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Maniaci Ibanez
Maniaci Ibanez
di [user #116] - pubblicato il

Ibanez è un marchio che negli anni ha radunato attorno a se uno sconfinato numero di appassionati, collezionisti e maniaci. Accumunati tanto dalla passione di accaparrarsi e confrontarsi sui modelli più iconici della casa, quanto di stravolgerli - moddarli - con modifiche fantasiose e colorate, i seguaci di Ibanez hanno un saldo punto di riferimento: l'Ibanez Italian Club. Conosciamo meglio Simone Verde e Andrea Pattacini, detto Il Patta, fondatori e guide di questo gruppo, anche loro in partenza con l'Ibanez RG Tour.
Qual'è la storia del Ibanez Italian Club?
Il Club nasce nel 2010 un po’ per gioco con l’ermetico nome “Unofficial Ibanez Maniacs and Collectors Club”  divenuto poi “Ibanez Italian Club”.
Ci siamo accorti che mancava una risorsa Italiana in rete che radunasse gli appassionati del marchio Ibanez, esuli in molti forum.
Ai tempi esisteva un forum dedicato poco attivo e Facebook ci ha semplificato notevolmente le cose con una piattaforma snella e di semplice gestione.
Con il passaparola, in qualche settimana eravamo un centinaio: paradossalmente ci sentivamo arrivati! (risate). Oggi siamo quasi 3000 e molti ci seguono dall’estero. Il Club rappresenta “un luogo” fatto in primis di facce e non di nicknames dove la condivisione è alla base di tutto. Si condividono informazioni su strumenti, acquisti, modding, novità e, a rischio di sembrare spavaldi ed autoreferenziali, vantiamo una gallery di strumenti da far impallidire Jemsite.com  
Più recentemente abbiamo attivato una pagina parallela dove agevolare la compravendita di strumenti del marchio e le iniziative musicali dei nostri membri, oltre ad un account Instagram.

Maniaci Ibanez

Ci suggerite una serie di tappe fondamentale nella storia dell'Ibanez (Modelli, artisti, dischi...) che in trent'anni l'hanno fatta diventare da una Giapponesi economica che replicava chitarre di lusso a un icona del Rock che troneggia a fianco a Gibson e Fender?
Simone: PS10 Iceman classe 79 di Paul Stanley (KISS); S540 per via del body sottilissimo; Jem 777LNG / RG 550 e  non occorre aggiungere altro!
UV77 Universe (E qui i detrattori dell’epoca sulla 7° corda, a distanza di 27 anni, rimangono in imbarazzato silenzio).
Patta: tralasciando il periodo Lawsuit  citato, direi che i primi segnali di evoluzione (di quella che sarebbe diventata la Superstrat per eccellenza) si ebbero già qualche anno prima del boom RG: le varie RS (Roadstar) in mano agli endorser di maggior spicco dell'epoca, Allan Holdsworth e Steve Lukather, erano embrioni di quanto sarebbe nato da li a poco dopo.
La svolta storica di marchio e modelli fu quasi esattamente trent'anni or sono al NAMM di Chicago con la presentazione della JEM (disegni e specifiche rivoluzionarie di Steve Vai) e della “sorella Minore” RG, per chi scrive non fu solo una svolta dell'azienda in oggetto, ma una rivoluzione tecnologico/liuteristica copiata da altri marchi nei dieci anni seguenti: basti pensare all'accoppiamento body/manico (All Access Neck Joint) creato, mai utilizzato da nessuno prima e riferimento costruttivo di tutte le chitarre costruite in seguito.
Gli step seguenti fondamentali furono la creazione (sempre idea di Steve Vai) dei modelli 7 corde Universe e relativa sorella minore RG7 e in  seguito RG8, modelli tanto criticati inizialmente quanto copiati e utilizzati tutt'ora nell'orbita dello shred e metal estremo.

Chi sono stati i musicisti più di spicco in questa evoluzione?
Patta: è quasi superfluo rimarcare il peso di colui che ha dato il via a tutto, ossia Mr. Steve Vai; ma anche altri musicisti hanno dato un profondo contributo, sopratutto negli anni '90: tra i tanti  cito Paul Gilbert, Andy Timmons e John Petrucci su tutti, mentre per quanto riguarda UNIVERSE/RG7, entrambi i chitarristi dei Korn.

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E se invece facessimo una guida all'ascolto del suono RG? I dischi più significativi?
Patta: l'elenco è veramente lungo. Personalmente cito quelli veramente fuori dagli schemi usciti in quel periodo storico. In primis Passion & Warfare di Steve Vai poi, sempre con Vai, i primi due di David Lee Roth come solista (Eat 'Em and Smile e Skyscraper): i primi  dei Mr.Big con un funambolico Paul Gilbert (l’omonimo di debutto e il successivo Lean Into It); i primi 2 dei Danger Danger di Andy Timmons (Danger Dangere Screw It!); The Ritual dei Testament di Alex Skolnick e Images & Words e Awake dei Dream Theater di John Petrucci. Poi, in un’ambito più alternative crossover, Ritual De Lo Habitual dei Jane's Addiction di Dave Navarro
Simone: ce ne sono davvero tanti, anche perchè l'RG è stata utilizzata nei contesti più vari. Sintetizzando, anche in base ai gusti personali direi: 
Danger Danger “Screw it”; Tony MacAlpine “Concrete Gardens”; Novembre “The Blue”.

Individuiamo per ogni decennio un modello di RG particolarmente significativo?
Simone:
Simone: è’ un bel problema, perché due le collocherei tra fine 80 ed inizio novanta e sono la RG 550 RF e le UCGR (USA CUSTOM GRAPHIC), sfacciate al punto giusto ed aerografate da Pamelina. Per l’ultima decade inserirei le J CUSTOM, massima espressione della liuteria Nipponica: sto ancora cercando di riprendermi fisicamente dalla recente RG30JCLTD
Patta: A fine anni '80 segnalerei anch’io sicuramente la RG550DY (Desert Yellow) per un discorso storico e di utilizzo per decenni a venire. Negli anni '90 la RG565CA (Candy Apple) per la sua semplicità di configurazione pickup (Humbucker al ponte e singolo al manico). Poi nel primo decennio dei 2000.  assolutamente la RGT3020FM Sunburst - tra l’altro in mio possesso - prodotta in pochi esemplari, mirabile incontro tra la tradizione e la precisione giapponese (costruzione Neckthru e configurazione pickup HH).  Infine, nel decennio in corso, menzionerei sicuramente la RG2560, configurazione HSS; una chitarra che unisce il classico ad una sorta di Katana a 6 corde.



All'interno del Club sembrano esserci due anime: quella dell'appassionato, vicino alla figura del collezionista, che cerca il vecchio modello di Ibanez soprattutto signature, il più immacolato possibile e quello del modder scatenato che si diverte e reinventare la sua vecchia RG a colpi di colore e nuovi humbucker. Come convivono queste due figure?
Simone: L’appassionato Ibanez difficilmente vede di cattivo occhio il modder e viceversa: è come se fossimo tutti cresciuti sui Garelli truccati.
Chiaro che sui pezzi “classici” è auspicabile che le modifiche siano completamente reversibili e che la componentistica originale sia custodita avidamente in un cassetto a doppia serratura.
Una cosa che abbiamo notato in questi anni - e che accomuna molti - è una collettiva allergia agli autografi sul body della chitarra. Devono essere rigorosamente o sul retro paletta o sui plate dei vani posteriori.
Patta: nella fase embrionale del gruppo vi era proprio lo scopo di unire diverse filosofie di pensiero del mondo Ibanez: il modder furioso e il collezionista di pezzi storici che compra il modello e lo chiude in una teca per conservarlo come fosse una capsula del tempo. Ma una figura altrettanto importante è quella dell’utente che prende un modello “base” per evolverlo fino al top delle prestazioni: a livello hardware,  elettronica e sopratutto in combutta con DiMarzio, l’altro brand storicamente affiancato ad Ibanez, sopratutto per questioni cromatiche.
Io personalmente, ho distillato e unito tutte queste peculiarità appena descritte; ma ho una particolare “malattia” nella ricerca dei dettagli e l'accostamento cromatico di vari elementi per ottenere un risultato finale che lasci l'osservatore colpito, spesso a scapito di notti insonni sul PC (risate).

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Quali sono i modelli di Ibanez, Signature e magari RG, intoccabili, quelle che nessuno sognerebbe mai di mondare? Esistono?
Simone: personalmente soffrirei a modificare le JEM/UV Swirled (MC, DNA, Anniversary etc..) e - andando off topic - una Joe Satriani Chrome Boy.
Patta: da ormai un paio di decenni, Sono un accanito modder  ma anche qui bisogna scindere il discorso: alcuni modelli RG di recente produzione incarnano quello che è sempre stata la nostra filosofia: di fabbrica escono già  Full Optional, perfetti in tutto e per tutto.
La maggior parte delle Signature nascono con caratteristiche di alto livello e saltuariamente vengono modificate per poco feeling con una parte di elettronica e/o hardware: io non modificherei mai una Signature, sopratutto le Anniversary proprio per una questione meramente collezzionistica.
Invece, le RG Standard, nella mia filosofia, sono quasi praticamente nate per essere modificate in ogni loro parte e a proprio piacimento, sopratutto per esperimenti sonori di elettronica. Si tenga presente che questa è la mia visione personale...

Patta, su di te regna una leggenda, quella di Mr. Tone Zone. Ce la racconti?
Prima ho menzionato l’importanza del sodalizio storico tra Ibanez e DiMarzio.
Notoriamente, da anni, sono un forte sostenitore del brand DiMarzio. Così dopo vent'anni che studio i loro vari modelli e coltivo una profonda conoscenza delle peculiarità sonore, ho fatto una mia cernita di alcuni modelli di produzione storica.
Il Tone Zone è storicamente il pickup maggiormente utilizzato da mamma Ibanez (insieme all'Air Norton) e che personalmente metterei un po' ovunque, anche al manico, contrariamente a quanti non lo sostengono.
Per questo, frequentemente ho  intavolato discussioni epocali nel confronto tra il Tone Zone e altri brand/modelli. Il problema è che questo humbucker  spesso non è capito e quindi utilizzato in modo errato per preconcetti mentali.
Il connubio “Body in Tiglio - tastiera e manico in acero - Tone Zone” è il mio karma sonoro, una fede. Di conseguenza, questo mio “eccesso di religiosità” nei confronti di tale  pickup,  mi ha regalato nel tempo questo simpatico nickname.

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Simone, quali sono i consigli che più spesso ti trovi a dare agli utenti del club in cerca di una vecchia, buona, RG?
Di norma gli strumenti datati, a parte le eventuali cicatrici estetiche accumulate negli anni, sono strumenti straordinari. Ho visto chitarre di quasi 30 anni con manici dritti come alabarde.
La manutenzione di questi strumenti, di base, può sembrare relativamente semplice ma un set up professionale spesso porta a nuova vita strumenti che al primo colpo d’occhio possono sembrare “oltre il vissuto” addirittura  insuonabili perché trascurati per anni.
Devo ammettere che negli ultimi tre anni questo tipo di richieste sono andate scemando: il Club è autonomo e ci sono tantissime persone ferrate (o che lo sono diventate negli anni, proprio grazie alla consultazione del gruppo).
Talvolta basta postare una foto per recuperare decine di informazioni corrette e dettagliate da molti membri.
Alert: Guai a postare un link dell’eventuale annuncio chiedendo info, perché si rischia di trovarsi senza chitarra a causa di qualche membro famelico e dal paypal caldo. 



Un fiore all’occhiello della RG sono i ponti: Edge e Lo Pro Edge. Tanti musicisti li preferiti persino al Floyd originale. 
Preferite l’Edge o il LO-Pro Edge?
Simone: Edge!
Patta: Per quanto mi riguarda sono due ponti similari ma concettualmente diversi: l'Edge è quanto di più vicino a un Floyd Rose Originale (unico ponte su licenza lodato da Mr. Floyd Rose in persona) e ottimo per chi è abituato ad appoggiare il palmo della mano sull'aletta, mentre il Lo- Pro Edge è tendenzialmente più filante, meno immediato per chi è nato su ponti con aletta.
Entrambi di una morbidezza ineguagliata e strutturalmente molto solidi.
Concludendo, concordo con Simone, anche per me la scelta ricade sull'Edge.

Che progetti avete in ballo per il Club?
Per prima cosa siamo in partenza con l’Ibanez RG Tout 30Th anniversary e per questo vogliamo ringraziare Ibanez Italia e Mogar  Music S.p.a. per la sinergia nelle iniziative. Abbiamo diverse idee in pista mirate alla collaborazione con distributori, negozianti e artigiani, oltre a qualche novità nel merchandise e oggettistica legata all'Ibanez Italian Club. Seguiteci e supportateci sulla nostra pagina per gli aggiornamenti e ne vedrete delle bella. 
A fronte della crescente popolarità del gruppo e delle tante cose belle in cantiere, vogliamo ringraziare i nostri "partners in crime" Fabio Gobbi e Michele Migi, con i quali collaboriamo da diversi anni, il gruppo editoriale Accordo per averci sostenuto e, ovviamente, tutti i musicisti professionisti Ibanez che ci hanno supportato e/o sopportato.
Ibanez Rules!

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