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Avere o non avere il fuzz: la risposta è DOD Carcosa
Avere o non avere il fuzz: la risposta è DOD Carcosa
di [user #35493] - pubblicato il

Il DOD Carcosa è una take alternativa ai soliti fuzz. Capace di sonorità lo-fi, estreme e variegate, ammicca a chi guarda con diffidenza i muff tradizionali.
È una domanda, un'amletica questione, che mi pongo da quando ho più o meno cominciato a suonare la chitarra e da quando più o meno ho cominciato a collezionare pedali, pedalini, scatolette.
Da anni ormai il mio suono (faccio post-rock e noise con incursioni drone) è composto in maniera piuttosto semplice: un amplificatore a due canali (crunch/distorto) o un preamplificatore che va direttamente nell’impianto per le situazioni live, più overdrive con funzione boost, o dotato più in generale di un altro switch che mi consenta di attivare un ulteriore settaggio, per rendere in alcuni momenti gli accordi più pieni e presenti e staccare meglio nelle parti solistiche. A ciò si aggiunge un processore multieffetti dal quale prendo le modulazioni e gli ambienti, più un pedale delay a parte. All’interno di questa impostazione un pedale fuzz ha sempre trovato posto, ma in realtà mai una reale collocazione.
Ho avuto Big Muff in quattro differenti incarnazioni (PI, Little, Nano, un clone Russian), mini Fuzz Face, Rat (certo, non un fuzz puro), Fulltone Octafuzz. Tutti pedali e suoni che adoro ascoltati all’interno delle composizioni di band che amo, ma che io ho sempre sfruttato con enorme fatica, al punto da acquistare e rivendere alla velocità della luce, ripromettendomi di non mettere più un fuzz in pedaliera salvo ritornare puntualmente sui miei passi ogni volta che metto su un disco in cui un certo tipo di clipping regna incontrastato. Ultima vittima: il Big Muff versione Little, preso a Natale e venduto un mese fa. Anche in questo caso, in tutti questi mesi, pur avendolo stabilmente in pedalboard avrò accesso il pedale una ventina di volta al massimo. Conclusione: "il fuzz non fa per me".

La solita considerazione ha prodotto, però, questa volta una conseguenza diversa dal solito. Anziché ipotizzare di comprare il Russian Big Muff che EHX sta re-immettendo sul mercato, ho preso a interessarmi a fuzz dalla natura un po’ diversa. Ho cominciato a solleticare la GAS intorno a progetti e circuiti in cui il fuzz è più che altro una macchina low-fi. La risposta a questa nuova curiosità - in linea del tutto teorica, ascoltando sample e leggendo un po’ in giro - l’avevo trovata tra i pedali prodotti da Zvex, Earthquaker e Death By Audio. Pedali con i quali, sono sicuro, riuscirei a instaurare un ottimo feeling, ma il cui costo mi ha impedito di acquistarne un esemplare a cuor leggero, preoccupato di rimanere nuovamente scottato. All’improvviso, però, mi ricordo di un fuzz di cui avevo visto un po’ di demo su YouTube mentre mi interessavo al Way Huge Russian Pickle. Si trattava del Carcosa, made by Dod, da qualche anno nella scuderia Digitech.

Avere o non avere il fuzz: la risposta è DOD Carcosa

Oltre ad avere alcune delle nuove caratteristiche timbriche che stavo ricercando, ricordavo di un prezzo poco sotto i 100€. Una volta avuta conferma sul piano economico, ho rivisto un po' di clip e alla fine mi sono detto "Ma sì, proviamolo. Tanto mal che vada lo restituisco e mi creo un parziale budget di partenza per togliermi qualche altro sfizio". Detto, fatto.
Il Carcosa è in mio possesso e da qualche giorno è lì a darmi le certezze che cercavo: un suono diverso, molto diverso, da ciò che posso tirar fuori dalla combinazione ampli, o pre a pedale, più Bogner Ecstasy Blue e Uberschall. Ma partiamo dagli aspetti costruttivi.

Lo chassis è di dimensioni contenute, all’apparenza resistente. Non posso dire lo stesso dello switch con cui si attiva il pedale e quello con cui passare dalla funzione Demhe a quella Hali. Mi danno l’impressione che a lungo andare possano generare qualche grattacapo. I potenziometri, invece, scorrono benissimo.

La gamma sonora del Carcosa copre un range molto vasto, offrendo davvero una miriade di possibilità espressive grazie alla combinazione dei controlli Before, After, Demhe e Hali. Output altro non è che il controllo dedicato al volume del pedale, Hi-Cut è ciò che altrove viene contrassegnato come Tone, Before è quello utilizzato per gestire la quantità di gain da utilizzare. Si va da un drive appena frizzante a una distorsione molto generosa, ma mai esasperata e stracolma di sustain, nemmeno con il potenziometro a fine corsa. Giocando con Hi-Cut si può aprire o chiudere in maniera davvero estrema il tone globale.
Sul piano di un’articolazione più complessa del voicing è possibile attivare due ulteriori funzioni: Demhe e Hali. La prima serve a ispessire le medio-basse, particolarmente indicata nell’utilizzo del pedale nel canale clean di un amplificatore, mentre la seconda taglia un bel po’ di basse frequenze, aiutando così a piazzare al meglio il Carcosa anche davanti a un ampli in saturazione.
Il controllo After è ciò che rende particolarmente distintivo questo fuzz. Con questo potenziometro si pilota il bias, parametro con il quale è possibile ottenere suoni da più dinamici a super-compressi, timbriche dalla più ariosa e fluida alla più schiacciata e vertiginosamente sgranata, sustain dal leggero al gigantesco. Last but not least: rumore di fondo più contentuto rispetto al Muff, per esempio.
La combinazione di After con Before dispiega una marea di possibilità espressive in grado di aggiungere tanto un tocco di imprevedibilità nei setup più regolari, quanto rappresentare un punto di forza nelle pedaliere di chi, come me, frequenta generi e sottogeneri meno educati.

Avere o non avere il fuzz: la risposta è DOD Carcosa

Sono ancora in luna di miele con questo pedale. Vedremo col tempo cosa accadrà, ma al momento quando mi lancio in un bel riffone o in una svisatona noise, in un bicorde stoner, una sensazione nuova pervade la mia coscienza chitarristica e mi porta a fare ciò che non facevo prima: schiacciare con disinvoltura lo switch del fuzz.
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Il Russian Big Muff reissue su Accordo
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