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Marvit Mahat: la Les Paul parla napoletano
Marvit Mahat: la Les Paul parla napoletano
di [user #17844] - pubblicato il

Hardware con sistema Fine Tuning e pickup Schaller in stile PAF confezionano un classico pensato per regalare vibrazioni vintage arricchite da un'affidabilità moderna. La Marvit Mahat nasce in terra napoletana, nel cuore dei Campi Flegrei, e noi abbiamo voluto condividerla con voi all'opera.
Napoli è la città della musica per definizione. Forte di una tradizione ultracentenaria, la liuteria classica trova terreno fertile all'ombra di uno dei Conservatori più importanti d'Europa. La produzione di strumenti moderni, invece, è alquanto rara. I laboratori specializzati in interventi di personalizzazione e riparazioni non mancano, ma il territorio non può vantare un gran numero di liuterie focalizzate sulla costruzione pura di chitarre e bassi elettrici con una propria linea di produzione ben definita, per questo vedere un marchio dei Campi Flegrei su una solid body dà sempre un fremito a chi ben conosce le capacità degli artigiani locali.

Marvit Mahat: la Les Paul parla napoletano

Il mio primo contatto con Marvit Guitars è stato nel 2010, durante la prima edizione di un evento musicale locale per audiofili. Allora, quella esposta al loro stand era una piccola collezione di forme inedite miste a interpretazioni di grandi classici, e la Mahat era già lì. Sette anni più tardi, Marvit lavora in un bel laboratorio-shorwoom nel quartiere di Agnano e ha messo a punto un catalogo di tutto rispetto, con un'impostazione a metà strada tra una produzione 100% artigianale e la struttura di una fabbrica. Sotto questo aspetto è una realtà singolare se si pensa alla dimensione in cui sono soliti lavorare i liutai campani e, quando si è presentata l'occasione di provare su strada l'edizione aggiornata e maturata della stessa Mahat vista sette anni fa, non me la sono fatta scappare.

Marvit Mahat: la Les Paul parla napoletano

La Mahat si ispira da vicino alla seconda chitarra elettrica più diffusa al mondo, simbolo indiscusso del rock e protagonista dei restyling più disparati in oltre mezzo secolo di evoluzione. Nella versione napoletana, la single-cut a cassa bombata plasmata dal genio di Les Paul riprende le sonorità di un modello d'epoca, ma presenta tutti gli accorgimenti tecnici e strutturali necessari a farne uno strumento performante, pratico e versatile per trovare posto in un gran numero di contesti musicali anche moderni.

La natura liuteristica delle chitarre Marvit consente una certa libertà nella progettazione degli strumenti, dalle finiture ai trattamenti d'invecchiamento per l'hardware fino alla scelta dei pickup o della forma del manico, ma quella che abbiamo deciso di mostrarvi riassume in maniera piuttosto fedele quelli che sono i tratti distintivi del modello.

Classica come mai, la Mahat ha un body in mogano dal peso affatto eccessivo e coperto da un top in acero AA, a cui è incollato un manico in mogano con profilo Modern C. Tondeggiante e dal feel classico, è abbastanza maneggevole da accontentare anche i fan della velocità e chi non ama le proverbiali mazze da baseball.
Trapezi in madreperla sintetica corrono lungo la tavola di palissandro scuro e compatto che compone la tastiera. I 22 fret sono un must, come il radius da 12 pollici e i 24,75 pollici del diapason.

Anche l'elettronica si rifà da vicino alla tradizione americana. I due humbucker sono degli Schaller Golden 50, ispirati ai PAF. Hanno un suono dettagliato e dinamico, grosso, con una punta brillante e senza l'eccessiva spinta che caratterizza alcune produzioni moderne sullo stesso stile.
Amabilmente legnosa in posizione centrale, la Mahat restituisce tutto il calore della doppia bobina vintage quando ci si sposta al manico, dove il tocco riesce a tirare fuori sfumature davvero variegate, squillando di più quando si calca la mano fino a risultare tonda e ricca di carattere se si addolcisce il pizzicato. Al ponte, strizza invece l'occhio a derive più contemporanee, con un suono compatto e definito, ideale da spingere in territori più saturi senza rischiare di suonare mai striduli o confusi.

Quella in prova non prevede split, e le quattro manopole nere in stile speed knob sottolineano il piglio moderno della Mahat. Se la voce guarda ai classici della categoria, infatti, gli optional tecnici sono tutti concentrati sulla performance.
Meccaniche Schaller M6 Vintage si uniscono a un ponte STM per una stabilità elevata, e un sistema Fine Tuning sullo stoptail consente di regolare al volo ogni nota con interventi simili a quelli di un sistema Floyd Rose, senza scomodare l'equilibrio delle meccaniche e della frizione sul capotasto. L'estetica elaborata e ingombrante (se paragonata a un Tune-o-matic) di un dispositivo simile potrebbe senz'altro fare storcere il naso ai più tradizionalisti, ma l'efficacia del sistema Schaller è fuori questione.

Marvit Mahat: la Les Paul parla napoletano

La finitura di un blu vivo lascia vedere le fini fiammature del top e sfuma in un nero profondo e lucido verso i bordi. La paletta ne riprende il motivo cromatico e lascia spiccare per bene il logo Mahat, in verticale al centro. L'occhio di Ra è il simbolo della liuteria Marvit, e campeggia in nero sul copri-trussrod bianco sagomato in uno shape ispirato alla forma della paletta stessa, ma speculare.



Anche l'amico Mario Aubry, stratocasterista convinto che ci ha prestato le sue mani per le registrazioni presso gli studi Jamesession, a due passi dal laboratorio Marvit, è rimasto piacevolmente sorpreso dalla voce organica e flessibile della Mahat. Se la single-cut napoletana ha stuzzicato anche la vostra curiosità, vi consigliamo un'occhiata alla pagina dedicata dal sito ufficiale a questo link e, perché no, un salto in laboratorio per conoscere un catalogo che sta conquistando rapidamente i favori dei musicisti napoletani.
chitarre elettriche mahat marvit
Link utili
Mahat sul sito Marvit
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di RedRaven [user #20706]
commento del 08/06/2017 ore 09:24:06
Belle sono belle, ma con un prezzo praticamente identico ad una LP standard e senza caratteristiche realmente uniche mi chiedo quale possa essere il reale appeal, senza nulla togliere alla qualità intrinseca dell'oggetto.
Rispondi
di umanile [user #42324]
commento del 08/06/2017 ore 11:17:24
Mi piacerebbe provarle, però, e credo sia l'età che avanza che ti fa diventare più "fighetto", io il Les Paul senza battipenna non riesco proprio a vederlo!
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 08/06/2017 ore 12:39:55
Io sulla mia standard ho tolto sia il battipenna, sia il ring sul selettore dei pickups, mi piace di più l'aspetto pulito che ne viene fuori!
Rispondi
di umanile [user #42324]
commento del 08/06/2017 ore 12:42:40
È ovviamente questione di gusti, però diciamo che mi gasa di più vederla alla Jimmy Page, piuttosto che alla Slash!
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 08/06/2017 ore 12:20:0
Come sempre. Bella è bella. Suonare suona e pure bene. Forse l'unica cosa che la differenzia dal modello a cui si ispira è il disegno della paletta. Se poi mi dite che costa uguale, la scelta cade sul modello originale.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 08/06/2017 ore 12:49:25
Si potranno anche fare custom order di certo, ma l'offerta base è un pò conservativa in effetti.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 08/06/2017 ore 12:54:35
Mi piacerebbe avere un Les Paul con tre pickup singoli o tre P90 per farci il folk, magari pure con una leva Bigsby. Ho provato la Epiphone Riviera P93 che andava bene, ma peso e fischi vari mi hanno fatto desistere. Prima o poi ci arrivo ahahah!
Rispondi
di maxventu [user #4785]
commento del 08/06/2017 ore 13:16:02
un'altra cosa che probabilmente la differenzia dal modello cui si ispira è la tenuta del valore dell'usato.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 08/06/2017 ore 13:37:58
in negativo però: se rivendo una LP il valore lo tiene, se rivendo una di liuteria addio.
Rispondi
di maxventu [user #4785]
commento del 08/06/2017 ore 13:59:19
ovvio.
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 08/06/2017 ore 14:47:1
Se pensi all'acquisto di una chitarra come a un investimento ti do ragione, ma ritengo non sia un ragionamento sostenibile quando si parla di liuteria. Lì i parametri che decidono un acquisto dovrebbero essere altri e più personali rispetto al valore in caso di vendita...
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 09/06/2017 ore 11:10:41
No, penso in vari termini: se prendo una copia di Les Paul, deve convincermi in almeno uno dei seguenti modi:
1) costa meno a pari qualità ( ma vedere poi sotto)
2) offre qualcosa in più, che l'originale non ha (insomma, la base del concetto superstrat)
3) ha qualche dettaglio/idea estetica che mi solletica ( che so una tele in chiave moderna con colori che fender non fa)
4) deve avere un minimo di tenuta del prezzo, perchè onestamente le chitarre a volte si vendono. Se ho preso spinto dal punto 1) risparmiando il 10% ma rivendendo ne perdo il 50% il gioco può non valere la candela.

Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 09/06/2017 ore 11:34:45
Chiaro, ognuno si fa i suoi conti, ma mi sembra che la chitarra in oggetto differisca abbastanza dall'offerta dell'attuale catalogo Gibson, sia a livello funzionale (il ponte), sia per tipo di suonabilità (manico tondeggiante ma non grosso quanto il '50), sia per estetica (finiture custom, paletta...). Certo, sono dettagli, ma se non fosse per i dettagli avremmo tre chitarre sul mercato :D
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 09/06/2017 ore 11:52:51
Non sono convinto :)
Non c'è la differenza che c'è tra una strato e una charvel, a me non fa superare la soglia di interesse per optare per questa invece di una les paul. Altre chitarre di liuteria mi attizzano molto di più, per dire le Blackbeard. E' quello che mi aspetto per avere senso nel 2017, a mio parere.
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 09/06/2017 ore 11:58:17
Naturale, si tratta di gusti e necessità personali, anche quello fa parte del gioco...
Rispondi
di Logan72 [user #20857]
commento del 08/06/2017 ore 14:36:47
Onestamente non capisco chi possa essere l'acquirente "tipo" di questa chitarra. Se voglio un Les Paul al prezzo di un un Les Paul, che suona (nella migliore delle ipotesi) come un Les Paul...... indovinate cosa mi compro.....?
La paletta è veramente brutta !!
Non sarebbe meglio cercare di creare una chitarra dallo shape più personale come hanno fatto altri artigiani italiani?
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 08/06/2017 ore 14:45:29
In catalogo ci sono anche strumenti dalle forme meno convenzionali ma, restando su questo preciso modello nella versione mostrata in video, direi che un potenziale acquirente potrebbe essere un fan della Les Paul in cerca di uno strumento dal peso non esagerato e con un manico moderno, ma con un suono vintage (una combinazione non così scontata), unito ad accorgimenti funzionali relativi all'hardware (ponte Schaller con Fine Tuning, strap lock...) e con un debole per l'artigianato italiano con tutto quello che si porta dietro, perché no.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 08/06/2017 ore 16:02:21
Mah, riferendomi al modello presentato, mi pare onesto ricordare che con quello shape o simile il mercato offre almeno 400 modelli (stima per difetto basata sul sito thomann). Anche ammesso che siano la metà, siamo proprio sicuri che tra la Harley Benton a 83 euro e la gretsch da 12.000, passando per i molti kit da assemblare non si trovi quel che offre il nostro? Non voglio essere polemico, ma a mio parere una chitarra da liuteria ha un valore se è una particolarità o, meglio ancora, un unicum; invece ormai le gibson o similtali le trovi fatte di qualunque legno, dunque anche leggeri e con svariati manici (anche a 24 tasti) per non parlare dei p.u. che puoi cambiare con due saldature.
Io penso che se un liutaio fa una cosa diversa, potrà chiedere il prezzo dell'unicità, ma se si limita a porre sul mercato una chitarra che già esiste dev'essere concorrenziale sul prezzo. Da anni leggo e sento i liutai giustificare prezzi del tutto fuori mercato con "le tasse", "il costo dei materiali" e simili, ma ne vedo ben pochi che fanno qualcosa di vermanete nuovo o innovativo: gng, ad esempio. MI spiace, ma concordo con Logan 72: se è, suona e costa come una les paul, (potendo) mi compro l'originale.
Ciao
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 10/06/2017 ore 23:13:39
Tutto il tuo discorso mi pare faccia leva sull'assunto che la Marvit Mahat sia paragonabile ad una Les Paul Standard. Io pero' mi aspetterei delle caratteristiche paragonabili (a livello di liuteria e selezione dei legni) a quelle di una Gibson Custom Shop. Se la guardi da quel punto di vista una chitarra artigianale potrebbe invece essere un buon affare da un punto di vista economico, visti ormai i prezzi delle CS. Naturalmente bisognerebbe testare con mano il prodotto. Comunque concordo con Rozzo che se decidi di farti la chitarra artigianale e tutta un'altra filosofia di chi acquista prodotti di marca. Chi fa questa scelta credo passi tranquillamente sopra il discorso del valore di rivendita o anche della totale originalità del progetto. Altrimenti non si spiegherebbero tutti i liutai che clonano in maniera maniacale le Fender pre-CBS, per dire.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 11/06/2017 ore 20:19:20
Non saprei. Non so se sia al livello di una CS, tra l'altro è ampiamente discusso il livello delle CS al di là delle finiture, e delle componenti estetiche.
I liutai che replicano le pre-CBS ci sono, proprio perchè c'è una nicchia che vorrebbe una pre-cbs, e o non la trova o non la paga, o ce l'ha e non la porta in giro. Ed è insoddisfatta del livello delle repliche Fender. Ma è una storia del tutto diversa.
Poi, sul non rivendere le chitarre di liuteria, tutto bello, ma poi sul mercatino si trovano schiere di annunci tipo "top di gamma del liutaio pippirumerlo, niente a che fare con custom shop Gibson, suono incredibile, ultimo ribasso".. sta li da due anni.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 11/06/2017 ore 23:53:40
Anch'io non so dirti, nel senso che non mai avuto modo di provare le chitarre di questo produttore, ma e' quello che appunto mi aspetterei da uno strumento di liuteria. Altrimenti concordo che non ci sarebbe stacco con il prodotto industriale. Sulla qualità del CS Gibson invece (se intendo bene quello che hai scritto) reputo la produzione una spanna abbondante sopra quella standard. Poi possiamo discutere che costano una fucilata, che in buona parte si paga il marketing, ma sono fatte meglio proprio a livello di materiali, a partire dalla scelta dei legni (ad esempio body in pezzo unico, peso contenuto etc.).

Per quel che riguarda le repliche Fender pre-CBS di liuteria, anche li' se vogliamo c'è molta mitologia sull'argomento. Alla Fender fanno riedizioni dal 1982, io credo che in 35 anni qualcosa lo avranno imparato. Magari non tutte le serie sono valide, non tutti gli strumenti riusciti, ma insomma, a volte pare che noi chitarristi andiamo veramente alla ricerca, come gli alchimisti del medioevo, della pietra filosofale...

Per chiudere hai ragione, neanch'io capisco chi si fa fare e poi rivendere uno strumento di liuteria. E' un nonsenso, meglio pensarci molto bene prima di cimentarsi in un acquisto del genere. E' per questo che io non mi sono mai cimentato, mi conosco troppo bene e so che mi piace cambiare strumenti con una certa regolarità ;) Pero' se penso magari ad una semi-acustica da jazz, non escluderei a priori la possibilità.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 12/06/2017 ore 21:30:49
Siamo in aria di offtopic, ma mi piace la discussione. Gibson: il problema è che hanno abbassato il livello delle standard. Ho una LP standard del 97: body pezzo unico, legno uniforme, belle venature, ottime finiture. Tastiera in palissandro compattissimo. non una sbavatura. Queste cose oggi si chiamano custom shop. Per le Fender: che sia vero o no, c'è tutto al mondo, compreso chi pensa di fare le reissue meglio di Fender. Sarà vero? falso? non lo so, se suona bene e mi piace ma ha le boccole col bordo troppo smussato.. ma chissenefrega. C'è chi non la pensa così. C'è un folle che come servizio offre la sostituzione delle PRS (incollato quindi!) per principio, perchè PRS lo fa male. Vedi tu...
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 12/06/2017 ore 11:09:01
Ciao, rispondo al primo post di zabu.
Perdonami, ma da quanto scrivi forse non sono stato sufficientemente chiaro. In primo luogo rispondevo all'obiezione per cui si tratterebbe di una chitarra "particolare" per peso, scelta di legni, manico e p.u.; sinceramente non so se sia paragonabile ad una Standard o ad una Custom Shop, mi sono limitato a notare che, quello shape con q, si trova sul mercato in almeno 400 modelli in corso (quindi non conto quelli dismessi ma esistenti sull'usato) e che in un panorama che costa da 83 a 12.000 euro, mi pare difficile poter dire che la Marvit ha qualcosa di introvabile. Perdonami, ma non ho mai scritto di rivendita quindi non vedo cosa c'entri.
Infine, comprendo che farsi fare una chitarra ha sotto un'altra filosofia; ma se la filosofia è: mi faccio fare a 4.000 euro una chitarra che, sul mercato si trova a 3.000 senza problemi di parti di ricambio, eventuale prezzo dell'usato, conoscibilità ecc.. Allora è una filosofia che non capisco.
Ciao
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 12/06/2017 ore 15:14:43
Ciao, avevo risposto a te, ma sintetizzato un po' le obiezioni raccolte anche negli altri posts, tra cui il fattore della rivedibilità. Comunque credo alla fine sia questione di gusti personali e di occasioni che capitano, anche di aver modo di toccare di persona uno strumento artigianale. Come scrivevo sul post sopra anch'io personalmente non ho forti desideri per ora di prendermi uno strumento di liuteria, visto che effettivamente ho sempre trovato quello che si confaceva ai miei gusti tra la produzione industriale di fascia alta. Pero' magari se conosci il liutaio, ci entri in sintonia, ti piace come lavora etc., ecco magari scatta la scintilla. Credo che anche l'interazione personale sia gran parte del fascino dell'artigianale.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 12/06/2017 ore 11:09:01
Ciao, rispondo al primo post di zabu.
Perdonami, ma da quanto scrivi forse non sono stato sufficientemente chiaro. In primo luogo rispondevo all'obiezione per cui si tratterebbe di una chitarra "particolare" per peso, scelta di legni, manico e p.u.; sinceramente non so se sia paragonabile ad una Standard o ad una Custom Shop, mi sono limitato a notare che, quello shape con q, si trova sul mercato in almeno 400 modelli in corso (quindi non conto quelli dismessi ma esistenti sull'usato) e che in un panorama che costa da 83 a 12.000 euro, mi pare difficile poter dire che la Marvit ha qualcosa di introvabile. Perdonami, ma non ho mai scritto di rivendita quindi non vedo cosa c'entri.
Infine, comprendo che farsi fare una chitarra ha sotto un'altra filosofia; ma se la filosofia è: mi faccio fare a 4.000 euro una chitarra che, sul mercato si trova a 3.000 senza problemi di parti di ricambio, eventuale prezzo dell'usato, conoscibilità ecc.. Allora è una filosofia che non capisco.
Ciao
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 12/06/2017 ore 11:09:03
Ciao, rispondo al primo post di zabu.
Perdonami, ma da quanto scrivi forse non sono stato sufficientemente chiaro. In primo luogo rispondevo all'obiezione per cui si tratterebbe di una chitarra "particolare" per peso, scelta di legni, manico e p.u.; sinceramente non so se sia paragonabile ad una Standard o ad una Custom Shop, mi sono limitato a notare che, quello shape con q, si trova sul mercato in almeno 400 modelli in corso (quindi non conto quelli dismessi ma esistenti sull'usato) e che in un panorama che costa da 83 a 12.000 euro, mi pare difficile poter dire che la Marvit ha qualcosa di introvabile. Perdonami, ma non ho mai scritto di rivendita quindi non vedo cosa c'entri.
Infine, comprendo che farsi fare una chitarra ha sotto un'altra filosofia; ma se la filosofia è: mi faccio fare a 4.000 euro una chitarra che, sul mercato si trova a 3.000 senza problemi di parti di ricambio, eventuale prezzo dell'usato, conoscibilità ecc.. Allora è una filosofia che non capisco.
Ciao
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 12/06/2017 ore 11:09:05
Ciao, rispondo al primo post di zabu.
Perdonami, ma da quanto scrivi forse non sono stato sufficientemente chiaro. In primo luogo rispondevo all'obiezione per cui si tratterebbe di una chitarra "particolare" per peso, scelta di legni, manico e p.u.; sinceramente non so se sia paragonabile ad una Standard o ad una Custom Shop, mi sono limitato a notare che, quello shape con q, si trova sul mercato in almeno 400 modelli in corso (quindi non conto quelli dismessi ma esistenti sull'usato) e che in un panorama che costa da 83 a 12.000 euro, mi pare difficile poter dire che la Marvit ha qualcosa di introvabile. Perdonami, ma non ho mai scritto di rivendita quindi non vedo cosa c'entri.
Infine, comprendo che farsi fare una chitarra ha sotto un'altra filosofia; ma se la filosofia è: mi faccio fare a 4.000 euro una chitarra che, sul mercato si trova a 3.000 senza problemi di parti di ricambio, eventuale prezzo dell'usato, conoscibilità ecc.. Allora è una filosofia che non capisco.
Ciao
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 09/06/2017 ore 11:13:00
Hai praticamente descritto una PRS SC, a parte il debole per l'artigianato (italiano).
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 09/06/2017 ore 11:29:46
Non esattamente: la Singlecut privilegia ponti tipo wrap around (o comunque non con Fine Tune), solitamente con sellette in ottone, ha un top un po' più schiacciato rispetto alla Mahat e credo che da qualche anno si limiti solo ai diapason di 24,5 pollici per le SE (un po' più spinte come pickup) e 25 per le S2 (non compare nell'attuale catalogo Core).
Rispondi
di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 09/06/2017 ore 12:45:01
concordo appieno, non ha senso..
Rispondi
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