Lo aspettavo da tempo. Da quando fu annunciato al NAMM, dopo aver ronzato intorno ad alternative per anni, ecco che Marshall fa proprio quel che cerco: non una testata di fascia alta o handwired come il 2061X, una plexi in formato 18W (ma senza master volume accidenti!), non come altri cloni boutique estremamente cari e con poche concessioni alla modernità. Questa volta sembra proprio quella giusta. Accessibile, usabile, da quanto dichiarato e dalle prime prove online pare ci siano tutti gli ingredienti per un Marshall moderno che suoni come una plexi d'annata. Appena arriva dal negoziante di fiducia, prima di molti grandi store online, mi catapulto a provarlo.
Intanto, vediamo un po' cosa offre: on/off senza standby, uno switch a tre vie per piena potenza, mezza o un quarto. Poi Presence (classico filtro in frequenza sul segnale in ingresso, poi vedremo come mai molto importante), master volume, alte, medie, basse, Tilt - un controllo anche questo particolare e piuttosto interessante - e gain. Dietro ci sono le uscite in vari ohm, un loop FX, un ingresso per il pedale di controllo e un'uscita di linea.
Provato in negozio in una 4X12 con una Stratocaster, devo dire che non mi impressiona in modo particolare. Non che suoni male o poco, ma non riesco a cavarne quel suono che cerco. Sono un po' spaesato, devo ammettere, ma decido di portarlo a casa comunque, abbastanza sicuro che sia lì da qualche parte tra i controlli. E qui veniamo appunto a quei controlli che poi si rivelano cruciali per trovare il suono.
Presence è vitale per togliere frequenze alte in ingresso: dato che la natura dell'ampli va dal quasi clean al drive da hard rock ed è di suo piuttosto bright, si vanno a sommare anche le armoniche superiori che spuntano dal clipping del segnale. Tagliare prima un po' di alte non è come farlo dopo, con l'equalizzazione: il suono rimane più compatto e meno slabbrato, ma al contempo chiaro ed energico.
L'altro controllo importante è il Tilt. Questo sostanzialmente funziona come un mix tra i canali Bass e Treble di una plexi originale. All'inizio questi tre modi di agire sui toni (Presence, Tilt, Equalizzazione) lasciano spaesati e probabilmente ecco perché in negozio mi ero perso. A casa con calma ho trovato dei settaggi convincenti e sto imparando a conoscerlo.
Tra i tratti distintivi, l'Origin a piena potenza ha davvero tanto volume: paragonato con un Engl GigMaster da 15W non c'é storia. I bassi corrono nel pavimento, non sentivo queste sensazioni dall'epoca del mio Laney 100W (che era oggettivamente ingestibile). A mezza potenza è un poco più compresso ma comunque molto naturale e, per un uso casalingo, è ancora fuori scala. Solo a un quarto si può restare nei limiti della civiltà, ma diventa ancora più compresso e satura prima (non è detto sia un difetto).
Altra cosa che ho scoperto: i controlli sono tutti estremamente interattivi, non solo per il fattore tono, come detto prima, ma per il gain, che non è indipendente dal master. Sembrano due stadi simili in cascata, tanto è vero che a zero gain è muto, come a zero volume. A basso volume ma alto gain il suono non è molto saturo, si deve bilanciare con il master o inserire il boost (fisso, ma molto ben bilanciato).
L'ho usato solo poche ore, ma posso dire di essere estremamente soddisfatto. Se ne tirano fuori suoni deliziosamente hendrixiani ma anche alla Neil Young, una volta capito il trucco. Si adatta magnificamente a Les Paul, Stratocaster e anche a chitarre con pickup dall'uscita piuttosto bassa. Ha la classica timbrica da plexi, quell'attacco riconoscibile e quel sustain che fa uscire le note dalle dita con facilità. Ecco, fa sembrare di essere chitarristi migliori, le incertezze sono smussate, le note prendono volume e corpo senza fatica. Ora scusate, vado a suonare! Se volete sentirlo, seppure nella versione combo con speaker da 10", ecco qui un video dove rende abbastanza bene.
|