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Giorgio Santisi: un artigiano della musica
Giorgio Santisi: un artigiano della musica
di [user #116] - pubblicato il

"Ci sono dei bravissimi musicisti che si adattano a tutto, io per carattere sono un po' ribelle e preferisco mantenere una mia indipendenza. L'artigiano rifiuta un lavoro se è contrario al suo gusto personale o se non rende giustizia al suo lavoro, mentre un operaio si limita ad eseguire." Parola di Giorgio Santisi, grande bassista italiano, fortissimo nel rock dove lo abbiamo ascoltato in azione a fianco ad alcuni dei migliori chitarristi in circolazione (Poggipollini, Pastano, Scarpato...). Giorgio è un musicista colto, sensibile e totalmente immerso nella musica. Un vero artista.

Quali sono i dischi e gli artisti che ti hanno fatto innamorare della musica? 
L'artista che mi ha davvero cambiato la vita e mi ha avvicinato seriamente alla musica è stato indubbiamente Pat Metheny e il doppio dal vivo Travels è ancora oggi il disco che ho ascoltato più volte. Poi adoro Burt Bacharach e tutta la sua musica. 

E nel dettaglio, quali i bassisti che ti hanno stregato e spronato a scegliere questo strumento? 
Sembrerà banale e scontato ma per i bassisti della mia generazione Jaco Pastorius e Marcus Miller erano imprescindibili. 
Loro furono i primi a farmi capire che il basso poteva andare ben oltre il ruolo di semplice strumento di accompagnamento. Negli anni, invece, ho imparato ad apprezzare ed amare soprattutto i bassisti “accompagnatori” ma ho sempre preferito quelli con una grande personalità come Nathan East o Pino Palladino. C'è spesso la 
tendenza a dire che il bassista deve mettere poche note ma per me è la qualità delle note che fa la differenza, non la quantità. Per esempio il nostro Federico Malaman è famoso per le tante note che mette ma io non riesco a trovarne una brutta e anche quando accompagna tutto è fatto con un gusto e con un groove incredibili. 

Giorgio Santisi: un artigiano della musica

Ci racconti la tua storia dal punto di vista di ricerca sonora? I tuoi riferimenti? Gli strumenti che hai posseduto? Come sei arrivato a trovare e costruire il tuo suono?
All'inizio per me il suono era una cosa piuttosto semplice e scontata e ovviamente mi sbagliavo profondamente ma avevo 18 anni e per me esistevano solo il Fender Jazz Bass suonato alla Jaco col pickup a ponte o con tutti e due i pickups aperti alla Miller. 
Negli anni ho posseduto molti strumenti, alcuni per il piacere di sperimentare e altri per alcuni contratti che mi legavano a vari produttori. Ma alla fine sono rimasto un “Fenderista” nell'animo e quindi tutti quasi gli strumenti che posseggo o sono dei Jazz Bass o si avvicinano a quella filosofia. Credo che il Jazz Bass sia uno 
strumento che valorizzi più di altri il suono che hai in testa e nelle mani. John Paul Jones suonava con i Led Zeppelin lo stesso strumento che era usato nel Jazz con un sound completamente differente. Riguardo il suono è una ricerca che non finisce mai. Ogni genere ha le sue peculiarità e il rock è forse il genere che ha il 
suono più difficile anche perchè la parola “rock” ha un significato troppo ampio per poter far riferimento a un solo suono. Devo dire che sul suono del Rock ho imparato tanto grazie a Federico Poggipollini che è un vero cultore del genere e soprattutto (pochi forse lo sanno) un bassista Rock eccellente. In genere cerco di 
ottimizzare il suono nella catena mani-basso-effetti (uso giusto della saturazione e un filo di compressione) e per questo motivo uso e preferisco ampli che non colorino ulteriormente il suono.

Meglio un basso che suoni bene tante cose, o tanti bassi - ciascuno - che suona benissimo un genere? 
Dipende molto da quello che fai e dal tuo ruolo. Ci sono dei bassisti che per esempio si ritrovano ad accompagnare decine di generi e 
artisti in alcune trasmissioni televisive. In quel caso avere più di uno strumento aiuta a replicare il sound con cui magari sono stati 
registrati i dischi di quegli artisti. Io ho preferito lavorare su un mio suono. Certo, non a tutti può piacere e magari non sempre è adatto, ma il mio suono è un 
elemento di riconoscibilità insieme al mio stile e preferisco essere ingaggiato per quello. 

Giorgio Santisi: un artigiano della musica

Ti ho sempre visto e ascoltato in azione con grandi chitarristi rock: Poggipollini, Burns, Pastano, Scarpato... quando si suona con musicisti con un suono, una personalità e un linguaggio del genere come si fa ad accompagnare riuscendo ad essere presenti ma non invasivi e allo stesso tempo non 
finire stritolati?
Non sono mai stato un bassista che si nasconde, mi piace farmi sentire e mi piace anche arricchire le mie linee di basso quando posso. Ma un buon metodo per capire se quello che fai va bene è registrarsi il più possibile. A volte suonando penso: “che cosa bella che ho fatto” poi riascoltandola dico: “Che schifo”. Riascoltarsi serve a capire a mente fredda cosa va e cosa non va. Federico Poggipollini stilisticamente ti porta nella sua direzione, la sua musica è indirizzata verso dei modelli sonori ben precisi e in questi modelli portamento e suono sono fondamentali. 
Vince Pastano ragiona molto da produttore e meno da chitarrista, nonostante sia un chitarrista fantastico. Lui usa i suoni in modo geniale e poco convenzionale, lascia spazio alla idee altrui e ascolta tutti, ma è capace di portarti con gentilezza verso il suo mondo usando quello che di buono c'è nel tuo. Molti ora lo identificano come l'anima Metal di Vasco, ma per me Vince ha una vena melodica pazzesca. Giuseppe Scarpato è un amico di vecchia data, ci conosciamo da quasi 30 anni ma fino a qualche anno fa non avevamo mai suonato insieme e spesso entrambi ci chiediamo perchè. E' una macchina da guerra, suona con un tiro e una cattiveria che quasi contrastano con la persona tranquilla e pacata che è fuori dal palco. Suoniamo spesso in trio il che permette di potersi esprimere liberamente e ogni volta è come se suonassimo insieme da sempre. Stef l'ho incontrato on stage solo di sfuggita a dire il vero ma è sempre stato bellissimo. Lui suona così bene che rende speciale suonare anche la cosa più semplice del mondo. 
Come mi disse una volta Maurizio Rolli, (un fantastico bassista e arrangiatore conosciuto in tutto il mondo nonchè il mio Maestro migliore), sei davvero bravo quando fai suonare bene gli altri. 

A proposito di rock, ho letto una tuo magnifica riflessione che prendeva spunto da questa frase: "Ma perchè ascolti del Jazz se suoni sempre e solo del Rock?”
So che vi farà ridere, ma io non volevo fare il bassista rock, il mio sogno era suonare con gli Incognito o con Stevie Wonder. A fare il bassista Rock mi ci sono ritrovato per caso e ho imparato per strada così come ho imparato ad amare veramente questo ruolo. Essere versatili a volte ti porta a non essere perfettamente in stile al 100% ma io ho imparato che un musicista dotato di una buona versatilità alla fine vince sempre. Ci sono sicuramente bassisti Rock che hanno un suono più “figo” del mio o che sono più in stile, ma magari sono meno precisi e forse le loro linee di basso sono più scontate, non saprei. Non sono certamente un bassista Jazz, l'ho un po' tralasciato negli ultimi anni e non ho un bel fraseggio nei soli. Ma suonarlo ogni tanto mi aiuta a ragionare sempre sugli aspetti armonici che secondo me sono spesso sottovalutati da molti giovani bassisti e l'armonia non riguarda il Jazz ma tutta la musica. 

Giorgio Santisi: un artigiano della musica

Hai lavorato in studio con tanti fonici e produttori importanti, Guido Elmi su tutti...
Fu grazie a Vince Pastano che mi ritrovai a suonare nel suo disco nel 2015. Con Guido era nata una reciproca simpatia e stima e lui mi trattava sempre con molta gentilezza. Abitava praticamente a 500 metri da casa mia e ogni tanto ci incontravamo da lui per un caffè, l'ultima volta che l'ho visto sono stato da lui per buttare giù due idee sul suo secondo Album. Non ero a Bologna quando ci ha lasciato, e quando l'ho saputo la notizia mi ha addolorato molto. Dal punto di vista professionale mi ha molto colpito la sua immensa cultura musicale e il saper dare sempre un riferimento specifico per ogni brano, lui ascoltava veramente di tutto. 

Quali sono i tre suggerimenti che ti sentiresti di dare a un ragazzo che per la prima volta deve affrontare lo studio di registrazione? 
Innanzitutto gli consiglierei di approcciarsi sempre con professionalità, quindi strumentazione adeguata e perfettamente funzionante, idee chiare sul tipo di lavoro da fare, puntualità. Poi gli consiglierei di fare una cosa che ai miei tempi non era possibile, cioè esercitarsi a casa mettendo alla prova il proprio Timing usando dei software musicali. Ultimo consiglio: essere pazienti e imparare a relazionarsi con gli addetti ai lavori cioè gli artisti, i produttori e i fonici. 



Ancora una domanda rivolta ai principianti assoluti: qual'è la cosa più importante che raccomanderesti a un ragazzo che inizia a suonare il basso?
Suonare a tempo per un bassista deve essere sempre il primo obiettivo, quindi è necessario conoscere bene la divisione ritmica e aver padronanza delle figure ritmiche più utilizzate esercitandosi anche su tempi molto larghi. Saper fare una scala in sedicesimi a 300 bpm e non saper suonare dei quarti a tempo a 50 bpm e col giusto portamento, è un suicidio professionale. A questo aggiungerei che un bassista dovrebbe studiare musica come tutti, la conoscenza soprattutto armonica ti apre dei mondi espressivi inimmaginabili. 

Un'ultima riflessione: tu dici di non sentirti artista. Ma artigiano della musica. Che differenza c'è? Il fatto di suonare uno strumento non rende quindi, automaticamente, artisti? 
Secondo me c'è un abuso della parola “artista”. Pochi strumentisti secondo me possono a ragione fregiarsi di questo titolo e lì entra anche in gioco l'aspetto compositivo o la capacità di fare qualcosa di innovativo . Tuttavia essere un artigiano della musica non è una cosa facile: l'artigiano non dipende da nessuno anche quando lavora per gli altri, crea, ci mette del suo. L'artigiano rifiuta anche un lavoro se è contrario al suo gusto personale o se non rende giustizia al suo lavoro, mentre un operaio si limita ad eseguire. Ci sono dei bravissimi musicisti che si adattano a tutto, io per carattere sono un po' ribelle e preferisco mantenere una mia indipendenza. Il che non significa che non possa adattarmi, ma che cerco di lavorare soprattutto in quei contesti in cui io mi possa esprimere liberamente senza paura di scontentare il datore di lavoro di turno. E' una mia scelta ben precisa, a volte scomoda, ma che rende giustizia al motivo per cui ho iniziato a suonare il basso, cioè fare musica e stare bene con me stesso. Lavoro con la musica perchè suono e non il contrario, il lavoro è una conseguenza, non il fine almeno per me. Ai giovani musicisti riporto sempre una citazione del bassista americano Jeff Berlin: “suonate e studiate per essere dei musicisti migliori, non perchè volete lavorare nel mondo musica".

Giorgio Santisi: un artigiano della musica
 
Link utili
Il sito di Giorgio Santisi
Giorgio Santisi tra gli ospiti di Custom Shop Milano 2018

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