla funzionalità, il sincretismo è figlio di una contaminazione di gusti, tradizioni culture, epoche, come i calderoni dei marinai che bollivano sulla riva degli Schiavoni, in cui venivano versate spezie scambiate qua e là.
Se guardi tutte queste chitarre (anche quelle non spcificamente inserite nella serie "Postmodern", come quella della foto in testata) vedi che c'è di tutto, a costruire un unicum fatto di componenti già viste, ma che diventa nuovo perché sono state mescolate in modo diverso.

Non so se si capisce, ma secondo me stavolta al Custom Shop di casa Fender hanno superato se stessi, devo dire dopo alcuni anni di stagnazione.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 24/01/2017 ore 11:45:15
Sì, concordo nel superamento di loro stessi.
Chitarre meravigliose, tutte quante.
Anche le Artisan mi hanno lasciato a bocca aperta. Sono finalmente riusciti a dare una connotazione liuteristico/artigianale a degli stereotipi di chitarre che hanno sempre fatto della loro forza la semplicità.
Rispondi
di screamyoudaddy [user #37308]
commento del 24/01/2017 ore 10:26:48
Beh applicate la gas che ha un normale chitarrista a un chitarrista molto bravo che lo fa di mestiere e che guadagna direi molto bene... ed ecco spiegato tutto.
Il problema è quando ad avere collezioni notevoli sono comuni mortali con stipendi medio-bassi. Lì consiglierei uno psicologo xD
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 24/01/2017 ore 10:48:55
La mia lettura che vedrebbe connotato un atteggiamento pragmatico tipicamente americano, nel senso del raggiungimento dello scopo, in Fender questa volta e non è la prima in assoluto, per raggiungere una fetta dello stramaledetto mercato che "realisticamente stanno perdendo", hanno affrontato il problema in modo spregiudicato ed incoerente, rifacendomi anche io ad un'esempio vagamente culinario, direi la minestra è sempre la stessa, solo con molto peperoncino e come usano oggi gli chef, arricchita con coriandoli, cotillons e stronzate varie che con il cibo non c'entrano niente ma che alla fine pesano sul conto da pagare.
E' così che considero le operazioni del Custom Shop Fender e non solo di questo, i Custom Shop in generale sono gli chef che enfatizzano, riempiono la minestra di minchiate inutili e costose, la sostanza resta la stessa, anzi spesso il cibo è poco ma le guarnizioni si sprecano.
Rispondi
di alberto biraghi [user #3]
commento del 24/01/2017 ore 11:20:03
Una lettura sensata la tua. Ovviamente siamo nel mondo Occidentale, ovviamente Fender deve fare business, ovviamente sulla solid body non resta nulla da inventare senza snaturarla, quindi di alternative ce ne sono poche. Ciò premesso, secondo me stavolta hanno fatto delle belle chitarre (detto da uno che non metterebbe le zampe su una Fender fatta fuori da Fullerton per salvarsi la vita, con due eccezioni).
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di Baconevio [user #41610]
commento del 24/01/2017 ore 15:08:34
continuo e continuerò a non capire le chitarre relic.
bella, invece, la tele con legni "alternativi". l'unica che probabilmente aggiunge qualcosa di nuovo ad un catalogo ormai senza senso e in cui si rischia solo di perdersi.
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 25/01/2017 ore 10:53:49
La Tele piace anche a me, ma sempre una Tele resta, il Custom Shop ciurla nel manico, fateci caso, voi della redazione da almeno uno o due anni, quando presentate una "nuova" Fender si tratta per il 90% di Custom Shop.
Non doveva essere una produzione di nicchia con customizzazioni di varia natura e livello qualitativo avviati a produzione dopo attento studio e considerazioni tecniche?
Ormai, visto che se ne sono ovviamente accorti, partoriscono un giorno si ed un giorno no una rivisitazione Strato o Tele o altro della famiglia ben conosciuta, un legno diverso, un battipenna con disegno fuori dall'ordinario e via, questo mi induce a sospettare che il carattere di "eccezionalità" del prodotto Custom S. è diventato ormai una norma, una produzione seriale.
E con la produzione standard, quella sì seriale e altamente industrializzata come la mettiamo?
Ecco la pragmatica spregiudicatezza tipicamente americana nell'affrontare le avversità cogliendo i segnali del mercato e sapendoli leggere per cercare di trarne profitto che per carità, è più che legittimo ma puzza un po'.
Da Fender ci aspettiamo un vero sforzo, un'idea, i vari Cruz e compagnia si spremano le meningi per presentare qualcosa di veramente innovativo invece di rimestare sempre dentro la stessa pentola, ok, siamo d'accordo, è lo scopo del Custom S., lo dice la parola stessa, ciò non toglie che è un'atteggiamento che disapprovo e mi delude molto.
Non intendo una chitarra quadrata fatta di kevlar, ma se vogliamo customizzare e rimanere in ambito Tele la facciano bicorna, con cassa vuota o semi solida, con manico ultrapiatto, con l'accordatore ipertecnoclogico al ponte con i motorini affogati nel body e poi che so almeno una decina di simulatori ampli vintage già presettati nell'impianto di microfonazione, ci mettano anche la lavatrice ma che sia diversa, speciale davvero e che poi costi il giusto prezzo qui sì giustificato, non basta il battipenna diverso ed il corpo in mogano e l'Hum al manico, basta via, quelle sono operazioni che posso farmi io che traffico con le chitarre e se qualcuno me la chiede gliela faccio, loro, che sono una grande casa, si occupino di altro.
Scusate la foga, probabilmente mi sbaglio io e la faccio più grossa di quello che è ed il discorso dovrebbe essere più articolato, ma amo Fender e sono u po' arrabbiato ma trovo questo comportamento insopportabile ed irritante.
Ciao a tutti

Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 25/01/2017 ore 11:16:58
Rispetto il tuo ragionamento ma non mi trova d'accordo.
Sono depositari dei più belli, immortali, e venduti, progetti che l'industria musicale abbia mai partorito, e perché mai dovrebbero cambiarli? Saranno gli altri a dover trovare innovazioni... ma non ci riescono, perché è dura (molto dura) innovare e migliorare ciò che è già al top... infatti si rifanno (quasi tutti) a questi.
La serie Artisan la vedo come un'ottima rivisitazione delle forme classiche in chiave moderna e liuteristica.
La Tele con il doppio corno, l'hanno già pensata e fatta:
vai al link
va a vedere quante ne hanno vendute.
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 25/01/2017 ore 12:11:10
Intendo "customizzazioni" è non è il Custom Shop?
Qualcosa di più concreto, il battipenna con forma diversa, il manico più curato (che dovrebbe essere la norma non un surplus) ed un legno del body diverso dal solito Alder o Swamp A. per chiedere 5000 Euro non mi convince più, che customizzino veramente allora vedremo se sono all'altezza.
La doppio corno fatta come l'hanno fatta non l'avrei mai comprata neanche io, non intendevo quello.
Non pretendo di avere ragione, l'ho detto, forse mi sbaglio e osservo la cosa da un'angolazione sbagliata e prevenuta, non sò, a me il C.S. non mi convince, troppo mercantile, troppo furbacchione.
ciao
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 25/01/2017 ore 13:04:00
mi commento da solo per aggiungere un aspetto del fenomeno del Custom Shop o meglio, dei Custom Chop che ormai imperversano un po' d'ovunque, non a caso leggendo l'articolo su "Hamer è tornata", be anche qui si ricorda il contributo notevole del Custom Shop.
Bene, quest'andazzo sta pian piano facendo passare l'idea che una chitarra appena appena decente deve uscire dai Custom Shop, il resto è legna da ardere, ne abbiamo letto di esempi seguendo alcune discussioni.
Questo non rende un buon servizio ne a noi utenti ne tanto meno alle case produttrici che fiutando l'affare dovuto al "clima" Custom si sta creando si stanno adeguando di conseguenza.
Vorrei si tornasse allo Standard, a quello che dovrebbe avere una buona qualità ad un prezzo giusto, attendibile e coerente con il brand che la casa è stata capace di crearsi.
Trovatemi una marca di elettriche che non ha il fatidico ed irrinunciabile atelier Custom dove "maghi" della liuteria sfornano autentiche opere d'arte e dal prezzo esorbitante.
Ricordiamoci che una delle chitarre più desiderate al mondo è una Standard.
ciao di nuovo a tutti e scusate le inevitabili lungaggini e aggiustamenti.
Rispondi
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