Virgil Donati: mai farsi fuorviare dalle opinioni altrui
di redazione [user #116] - pubblicato il 07 marzo 2017 ore 17:30
Parliamo di formazione musicale con Virgil Donati il formidabile batterista e compositore australiano noto per la proiezione tecnica disarmante del suo drumming e vero pioniere nello sviluppo della tecnica del doppio pedale. Stile, ispirazione e composizione sono gli aspetti interessantissimi trattati in questa intervista. E nel frattempo, cresce l'attesa di ascoltare Donati all'opera con la sua nuova band, gli Icefish con Marco Sfogli alla chitarra, Alex Argento alle tastiere e Luca Casali al basso e voce.
Ci parli di come hai sviluppato il tuo stile?
Servono degli anni per far evolvere il proprio processo creativo.
Nel tempo l’attenzione si sposta su vari fronti: inizialmente si è più concentrati sulle sfide fisiche e meccaniche con le quali dobbiamo confrontarci per far crescere la proiezione tecnica del nostro drumming; poi si affrontano sfide più complesse e ritmiche. Infine, si deve imparare a interagire con altre persone, altri musicisti.
Quello su cui sta lavorando io al momento, è la ricerca di un bilanciamento solido tra feeling e idee. Il feeling è un aspetto focale nel creare grande musica. E correlato al feeling ci sono la spontaneità e la capacità di improvvisare. Le idee invece sono cose che abbiamo dentro, preconcette. E’ un lavoro continuo cercare di far convogliare, unire tra loro queste due cose. Non ha fine.
E viceversa, visto che sei anche un compositore, come lavori alla scrittura?
Riguardo alla composizione, mi piace scrivere musica che estenda, stimoli le mia capacità ritmiche per poi metterle al servizio della musicalità. Adoro far scaturire, mettere in musica nuove idee e lasciare che i musicisti magnifici che lavorano con me ci mettano del loro. Ognuno ha un talento, capacità uniche che scolpiscono il suono. Questa cosa mi stimola e appaga moltissimo
Da sempre ti vediamo impegnato in performance incredibili, esecuzioni complicate che richiedono, oltre a delle capacità tecniche eccelse, un esercizio mentale non indifferente; hai un rituale per prepararti prima delle tue esibizioni?
E’ una buona domanda. Ma temo che pensare a qualcosa che ti faccia suonare meglio nel pre concerto non basti: qualunque rituale o abitudine di pratica sarebbe comunque troppo a ridosso dall’esibizione, sarebbe troppo tardi. Bisogna pensarci prima. Serve arrivare ben preparati al concerto e quindi prepararsi con largo anticipo. Io sono costantemente in sfida con me stesso con pratica, esercizi e studio; cercando di ampliare la mia abilità, la capacità di esprimere le mie idee. Aspetti che poi stimolano la creatività. Ed è un percorso che non ha fine se sei un musicista motivato a progredire, animato da una vera passione per la musica. Quando salgo sul palco, per me, non ci deve essere nient’altro che puro istinto musicale. Quell'attitudine forgiata nel tempo per esprimere se stessi in musica.
Hai suonato con grandi chitarristi come Steve Vai, Kiko Loureiro, Tony MacAlpine e ora Marco Sfogli. Ci dici di ciascuno qual'è l'aspetto musicale che hai trovato più stimolante?
Ciascuno di loro ha una voce assolutamente unica sulla chitarra e uno stile inconfondibile. La dedizione, l’etica che ha Vai nel confronti del suo lavoro è leggendaria, così come la cura che mette in ogni dettaglio. Kiko ha questa miscela meravigliosa di rock e influenze brasiliane. Tony è versatilissimo: suona il piano, fa lo shredder e sa suonare la fusion. Marco, invece, ha questo tocco, questo suono pazzesco sulla chitarra.. Il suo solismo ha una sconfinata potenza melodica, un tale gusto che è capace di ipnotizzarti con la bellezza dei giri che suona. Sono davvero fortunato nell’aver potuto suonare con chitarristi del genere.
Sul sito pledgemusic.com avete messo in prevendita il vostro nuovo lavoro, offrendo anche delle vere e proprie opportunità didattiche...
Sì, abbiamo messo in gioco diverse offerte per i nostri fans: dalle lezioni individuali Skype, alle basi delle canzoni con tanto di partiture. Poi abbiamo voluto svelare anche un po’ di video girati dietro le quinte che mostrano il nostro approccio al lavoro in studio di registrazione.
Sei un genio della tecnica dello strumento: quali consigli puoi dare sui tempi fisici e naturali che occorrono per ottenere determinati risultati?
Per prima cosa è fondamentale ricordare ai batteristi più giovani e meno esperti che non possono fare a meno di studiare i rudimenti, le basi.Bisogna avere delle basi solide per poi da queste muoversi. Bisogna essere fronti a lavorare sodo e lavorare per trovare una propria, unica, voce. Se vuoi farcela devi avere fiducia in quello che fai, credere nella tua visione. Non bisogna lasciarsi abbattere e fuorviare dalle opinioni della gente. Sono solo le loro opinioni e tu, invece, devi stare concentrato sulle tue motivazioni e la tua convinzione. Ma ricordare, sempre, che senza uno sforzo costante e profondo non ti arriverà mai nulla di buono.
Sei entrato da giovanissimo nell’ambito professionistico e sei arrivato a costruire e collaborare con progetti importanti, affiancato da eccelsi musicisti. Ci racconti un aneddoto divertente legato a qualcuno di loro?
Sì, ero in tour con Allan Holdsworth, probabilmente il più grande chitarrista che ci sia. Eravamo in Upsala, in Svezia. Dopo uno dei concerti, eravamo rilassati in hotel, finito di cenare. Il mio Drumtech viene a bussare alla porta della mia camera d'albergo, e lo vedo un po'preoccupato: aveva visto che Allan era intrappolato in ascensore ... e non era troppo felice!
Siamo corsi all'ascensore che aveva di quelle vecchie porte con un pannello di vetro e aveva smesso di funzionare quando era quasi arrivato al nostro piano. Vedevamo i suoi piedi e le gambe fino alle ginocchia. Se hai mai provato a restare bloccato in ascensore, sai che può essere divertente e carino per i primi 10 minuti... ma dopo 20 minuti non è più così divertente!
C’era di buono che Allan almeno aveva un bicchiere di vino per fargli compagnia! Alla fine è rimasto bloccato per almeno 90 minuti fprima che arrivassero i soccorsi. Abbiamo riso per giorni sul tour bus.
Questa intervista ci offre il pretesto per dare il benvenuto tra queste pagine all'autore, Jonathan Vitali, giovane e brillante batterista. Jonathan è un didatta molto preparato e qui su Accordo ci darà una mano tra recensioni, test, interviste e contributi nelle lezioni. (Gianni Rojatti)