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Doug Aldrich: come ottenere un gran suono di chitarra
Doug Aldrich: come ottenere un gran suono di chitarra
di [user #116] - pubblicato il

Doug Aldrich è una leggenda vivente delle chitarra rock. E ha un suono di chitarra micidiale: grosso come una montagna, fluido e incandescente come la lava. Era il musicista perfetto a cui chiedere qualche consiglio per aiutare i chitarristi più giovani e meno esperti (e forse non solo quelli) a lavorare alla costruzione del proprio suono. Ecco i suoi suggerimenti.
Un grande suono di chitarra è il risultato di una catena solida ed efficace che congiunge le mani del musicista con il suo amplificatore, passando per la chitarra.
Per esigenze stilistiche, di repertorio  o gusti personali la catena di ogni chitarrista, nel tempo, si  fa sempre più estesa e complessa, arricchendosi di tanti altri anelli: gli effetti a pedale o a rack di ambiente, modulazione,  distorsione, dinamica o equalizzazione, sistemi di amplificazione più articolati ed estesi (testata e cassa, pre e finale), sistemi digitali.
Esiste però una fase specifica nella formazione di un chitarrista che coincide con gli anni dell'apprendimento e della pratica - o con un dato periodo della sua storia in cui si concentrerà sul  suono - in cui la catena deve limitarsi esclusivamente ai suoi anelli basilari: mani, chitarra e amplificatore.
Prima di ogni altro sostegno o arricchimento esterno, il musicista dovrà costruire le fondamenta del suo suono, forgiandolo attraverso la cura del tocco, assecondanone le esigenze con il suo playing. Un processo in cui, oltre alla pratica, alla disciplina e a tantissimi ascolti, non servirà nient'altro che la chitarra e un suono basico, dato da un amplificatore essenziale. Anzi, in questa fase, l'aggiunta di altri elementi non sarà che di distrazione e impiccio all'impegno primario: costruire un proprio suono.
Ecco cosa ci ha detto Doug Aldrich a riguardo:

Doug Aldrich: come ottenere un gran suono di chitarra

" Quando stai lavorando sul tuo suono troppi pedali, troppi rack, troppa strumentazione rischiano di farti perdere la giusta direzione.
Bisogna partire da un buon amplificatore. Anzi, nel caso dei chitarristi più giovani, all’inizio andrà benissimo anche mini amplificatore.
E ci devi attaccare la chitarra direttamente, senza tanti fronzoli. E’ la maniera più pulita ed efficace per trovare il tuo suono. Bisogna partire in maniera semplice: “Less is more”. Suonare con la chitarra che entra dritta nell’amplificatore è la maniera giusta per trovare il suono più importante: il tuo. Che è quello che esce direttamente dalle tue mani. Solo dopo aver lavorato in questa maniera, piano, piano, si può iniziare a aggiungere qualcosa. 
Per esempio un pedale del delay o un wha wha. Ecco, il wha wha per esempio è un pedale importante, io non potrei farne a meno, lo uso sempre.
Ed è un pedale che comunque ti aiuta a lavorare sull’espressività, sul continuo cesellare delle sfumature di tocco, controllo del suono.
Un altro consiglio importsnte è imparare a utilizzare bene il controllo del volume. Questo è uno straordinario strumento per controllare direttamente il proprio suono. Quando voglio che la chitarra urli, che il suono sia totalmente libero lo tengo, ovviamente, completamente aperto. Ma se ho bisogno di avere semplicemente meno volume, di un suono più pulito, lo abbasso un po’. Dunque, solo usando il controllo del volume riesco a passare da una parte di chitarra ritmica (tenendolo aperto circa a sei) a un suono lead aprendolo completamente. Il tutto, bada bene, senza ricorrere a pedali aggiuntivi o cambiando canale dell’amplificatore.
In conclusione, ascoltatemi: per lavorare sulla costruzione di un grande suono di chitarra bisogna partire in maniera essenziale: chitarra sparata dritta nell' l’amplificatore. Solo una volta trovato il suono giusto, direttamente dalle mani, con calma e criterio si possono iniziare ad aggiungere altri pedali, altra strumentazione."




Altre lezioni con Doug Aldrich:

Doug Aldrich: pentatonica, corde a vuoto e pennata alternata
Una preziosa lezione dedicata all'affinamento della tecnica: sotto la lente del microscopio la pennata alternata e alcuni esercizi che mettono in gioco la scala pentatonica e le corde a vuoto. Materiale perfetto per ottimizzare aspetti importanti come timing, tecnica del muting e coordinazione. (Clicca per la lezione)

Doug Aldrich: come arricchire la scala pentatonica
Cinque irresistibili fraseggi per vivacizzare il fraseggio pentatonico sugli accordi di Dominante. L’idea è quella di arricchire la scala pentatonica con le altre note del modo a cui si sta facendo riferimento, il Misolidio. Da qui, si integreranno anche le note blues e si creeranno delle avvincenti sovrapposizioni di pentatatonica maggiore e minore. (Clicca per la lezione)

Doug Aldrich: come ottenere un gran suono di chitarra
doug aldrich lezioni
Link utili
La pagina di Doug Aldrich
Doug Aldrich sul sito di Baroni Lab
Il sito di Gurus Amp
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di fenderpassion61 [user #13902]
commento del 28/02/2018 ore 19:45:26
La solita storia...Il tocco e la tecnica sono importanti ma senza un po' di attrezzatura il suono non esce.
In ordine di importanza...secondo me ovviamente :-)
Chitarra. Senza una buona guitar non si ha speranza.
Amplificatore. Valorizza una buona chitarra e da un impronta indelebile sulla timbrica.
Effetti. Pedalini, anche non esoterici, fanno già bene il loro lavoro.
Ovviamente dipende anche molto dal genere musicale che si suona.
Poi i chitarroni che si sentono sui dischi sono fatti in studio con sovrapposizioni.
Su tutto la bravura del musicista che suona ha la precendenza. Gilmour ha quel suono anche con una acustica in mano ma il suonone di Confortably numb lo fa con tutta la sua rumenta che già aveva fin dagli inizi della sua carriera di musicista.
Rispondi
di Lucifer [user #46960]
commento del 01/03/2018 ore 05:38:54
Quello che asserisco da anni e anni... Ma ormai la moda è quella di comprare, comprare, comprare... e poi rivendere, rivendere, rivendere... E intanto il suono non si crea! E dopo che uno si è abituato ad avere i pedali a terra quando poi lo vedi suonare senza capisci che in fondo non è che sia questo grande chitarrista!
Rispondi
di aghiasophia utente non più registrato
commento del 01/03/2018 ore 08:13:52
Volendo restare solo su ciò che lui menziona: posso passare un'intera giornata suonando solo chitarra, cavo e ampli, ma se in testa ho il suono WHA+delay come lo tiro fuori dalle mani? Non solo: l'utilizzo di quegli effetti avranno una ricaduta tecnica sul mio modo di suonare che non sarebbe altrimenti.
Pure l'impiego del solo ampli può rappresentare una rogna. Se in mio possesso ho un monocanale col solo pulito e un unico controllo di tono come EQ è un conto, a livello tecnico ed espressivo. Se invece ho a disposizione anche un bel distorto e un EQ a tre bande è un'altra cosa ancora. E il mio approccio linguistico sarà diverso se passo un'intera giornata sull'uno o sull'altro.
La musica è linguaggio: la costruzione del proprio set-up è la "langue", il modo di suonare ,ciò che fanno le mani, è la " parole". Le due cose vanno di pari passo.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 01/03/2018 ore 10:02:52
Condivido il pensiero di aghiasophia e sono un convinto sostenitore che il suono non sta nelle mani, ma nella testa del musicista. La bravura è usare gli strumenti (chitarra, ampli ed eventuali effetti) che si hanno a disposizione, al meglio.
Leggo una contraddizione nell'articolo: concordo che la base del suono sia chitarra+ampli, ma o si tratta di roba buona, oppure col fischio che con una soundstation ed un harley benton miniamp (5w per € 20) trovi il "tuo" suono.
Ciao
Rispondi
di Gianni Rojatti [user #17404]
commento del 01/03/2018 ore 10:23:16
Io sono d'accordo con quanto dice Doug.
Per mia esperienza una chitarrista bravo e finito, anche con una strumentazione pessima, un suono credibile riesce a ottenerlo.
Viceversa non mi è mai capitato di sentire una pippa che, anche se attaccato al paradiso in terra di strumentazione, riuscisse a trovare una voce decente.
Se ti manca il tocco, la sicurezza nel prendere gli accordi, la decisione nel suonarli, la sensibilità ritmica nel vibrato, la con sapevolezza nella scansione delle note che suoni, puoi attaccarti alla strumentazione di Gilmour, Lukather, Van Halen ma il suono resterà pessimo.

Come con la tecnica. Non serve a nulla comperarsi un metodo di Gambale, Loureiro, Govan se non sei ancora sicuro sulle basi del tuo playing.
Così con il suono: che te ne fai di effetti, rack e super amplificatori quando ancora non sai gestire la base della tua voce: la chitarra e l'ampli?
Rispondi
di Lucifer [user #46960]
commento del 01/03/2018 ore 10:59:36
Colpito a affondato... Bravissimo!
Rispondi
di Gasto [user #47138]
commento del 01/03/2018 ore 11:54:34
Concordo al 100%.
Inoltre nell’articolo Doug non dice che uno debba sempre e solo suonare in quelle condizioni, ma che si tratta di un’importante FASE di sviluppo del proprio sound (almeno mi pare di capire).
Alla fine l’ampli è la parte più importante della catena e concentrarsi su quella per capire come funziona con le sue varie sfumature, lavorando su gain, volume e EQ è un passo fondamentale per sviluppare la propria consapevolezza musicale.

Rispondi
di aghiasophia utente non più registrato
commento del 01/03/2018 ore 15:41:4
La questione non si è mai risolta e mai si risolverà. E il bello è questo.
Andando sicuramente off-topic, dico che di fronte a uno che non è in grado di tenere in mano neanche il plettro c’è poco da disquisire: tecnica, suono, gusti musicali, qualità artistica degli ascolti, etc. Va da sé che sarebbe inutile mettergli a disposizione la strumentazione di Gilmour, Lukather o Van Halen.
Tra la passione per la musica e la voglia di tradurre musicalmente un certo “fuoco” ci passa una differenza abissale. Personalmente è da questa seconda sponda che parto quando ci si confronta sul suono e la sua costruzione. Sono chiare le posizioni di tutti: qui e anche in altri contesti in cui si dibatte di questi termini e sono tutte rispettabilissime, ovviamente. Noto, però, che mentre è ricorrente leggere nei vari interventi riferimenti a tecnica di base, tocco, velocità, scale, mai che ce ne fosse uno che parta dalla consapevolezza di una precisa “visione della musica”. È quella che poi ti porta a sviluppare il linguaggio come musicista. Questo, composto dalla tecnica che ti serve, non da quella universale, e dagli strumenti necessari ti porta a forgiare la tua proposta.
Ci sono chitarristi che eseguono in alcuni pezzi una serie di bicorde ad intervalli regolari di 1 secondo o 2. Se lo fanno piazzandosi davanti a due delay sincronizzati con dovizia in un certo modo e un bel pedale riverbero con effetti di modulazione, settato con gusto, è possibile che suonino qualcosa di interessante. Stanno utilizzando poco la tecnica, ma al tempo stesso stanno dispiegando un mondo sul piano espressivo. Se lo fanno imbracciando una chitarra acustica il risultato sarà diverso. Nel primo caso sono da considerarsi musicisti che frequentano certi sottogeneri rock e nel secondo delle pippe? Sono delle pippe comunque? Sono comunque da considerarsi chitarristi ma non bravi e finiti?
“La” tecnica non esiste. O meglio, esiste nella misura in cui è mezzo, strumento per “formalizzare” le dinamiche del processo creativo del “mio” linguaggio. Presa da sola è palestra. E non parlo solo della chitarra e della musica. È un discorso che vale per il teatro, la letteratura, le arti visive.
Tornando al tema “gestire la base della tua voce: la chitarra e l'ampli”, qualche anno fa, come molti, provavo ancora in sale di fortuna con gli ampli messi a disposizione dai gestori. Con la cippa di minchia che trovavo il mio suono! Trovavo un suono di compromesso, ma non il mio: né quello che avevo in testa, né quello che mi ero costruito a casa. In queste condizioni di partenza sai quando ho cominciato in parte – e solo in parte perché non posso prescindere dall’utilizzo di alcuni effetti – a ritrovarlo? Quando ho iniziato ad acquistare un preamp a pedale a due canali da portarmi dietro e spararlo in diretta o nel finale dei diversi amplificatori. Se mi mettessero di fronte a un Orange Rockverb e un TS9 da dargli in pasto e mi chiedessero “ti trovi il tuo suono?”, in una certa misura ci riuscirei pure, anche non trovandomi di fronte a un Bogner Ecstasy o a un Jcm 2000. Non ci riuscirei mai se mi piazzassero davanti a un Roland Jazz Chorus. Pure se con le mani mi mettessi a suonare le stesse parti che suonerei con il mio attuale setup.
Rispondi
di francesco72 [user #31226]
commento del 02/03/2018 ore 12:01:00
Ciao, non ho scritto che sono in disaccordo con Doug (figurarsi se da chitarraio della domenica posso) e sono con te quando sostieni che una pippa resta tale anche con fantastilioni di ottimi strumenti. La mia obiezione, però è che se non ti fai l'orecchio con strumenti adeguati, difficilmente potrai crescere. E' come nella cucina: se sei abituato a mangiar bene, potrai apprezzare le sfumature dei sapori anche più ricercati, se il tuo palato è abituato al cartone, che ti offrano aragosta appena pescata o polpa di granchio del ristorante cinese è la stessa cosa. Gli esempi che citi, ma oserei inserire anche te, sono musicisti che hanno affinato la capacità di utilizzare gli strumenti smanettando su tanti e diversi; dopodichè (come scrivevo) avendo ben chiaro in testa come si ottiene un certo suono, dagli pure in mano una zoom g3 che qualcosa di buono caveranno.
Ciao
Rispondi
di 5maggio2001 [user #36501]
commento del 13/03/2018 ore 16:28:09
dipende anche da cosa suoni, con chi suoni e dove suoni...
alla fine al 99% delle persone interessa un bel suono che esce da un buon ampli, poi se sei super bravo come Doug e riesci a far uscire certe cose con il volume o con il tocco questo interessa all'1% della gente (chitarristi come noi), o meglio più che interra LO COGLIE solo l'1% della gente
Rispondi
di claude77 [user #35724]
commento del 01/03/2018 ore 11:23:49
Concordo con Rojatti e poi se lo dice lui che è un Chitarrista. Io quando penso al mio suono parto sempre da chitarra e ampli. Quando sento di avere un bel suono, che mi soddisfa allora aggiungo quello che mi serve.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 01/03/2018 ore 15:40:14
Doug si riferisce non al suono inteso come forma d'onda, ma ai presupposti che consentono di ottenere la padronanza del suono e dello strumento.

Suonare dritto in un buon ampli è fondamentale, perché ci costringe a imparare come gestire la dinamica, senza compressori o altro in mezzo (e gestire la dinamica è fondamentale).
Inoltre, come dice lui, ti costringe a tirar fuori con pochi mezzi il suono che hai in testa; ovviamente non si parla di tirar fuori un ring modulator o un fuzz, ma del contour del suono, del suo attacco, del decadimento... Tutti aspetti che, insieme ad intonazione, precisione tecnica e timing, costruiscono il "buon chitarrista" (poi servirebbe anche la fantasia, ma lì si rischia di diventare "artisti") : D

Imparare a tirar fuori un suono morbido e leggero oppure aggressivo e definito senza l'uso di effetti è una grandissima risorsa. E tra l'altro è proprio grazie a questo meccanismo che ci si meraviglia quando qualcuno suona con un'altra strumentazione e ottiene comunque "il suo suono": perché il suono non è la forma d'onda (beh, diciamo non solo), ma è soprattutto dinamica, attacco, decay, sustain, release... Esattamente come i parametri di un sintetizzatore
: D

Rispondi
di aghiasophia utente non più registrato
commento del 01/03/2018 ore 15:53:34
Ti seguo fino a un certo punto, perché poi in certi contesti creativi il suono è solo ed esclusivamente forma d'onda (per usare i termini da te proposti). E allora bisogna cominciare a dare importanza anche all'attitudine e allo stesso modo con cui si dà importanza a timing, tocco, etc. Preciso questo perché, invece, in molte community che attraggono un certo tipo di chitarristi formati in un certo modo si ragiona quasi sempre per termini assoluti, non considerando aspetti che altrove "fondano" tanto i generi, quanto la tecnica chitarristica con cui si suonano. Aldrich lo afferma, giustamente, in base alla sua esperienza. L'esperienza di un artista che suona e scrive musica in un certo modo. E va bene così. Solo che non è un assoluto, non è verbo, visto che altrove l'esperienza è diversa.
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 01/03/2018 ore 16:04:08
"in certi contesti creativi il suono è solo ed esclusivamente forma d'onda"

Assolutamente si. Il mio discorso era riferito all'idea di chitarrismo nel senso comune, "classico". E' chiaro che se ti chiami Eivind Aarset o anche Ed O'Brian hai (anche) altre necessità. Se togli a The Edge l'ottavo puntato la vedo dura su certi pezzi.

Secondo me il discorso di Doug vale soprattutto per chi sta ancora cercando di formare il proprio suono, ma è chiaro che musicisti più esperti potrebbero guardare anche altrove.. Poi dipende dal tipo di suono che si cerca: Jeff Beck anche solo con chitarra e ampli è uno splendido artista, altri hanno costruito il loro suono in modo diverso.
Rispondi
di aghiasophia utente non più registrato
commento del 01/03/2018 ore 16:08:26
Infatti avevo intuito che c'eravamo capiti. Era giusto, per me, per integrare ;)
Rispondi
di E! [user #6395]
commento del 01/03/2018 ore 18:32:12
:-)
Rispondi
di acevh63 utente non più registrato
commento del 02/03/2018 ore 12:30:55
Il nostro primo strumento in ordine di importanza non è la chitarra o l'ampli o i pedali: sono proprio le mani. É proprio per questo che Doug ha ragione.
Per tradurre in suoni decenti la musica che è dentro di noi, dobbiamo cominciare a curare il primo strumento della filiera (ed il più importante): le mani.
Un po' di anni fa, dopo anni spesi a suonare con superchitarre, superampli e superpedali, sentendomi un superchitarrista, mi sono poi accorto che quando imbracciavo una acustica o una classica, con un plettro smangiato, diventavo un semideficiente. Allora mi sono fatto una domanda: come mai Malmsteen (per dire uno che ho visto personalmente) se suona su una chitarra da 5 lire trovata in un bar, su cui io mi schiferei a mettere le mani, la fa suonare divinamente, ed io farei fatica a farle emettere dei suoni coerenti?
Mi sono comprato un ampli scarso (e senza riverbero...! ...cosa di cui ci droghiamo facilmente) e una Squier Bullet a cui non ho volutamente regolato neppure la action e senza alcun pedale ho cominciato a suonare almeno mezz'ora al giorno, dimenticando tutto il mio armamentario superfigo e supercostoso.
La faccio breve: in pochi mesi ho migliorato le mie mani (ossia la mia tecnica) in modo drastico, colmando molte lacune che prima non vedevo neanche, ma che si rivelavano impietosamente quando non erano nascoste da action superbasse, riverberi, echo, etc...
Rispondi
di Lucifer [user #46960]
commento del 02/03/2018 ore 19:27:37
Centrato in pieno il problema... Non avrei potuto scrivere di meglio!
Rispondi
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di Repsol [user #30201]
commento del 03/03/2018 ore 00:05:1
Si ma son due cose diverse saper suonare bene e avere un bel suono.
L’articolo parla di suono...si da per scontato che uno sappia suonare.
Sicuramente un grande chitarrista se suona una ciofecca farà meglio di me, ma questo non significa che avrà un bel suono.
Rispondi
di aghiasophia utente non più registrato
commento del 03/03/2018 ore 00:33:50
" Si ma son due cose diverse saper suonare bene e avere un bel suono". Esattamente. Così come un'altra questione ancora è il suono "personale".
Rispondi
di Tom Anderson [user #2700]
commento del 03/03/2018 ore 03:29:59
Il top è senza ampli, se fai cantare bene l'elettrica da spenta, ci sei. Puoi sempre immaginare tutto il contorno mentre lo fai, ma deve gia' suonare convincente cosi.
Il resto si aggiunge (o si toglie).
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 03/03/2018 ore 12:04:21
VERO! Per un commento aggiuntivo esagerato stavo proprio per scrivere la stessa cosa!!! Per chi parte da zero, ci si trova un tocco che fa risaltare il tono della chitarra, anche se spenta. Per chi è già esercitato, è un metodo per tenere le dita sotto controllo dato che un ampli spesso fa da camouflage di erroretti che si sentono da spenta.
Rispondi
di keithtaylor [user #9519]
commento del 06/04/2018 ore 19:32:27
una sera mi capito' di suonare in un posto dove successivamente c'era la classica jam session aperta a tutti. Non amo le jam session ma non sono particolarmente geloso della mia roba per cui non ebbi problemi a prestare chitarra, effetti (sostanzialmente un overdrive e un delay, al tempo) e ampli a chi saliva sul palco.
Beh, garantisco che ognuno che saliva tirava fuori un suono diverso dal mio e dal chitarrista precedente: c'era chi giocava col volume della chitarra, chi con quello dell'overdrive, chi con l'ampli, etc etc.
Era gente di livello medio, non scarsi e non megafenomeni, ma comunque gente che sapeva suonare.
Il suono sta nelle mani E nella testa, punto.
Rispondi
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