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Thinline di recupero homemade al 100%
Thinline di recupero homemade al 100%
di [user #43248] - pubblicato il

Costruire una chitarra elettrica da zero è un'esperienza unica, soprattutto se si parte da materiali di recupero e si fa tutto a mano, truss rod compreso.
Questa è la storia di Charlotte X: la mia nuova nata, creata appositamente per ampliare il mio personale parco chitarre e con esso estendere la mia gamma di suoni, o almeno ci si prova.
Prima di descrivere il progetto in sé nelle sue varie fasi di lavorazione, sento il bisogno di fare alcune precisazioni in merito prendendo in considerazione il fatto che tutta questa storia nasce, sulle prime, dall'esigenza di far fuori un po' di materiale accumulato.

Io strimpello dall'adolescenza, ma è da una decina di anni che mi interesso alla liuteria e all'autocostruzione, periodo più o meno corrispondente alla mia prima iscrizione su questo sito. Anzi è proprio per conoscere le tematiche, cercando su internet, che ci sono piombato e rimasto. Questo articolo, oltre che doveroso, vuole anche esprimere gratitudine verso la comunità e il sito in generale!
Il mio lavoro mi permette di venire a contatto con vari materiali che, analizzati da un punto di vista liuteristico, spesso catturano la mia attenzione e curiosità al punto da farmi diventare, negli anni, una sorta di accumulatore seriale di oggetti o materiali utili in liuteria (legnami di scarto in genere) o materiali che si porrebbero (uso il condizionale) come alternativa ad altri piu' tradizionalmente impiegati allo scopo. Quindi non mi ritengo un ecologista nel senso stretto del termine, però questa attività parallela mi permette, in un certo senso, oltre ad avere un occhio verso la tutela dell'ambiente, la condizione di sperimentare nuovi materiali, ridando vita a oggetti destinati allo smaltimento, nati o vissuti per altri impieghi e per i quali si prova a destinare un nuovo futuro in musica.

Per  tali esigenze nasce questa "Concept X Thinline" dove X sta per (EX) e il caso vuole che nasca da una costola (si fa per dire) di EXplorer (mio primo progetto) e osa stravolgere le regole e gli stereotipi alla base di una buona costruzione liuteristica. Per cui chilate di colla e collage di legni saranno abbinati a soluzioni tecniche sperimentali, ovviamente nel mio modo di pensarle, concepirle e anche rischiarle, perché le aspettative di successo, sulle prime, non erano per nulla scontate: non mi sarei aspettato certo un risultato del genere.

Thinline di recupero homemade al 100%

Tutto comincia con la matrice di un manico. Era destinato alla mia prima realizzazione, JLOTH: come detto sopra, un'Explorer fatta con assi (ex parapetti di giroscale di risulta) di mogano da due centimetri sovrapposti a pacchetto.

Thinline di recupero homemade al 100%

Anche questo pezzo per il manico era composto dallo stesso legno in tre liste affiancate in modo simile, al quale infine avevo preferito il pezzo unico rimediato da un ex telaio di porta.

Partendo da esso, già predisposto per lo scarf joint, ho collegato con il medesimo materiale una tavoletta lavorata ad hoc al fine di realizzarci la paletta. L'idea della thinline nasce per strada però perché, avendo da parte un blocco per body di pino derivante da un'ex asse da soppalco da dieci centimetri di larghezza per quattro di spessore con maschio/femmina ai lati tagliato e affiancati tre pezzi più un filetto, avrei con esso realizzato una Telecaster dal look knotty.

Thinline di recupero homemade al 100%

Però successivamente, pensando a cosa poter realizzare con delle ex tavolette da parquet di acero canadese superstagionato che avevo in casa da anni, mi è venuto in mente un top. Quindi, incuriosito dalla risultante di questo tripudio di essenze, mi sono lanciato in questa strana Thinline.

Il truss rod è stato realizzato con una ex barra filettata d'acciaio piegata in fondo a formare un angolo da 90° e inserita nella matrice dentro un solco dalla sezione concava, nella cui sommità dell'angolo è avvitata una boccola posta sul tacco.
Questa soluzione è stata pensata allo scopo di migliorare la trasmissione delle vibrazioni, provando a ottimizzare e non disperdere le frequenze, anche quelle che percorrono il truss rod.

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Sul lato opposto invece ho realizzato il classico bullet per il serraggio a senso unico concepito con l'accoppiamento di due ex bulloni esagonali d'acciaio e una brugola in testa, appositamente torniti e lucidati.
Per realizzare il solco a sezione concava ho realizzato una specie di rotaia per la fresa e con la stessa sezione ho ricavato la copertura in mogano per il fissaggio. Il body e stato sagomato e ovviamente scavato/lavorato nel suo interno.
La tastiera è stata realizzata con un ex listello di wengé e abbellita da speciali segnatasti realizzati con dell'ex marmetto da mosaico appositamente assottigliato e sagomato, mentre per il capotasto ho usato dell'ottone derivante da una ex soglietta a incasso (quelle che si vedono tra legno e piasterlle, per intenderci), appositamente tagliata e sagomata.

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Per completare la pacchianata di questo manico ho realizzato e aggiunto del binding (anch'esso derivante dal pexiglass di una ex plafoniera da controsoffitto) e infine frettato e abbellito il palettone con del nobile di wengé estrapolato da un ex listone di prefinito con il quale ho realizzato anche battipenna.
Le cover dei vani ispezionabili invece li ho realizzati con lo stesso mogano del manico, il che ha reso il lato B particolarmente armonioso.

Con marmetto in tastiera, bullet, palettone e copripalettone, facendo due conti con le meccaniche nasce inevitabilmente l'esigenza di una zavorra dalla parte opposta e, non volendo portare questa chitarra a mo' di piccone, colloco nella sezione di camera in fondo al body (su dei rinforzi in acero), un peso d'acciaio (ex contrappeso da tenda), sul quale approfitto per collegare una predisposizione per la messa in massa del wiring.

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Le meccaniche provengono dal un vecchio manico di una Yamaha. Opportunamente lubrificate e lucidate, fanno la loro figura. Anche l'hardtail deriva da un ex ponte da Stratocaster, sul quale avevo fatto modifiche e ormai rovinato messo da parte. Una volta lavorato e riadattato, torna a fare il suo lavoro.

Decido di fare gli scassi per P90 e tacco direttamente sul top, prima ancora di fissarlo al body, usando la fresa. Una volta collocato, faranno da dima per la parte di scasso riguardante il body. Disegno la classica F su una sagoma di carta e la riproduco sul top forellandola all'interno e lavorandola di conseguenza.

Prima di fissare il top realizzo i solchi per i fili sulla parte centrale del body, nell'interspazio fra i pickup, e uso la premura di lasciare sul solco un pezzo di filo che servirà da sonda per agganciare i cavetti che andranno allo switch, al fine di evitare di aprire altri scassi di esercizio sul top che, anche se sotto al battipenna, toglierebbero legno del già precario top parchettato.

Nel frattempo arriva il corredino targato Dreamsong per questa bimba. Me la manda lo zio Alberto da Tavullia che già dalle prime mail si è da subito dimostrato serio, simpatico e disponibile, per poi scoprire a posteriori che i suoi P90 sono una favola e, nonostante i miei sforzi, penso che il 90% di quello che sentirete sia merito loro.

Thinline di recupero homemade al 100%

È bello poter personalizzare il proprio wiring o quantomeno poter avere un'influenza sulla realizzazione di esso, infatti con Dreamsong potete decidere in che direzione andare e Alberto vi indicherà la strada giusta. È andata così nel mio caso perché volevo dei P90 di stampo vintage escusivamente per blues e southern rock e alla fine, confrontando le mie preferenze a quelle potenzialmente ottimali suggerite da Alberto, siamo giunti a questa configurazione: Alnico 2 potenziato al ponte e Alnico 3 anch'esso potenziato al manico. Oltre ai pickup, mi sono fatto realizzare un wiring 2+2 con CTS e Sprague Orange Drop.

Quindi il top è subito collocato, forato per pot e switch, aperti gli scassi sul retro e i fori per le boccole delle corde.
Rettifica fret e lisciatura finale al manico e ultimi ritocchi al body, si passa alla verniciatura del body.

Thinline di recupero homemade al 100%

Quello della verniciatura è un aspetto per il quale ho riflettuto molto, anche troppo, perché inizialmente avrei preferito azzardare la vista del legno, nonostante le troppe giunzioni.
Infine ho deciso di corprire colorando la chitarra e, dopo aver valutato una cerchia di colori passando dal bianco avorio al nero al giallo tuorlo e sentendo la particolare esigenza di far risaltare quel manico sul quale avevo speso 3/4 di tutta la lavorazione, dopo due giorni a scorrere immagini sul web ho trovato il colore che valorizzerà al massimo la mia concept opera.

Il colore che ho scelto è il bronzo chiaro. Non trovando nulla a corto raggio alla nitro, ormai in preda alla scimmia per quei P90, ho ripiegato sulla classica bomboletta di acrilico che tutto sommato ho usato in altri progetti con discreto successo e, previo passaggio di nero come fondotinta, sono passato al bronzo che successivamente ho famuffato in modo da farlo sembrare acciaio ossidato. Devo dire che l'abbinata con il manico e con i dettagli in wengé rende il risultato un puro schianto!

Nonostante la varietà di passaggi e tipi di colore, ho usato l'accortezza di distribuire poche mani, leggerissime e tutte carteggiate in modo da alleggerire il più possibile la copertura. Ho completato con una mano di vernice lucida poliuretanica distribuita a rullo, lucidata e ridimensionata con tampone e polish.
Per il manico invece ho usato una particolare vernice ecologica a due componenti, composta da una miscela di cere e particolarmente scivolosa al tatto, liscia e leggera.

Tutto sommato è stato un successone, anche perché comunque in realtà si è cercato di limitare al massimo l'utilizzo di colla per legno, usando l'accortezza di allungarla con acqua, allo scopo di alleggerirla aumentando la percentuale volatile e minimizzando il residuo fisso, sempre cercando di non creare deficit sulla sua tenuta. Il tempo mi dirà se ho avuto ragione a far così.

Thinline di recupero homemade al 100%

Questo è il risultato di tutti i sabati mattina spesi su questo progetto, da novembre a oggi, con eccezione quest'ultimo mese dove ho dedicato anche qualche oretta serale nel corso delle settimane. La soddisfazione nel sentire le prime note (e che note ) di questa mia secondogenita è stata enorme. Il sacrificio, o meglio l'impegno, se cosi possiamo chiamarlo visto che mi sono comunque divertito (tranne per rettificare i tasti, lavoro odioso e ancora da perfezionare), è stato immensamente ripagato.



Insomma ve la presento: Charlotte X, una EX ballerina del moulin rouge che e' andata oltreoceano in cerca di fortuna e ha trasformato un ex bordello di Fort Smith in un casinò. Le piace il whiskey, giocare a carte, sa essere passionale, dolce e sensuale, e conserva con sé sempre una pallottola nella guepiere per chi aspira a diventare ex!
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