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Gibson risponde sui timori di bancarotta
Gibson risponde sui timori di bancarotta
di [user #116] - pubblicato il

La risposta ufficiale di Gibson all'analisi finanziaria dei giorni scorsi rassicura sulla sorte del gruppo, ma il destino del settore Guitars non è chiaro.
Il recente comunicato di Businesswire circa il traballante stato finanziario di Gibson Brands ha messo in allerta il mondo della musica. Un debito pende sulla testa del gruppo e le scadenze sono pericolosamente vicine: si è parlato di default, ma ora il CEO Henry Juszkiewicz rassicura sulle sorti dell'azienda.

Gibson intende contenere gli allarmismi: assicura di star lavorando a stretto contatto con il gruppo d'investimento Jefferies per affrontare il processo di rifinanziamento e garantisce che la bancarotta non è tra le opzioni contemplate.

Il gruppo farà fronte al debito monetizzando azioni, proprietà e rami produttivi che "non hanno raggiunto la crescita sperata". Juszkiewicz spiega: "potremo così ridurre il debito e generare fondi per alimentare i segmenti produttivi più fiorenti".



Il comunicato non fa riferimento esplicito ai singoli marchi del gruppo che, oltre la stessa Gibson Guitars, racchiude molteplici firme come Philips e Tascam. Tra i brand del gruppo Gibson anche Cakewalk, che è stato già dismesso da tempo per concentrare le forze sui reparti più produttivi.
Riguardo la produzione di strumenti musicali, Gibson concede un sibillino "il segmento è positivo e in crescita, ma è comunque al di sotto rispetto al successo ottenuto anni fa".
chitarre elettriche gibson musica e lavoro
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Gibson: rischio di default
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di pierinotarantino [user #29514]
commento del 22/02/2018 ore 17:39:5
Io ho una gibson dal 1996. Ho sempre voluto quella che ho. Rimarrà mia per sempre. Tuttavia, sapere o meno delle sorti di un marchio mi indispone. Gibson come altri ha diversificato e investito su tutto di più di tutto. Dalle chitarre siamo andati agli elettrodomestici. Poteva concentrarsi solo sul settore dove è forte davvero. Baldwin e altri marchi come la stessa gibson, di loro proprietà.
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di Matteo Barducci [user #29]
commento del 22/02/2018 ore 19:59:04
Veramente è vero il contrario.

Anche l'articolo originale comparso sul Nashville Post arriva alla stessa conclusione: Gibson si è svenata a comprare divisioni audio consumer indebitandosi fino al collo e queste per adesso non hanno dato i risultati sperati. Dal momento che il settore core va (relativamente, vista la crisi globale dello strumento elettrico) bene, devono concentrarsi su questi settori per adesso poco profittevoli.
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di pierinotarantino [user #29514]
commento del 23/02/2018 ore 09:14:33
Appunto. Audio. Teac e altri. Invece di vendere pianoforti e chitarre.
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di Matteo Barducci [user #29]
commento del 23/02/2018 ore 09:27:59
Un’azienda delle dimensioni di Gibson deve per forza differenziare i propri interessi. Le sue dimensioni sono talmente grandi da non poter ormai percorrere che questa strada.
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di pierinotarantino [user #29514]
commento del 23/02/2018 ore 12:26:2
Si. Ma loro hanno preso marchi di diverse ‘specie’ che erano in diciamo cattive acque e non hanno avuto i manager giusti per il rilancio. È un dato di fatto. È vero che le dimensioni della gibson permettono di espandersi, ma devi riuscire a rimettere su, i marchi che compri. Ma il fatto del default è una speculazione. I conti tornano. Tra debito e incassi c’è un Delta che permette di rifinanziare il debito. Non è un’azienda in perdita. È solo la notizia data male.
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di Lisboa [user #47337]
commento del 22/02/2018 ore 20:47:56
L'espansione ad altri settori di per sè non è un errore: samsung, mitsubishi, yamaha, general electrics, e molti altri lo hanno fatto con successo. Le dimensioni oggi contano, per mille motivi. Il problema è che spesso i bocconi sono troppo grossi, non se ne sono accorti e sono rimasti strozzati. Qui non si discute se Gibson resterá in piedi - certo che lo resterá- ma quanto tempo ci metterá il loro Ceo a cedere al fondo Jefferies la sovranitá sull'azienda. E alla fine probabilmente sará anche un bene.
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di Pietro utente non più registrato
commento del 22/02/2018 ore 22:58:3
Dismetteranno un pò (se non tutti) i brand acquistati incautamente nel tempo,e dimagriranno il catalogo,questa è la ricetta base,poi avranno bisogno di far quadrare i conti e attirare nuovi investitori, perchè se devono prendere un altro bel prestito per evitare la bancarotta poi hanno sul groppone anche quegli interessi lì.
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di Orange70 [user #37435]
commento del 23/02/2018 ore 08:01:54
Dimagrire il catalogo sarebbe il primo passo da fare. Ogni volta che entro nel sito della Gibson mi confondo. Ogni anno c'è un intero catalogo nuovo. Poi -gusti personali a parte- non so quanto gli appassionati del marchio possano apprezzare certe scelte, o quanto possano attirare nuovi appassionati.
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di Pietro utente non più registrato
commento del 23/02/2018 ore 11:07:43
Infatti.
Rispondi
di Gasto [user #47138]
commento del 23/02/2018 ore 12:03:13
...si il catalogo Gibson ti fa passare la voglia di prenderti una chitarra....
Rispondi
di Orange70 [user #37435]
commento del 23/02/2018 ore 12:13:56
magari fosse così facile farmi passare la voglia...... :-)


Rispondi
di Sykk [user #21196]
commento del 23/02/2018 ore 08:51:4
Solo a me i cataloghi "ricchi" piacciono?
Se devo spendere due stipendi per un pezzo di legno voglio per lo meno che sia esattamente come dico io, e passo volentieri un po' di tempo a consultare un catalogo intricato.
Non credo sia pensabile che il settore strumenti venga lasciato fallire, oltretutto anche nella peggiore delle ipotesi sarebbe probabile che qualcuno acquistasse stabilimenti e reimpiegasse la forza lavoro come è successo con Heritage.
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di Orange70 [user #37435]
commento del 23/02/2018 ore 11:50:31
anche quello di volerlo esattamente come si sogna è da vedere se sia possibile. Io mi sto ripetendo, ma con tremila euro non sogno di prendermi una chitarra con tastiera in richlite. e queste cose non le notano solo i puristi.
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di Mr. Fabio [user #4224]
commento del 23/02/2018 ore 09:56:07
Possiedo tre Les Paul ( bè, onestamente una è una Heritage ... ) ed una Flying V stupenda ... speriamo che si trovi una soluzione per continuare la tradizione di questo grandissimo Brand!
Rispondi
di NICKY [user #46392]
commento del 23/02/2018 ore 10:15:46
in Italia abbiamo salvato una Banca con una manovra a spese di dei contribuenti da 3,9 miliardi, figuriamoci se Trump permette il fallimento o la cessione di un simbolo americano così importante e storico.
da un lato, avendo due ES 335, se la produzione passasse in mano a un gruppo orientale le mie vecchie made in Nashville salirebbero di cuotazione e non sarebb così negativo!!!!!
Rispondi
di Pietro utente non più registrato
commento del 23/02/2018 ore 11:10:09
Trump? Quello che risolve le stragi scolastiche armando i professori?Secondo te uno così si preoccupa della Gibson? :-)
Rispondi
di Orange70 [user #37435]
commento del 23/02/2018 ore 11:48:25
"potrebbero mettersi a produrre armi" sarebbe una risposta, oramai, pure prevedibile
Rispondi
di NICKY [user #46392]
commento del 23/02/2018 ore 11:48:42
gli americani sono estremamente patriottici, pertanto tutto ciò che li rappresenta nel mondo non può essere abbandonato!
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di SHENANDOAH1980 [user #10847]
commento del 23/02/2018 ore 17:24:50
Spero davvero tu ti stia solo divertendo a provocare un po’. Trump che si occupa di Gibson. Gli americani patriottici. Boh... davvero non capisco.
Rispondi
di Pietro utente non più registrato
commento del 23/02/2018 ore 20:47:1
Mi viene da sorridere e mi fermo qui :-)
Rispondi
di sand1975 [user #46451]
commento del 24/02/2018 ore 00:54:18
Blockbuster, Delorean, PanAm, tower Records, Kodak, Enron, Atari, Commodore, Lehman Brothers, Senza contare le innumerevoli acquisizioni straniere di marchi storici come HP. Tutte aziende sicuramente più grosse e conosciute di Gibson (fuori da un forum di chitarristi) SALVATISSIME dai patriottici Americani!
Rispondi
di acevh63 utente non più registrato
commento del 23/02/2018 ore 11:59:25
Non vorrei ritrovarmi con delle Flying V con il grilletto....
Rispondi
di lassie [user #24566]
commento del 23/02/2018 ore 14:16:40
Sul marchio prestigioso affidabile e storico, non si discute, liuteria, suono, rifiniture sono solo alcune qualità che la distinguono da tutte le altre, io ne posseggo diverse a partire da gli anni 70 al 2012, dopo non ho più condiviso l'introduzione volute a stimolare le vendite, l'aggiunta di chiavette motorizzate o booster al posto del potenziometro sul body, per non parlare l'introduzione di alcuni colori assurdi per una Les Paul, contemporaneamente i prezzi di listino si sono notevolmente lievitati, tutto questo di sicuro non è stato ben accetto dai puristi tradizionalisti appassionati della Les Paul come il sottoscritto
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di Claes [user #29011]
commento del 23/02/2018 ore 19:23:37
Investori folli ce ne sono... Sceicchi, cinesi. Trump? Hmmm... per lui, il problema è che non può usare questo tipo di beneficienza per promozione sua.
Chi già ha investito da anni, voterà per una sorta di "ritorno alle origini". Tutto questo è a beneficio della schiera di avvocati necessari per una trasizione senza intoppi per Gibson / Epiphone e scartare il resto (magari ritornare la TEAC/TASCAM in Giappone). È da film suspence... qui ci vuole un eroe!
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di lazydaniel [user #28418]
commento del 23/02/2018 ore 23:35:31
La mia recente esperienza con un brand del gruppo Gibson (Epiphone) è la seguente.
Ho ordinato poco dopo la metà di gennaio un basso, dopo una settimana è arrivato in negozio, ma quando il liutaio lo ha ispezionato ha trovato una crepa nel manico e il negoziante ha fatto il reso rimandando lo strumento in Olanda (dove c'è il centro di distribuzione europeo). Nei paesi bassi prima di rispedire lo strumento devono ispezionare il reso, putroppo però nel frattempo la giacenza si è esaurita e il mio basso arriverà dagli Stati Uniti, passando dall'Olanda a fine marzo. Mi preme sottolineare due punti particolarmente importanti. 1) il basso è prodotto in Oriente e non si capisce perché gli esemplari venduti in Europa debbano passare per gli Stati Uniti facendo il giro del mondo in nave: Non sarebbe più semplice effettuare un controllo di qualità nel paese di produzione e poi allocare le scorte in Europa o negli Stati Uniti a seconda delle previsioni di vendita? Alla peggio il controllo di qualità potrebbero farlo in Olanda.
2) Per conoscere la disponibilità dei prodotti i rivenditori (quelli di grandi dimensioni che si fregiano del marchio Gibson Dealer) non hanno un'area riservata in un sito Internet, ma devono inviare un'email a un funzionario commerciale.
Credo che questi due esempi dimostrino come dal punto di vista gestionale ci siano grossi problemi. Fermo restanto che il rivenditore mi ha detto che comunque certi prodotti signature (da sette o diecimila euro) li vende a scatola chiusa prima che siano consegnati.
Lunga vita a Gibson! Ma con altri manager
Rispondi
di sand1975 [user #46451]
commento del 24/02/2018 ore 00:49:30
"Vi abbiamo spedito un assegno, controllate nella cassetta postale" [Nd Bart Simpson]
Rispondi
di lbaccarini [user #14303]
commento del 24/02/2018 ore 17:06:48
Pietro ma quella che suoni è una R9? Con che ampli? Che suono super che hai, dacci qualche dettaglio in più please!! Ciao
Rispondi
di lbaccarini [user #14303]
commento del 24/02/2018 ore 20:57:52
Per chi sa l’inglese consiglio questo video, spiega la situazione Gibson in modo piuttosto chiaro

vai al link
Rispondi
di chikensteven utente non più registrato
commento del 24/02/2018 ore 21:19:20
beh, avercela la sfera di cristallo... nel dubbio io la mia fiammetta la tengo ben stretta, che senza volere ho fatto pure la rima;)
Rispondi
di dantrooper [user #24557]
commento del 25/02/2018 ore 12:56:31
credo che un'azienda così grande abbia a disposizione tantissimi strumenti offerti dal diritto societario per ripianare le perdite che non ci sarebbe da preoccuparsi.
e comunque Viva Gibson, che amo alla follia
Rispondi
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