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Questione di resistenza
Questione di resistenza
di [user #116] - pubblicato il

Una bacchetta che si rompe nel mezzo di un’esecuzione è un terno al lotto, un giro alla roulette russa. Perché può capitare che si spezzi nel mezzo di un groove fluido e dilatato o dopo un fill esplosivo, appena prima di uno stop. E allora c’è il tempo per cambiarla al volo e tirare dritto, senza che succeda niente e nessuno se ne accorda. Ma se la bacchetta si spezza nel cuore di un’assolo, nell’incedere serrato di un portamento veloce, in un fill o incastro all’unisono con gli altri strumenti, lì è un guaio. Può spezzarsi la magia della performance, addirittura fermarsi il pezzo.
La similitudine che più di frequente si ascolta è quella tra il chitarrista che perde o spezza il plettro e il batterista che rompe la bacchetta. Entrambi incidenti che se il musicista è scaltro e il momento della canzone in cui questo accade lo consente, possono essere ovviati senza grossi strascichi. Ma sono incidenti che, allo stesso tempo, possono rovinare l’armonia di un’esecuzione. Una scorta abbondante di plettri e bacchette di riserva è doverosa quando si affrontano concerti, sessioni di studio e prove.

Questione di resistenza

Certo è che, salvo eccezioni, un plettro costa dieci se non venti volte meno che un paio di bacchette. Ed è così che l’ansia della bacchetta che si rompe (con la conseguente scorta di riserve necessarie) per i batteristi oltre allo stress di un performance rovinata, comporta anche una certa scocciatura economica.
Due sono i punti in cui, principalmente, può rompersi e rovinarsi la bacchetta:  la parte terminale, più affusolata, e l’oliva (così è chiamata la punta della bacchetta stessa) e la zona centrale che coincide con la parte che colpisce il rimshot.
Un’impostazione non corretta facilita la rottura della bacchetta: il batterista che non è impostato a dovere rischia di colpire i piatti di taglio, agevolando la sfilacciatura del legno e conseguenti lacerazioni e allo stesso tempo, percuotendo i tamburi ne colpisce i bordi. Inoltre, chi non possiede una buona impostazione esercita troppa forza nell’impugnatura delle bacchette, sbattendole anzichè facendole rimbalzare. Procedura che le mette sotto sforzo e contribuisce a romperle.
Ma anche per il batterista più esperto non ci sono sconti sull’utilizzo deciso e continuativo del rimshot: questo letteralmente massacra la parte centrale della bacchetta. In pieno regime di prove e tour, molti professionisti asseriscono di cambiare bacchette almeno ogni due, se non addirittura ogni singola gig.
Perché, anche se la bacchetta non si rompe, il fatto che sia particolarmente rovinata ne mina e condiziona l’utilizzo ottimale.



Per questo abbiamo accolto con un certo interesse la notizia dell’arrivo in Italia delle Vater, bacchette distribuite nel nostro paese dall’importatore Gold Music, che si prefiggono di essere particolarmente resistenti e di offrire una resistenza decisamente sopra la media.
Vater ha agito proprio sui due punti critici nominati prima: dalla metà verso la punta della bacchetta è stata applicata una speciale laccatura che scongiura scheggiature e sfilacciature del legno quando si suona sui piatti.
Invece, nella zona del rimshot è stata applicata una sorta di fascia di rinforzo e protezione con un materiale otto volte più resistente dell’alluminio. Questo protegge la bacchetta quando colpisce il cerchio del rullante o dei fusti.
Viceversa, il punto in cui il batterista impugna la bacchetta è stato lasciato invariato così che il consolidato feeling con l’impugnatura del legno resti totalmente lo stesso di sempre.
Nell’attesa di metterle quanto prima alla prova dal vivo o in sala prove, pestando come forsennati sui nostri set, abbiamo raccolto la testimonianza d Paolo Caridi, nostro docente di batteria metal qui su Didattica che le sta già utilizzando nel suo progetto Hollow Haze.

bacchette
Link utili
Le bacchette Vater sul sito Gold Music
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