Adam deitch è un nome particolarmente interessante della scena batterista internazionale per l’ambivalenza della sua natura artistica. Da una parte Adam è un batterista purosangue, figlio d’arte (i suoi genitori sono due batteristi funk professionisti) che ha affinato conoscenze e competenze teoriche studiando al Berklee College of Music nel 1994. Dall’altra, al contempo, Deitch è un affermato produttore, particolarmente coinvolto e calato nell’ambito rap e hip hop, scena musicale nella quale ha prodotto artisti come 50 Cent, Reggie e suonato e collaborato con Justin Timberlake, Fugees…E' Adam stesso a spiegare questa sua duplicità:
“Sai, non mi sono mai pensato esclusivamente come un batterista. Sono cresciuto nella musica, circondato dalla musica, immerso ogni giorno, totalmente nella musica. La batteria è sempre stato nient’altro che uno dei tanti strumenti per fare musica. Mio padre suona la batteria ma è anche un cantautore e un produttore e sia lui che mia madre suonano il piano. Entrambi poi, sono diplomati alla Berkley”.
In particolare, circa la sua figura di produttore Deith racconta: “Mia madre era terrorizzata che diventassi una testa di tamburo. Uno di quei batteristi che pensano solo al battere sulle pelli e al ritmo. Voleva che diventassi un musicista a tutto tondo e che se avessi dovuto avere un riferimento musicale questi avrebbe dovuto essere, semmai, Quincy Jones (produttore di Frank Sinatra, Michael Jackson, Dizzy Gillespie, Aretha Franklin…). Jones è diventato un mio mito musicale. Mi ha aiutato ad aprire la mente, interessarmi alla produzione, non smettere mai di studiare pianoforte, scrivere e lavorare con loop ed elettronica.
Così, riverso un mare di cose su Protools: campioni preesistenti e frammenti di cose che ho suonato . E poi le coloro e integro con altri strumenti e rimanipolo il tutto. Magari parto dalla batteria e poi ci costruisco attorno un brano"
Benché il batterismo di Deitch seduca per le profonde e vivaci contaminazioni con l’hip hop, il dub e tutta la musica elettronica (Adam è considerato un vero e proprio pioniere del new jazz-Hop) le sue radice affondano nei classici: Earth, Wind & Fire, Stevie Wonder, Tower of Power. “Io sono sostanzialmente calato in un tipo di musica essenzialmente ritmica, groove-based, ma ho costruito questo stile, queste competenze soprattutto studiando a fondo i classici, ascoltando e suonando i dischi degli artisti appena menzionati. E non è una cosa che puoi improvvisare: è un duro e lungo lavoro da fare con tempo e passione. James Brown poi è l’essenza di tutto: conoscere e calarsi nella sua musica è necessario per chi vuole sviluppare questo tipo di attitudine, imprescindibile per l'approccio funk.”
La collaborazione con John Scofield rappresenta una delle fotografie più efficaci della musicalità di Deitch. Ne mostra il batterismo solido e ancorato alla tradizione, perfettamente capace di essere a suo agio e pertinente nel linguaggio jazz ma, al contempo, profondamente contaminato da una varietà di altre influenze hip-hop, R&B, drum&bass e anche reggae.
Il disco più rappresentativo del connubio artistico tra Deitch e il chitarrista è Uberjam, pubblicato nel 2002 dalla Verve Records. Il linguaggio jazz fusion di Scofield si cimenta sulle pulsazioni funk, drum & bass e acid jazz di Adam Deitch che nel disco si lancia anche in una performance da rapper.
“Quando ho suonato con Scofield, mi sono avventurato su un set di batteria ridotto, molto piccolo, con una cassa da 18”. E ho dovuto lavorarci sodo per imparare a suonarlo in maniera convinciente a e trovarci il suono giusto! E’ importante capire come calarsi in maniera appropriata nel genere in cui si è coinvolti. Avere un tocco jazz è diverso da un avere tocco funk. E dove è richiesto e sta bene l’uno, non è bene utilizzare l’altro. E in questo tipo di ricerca, di sensibilità ,è decisivo il suono che si ottiene dalla batteria. E questo, a sua volta, dipende dal tipo di batteria che suoni. Avere il tocco e la sonorità appropriate è quasi importante quanto quello che stai suonando.
Sono l'amore e la conoscenza della musica, del genere nel quale sei calato che devono suggerirti quali sono i suoni e il fraseggio da utilizzare.
Ma devi veramente averne ascoltata tanta. E devi averla studiato a fondo, attraverso la pratica e l'ascolto dei dischi...sono i compiti che bisogna aver fatto a casa! Prima ancora di prendere le bacchette in mano, devi avere chiaro in testa il suono che servirà in questo o in quel progetto, a seconda del mondo musicale che li circonda. Ci sono le classiche situazioni da groove dritto, compatto: cassa, rullo, charlie e - magari - qua e là un colpo di crash.
Ma con Scofield non era così: sapevo che avrei dovuto sperimentare diversi elementi di percussione. Perchè era un progetto molto basato sull'improvvisazione, dove c'era molta aria, tanti vuoti da riempire. Era necessario un batterismo più colorato con spazio per stili diversi. Ho utilizzato effetti e approcci vicino al dub, sperimentando quel tipo di atmosfera. In particolare, mi sono divertito a proporre soluzioni esecutive che simulavano l'utilizzo di echi e delay. Proprio come si fa nel reggae o nel dub..."
Proponiamo la trascrizione del groove di , seconda traccia del disco. Al groove si lega un fill caratteristico del playing di Deitch.
Per comodità è stato trascritto su una base di sedicesimi ma sarà necessario eseguirlo in shuffle feel, quindi considerando ritmicamente i sedicesimi come primo, terzo, quarto e sesto sedicesimo di una sestina.
Come si nota, c'è un uso frequente del rullo pressato sia sulle ghost notes, sia sugli accenti e in particolar modo sul fill dell'ultimo movimento della quarta misura dove applica il press roll anche sui flam.
L'uso del press è proprio una delle particolarità che caratterizza Adam Deitch. Spesso questa tecnica viene da lui eseguita su dinamiche in decrescendo.
Proprio come spiegato nell'intervista, queste soluzioni riescono a simulare un tipico delay in ottavi puntati, espediente frequentemente nel dub e nel reggae.
Nei prossimi mesi Adam Deitch sarà ancora presente su queste pagine con video pillole, lezioni e frammenti di intervista in cui parlerà della sua tecnica, delle sue influenze reggae, dub, hip hop oltre alle sperimentazioni con la dubstep. |