di redazione [user #116] - pubblicato il 02 novembre 2018 ore 14:00
Andrea Evangelista è un giovane e brillante chitarrista e didatta che dalla prossima settimana ci guiderà alla scoperta del chitarrismo ritmico di band com e Animals As Leaders, Tesseracts, Meshuggah, Monuments e Nevermore.
Lo conosciamo meglio in questa intervista in cui Andrea dispensa anche qualche prezioso confezionare un suono giusto per suonare e studiare Djent.
Chi sono i tuoi riferimenti chitarristici?
Sono partito con la vecchia scuola del metal che resta, comunque, un riferimento.
Nel tempo però, mi sono avvicinato molto alle ultime frontiere del chitarrismo Progressive e Metal, tutta la scena Djent. Tosin Abasi o Jeff Loomis per esempio, nomi a cui tra l’altro mi sono ispirato per confezionare queste lezioni. Della scena moderna, pur restando nello stesso filone Djent e Progressive, seguo anche chitarristi più melodici come Plini o Aaron Marshall.
E viceversa, dal punto di vista solistico?
Da un punto di vista più solistico ho grandi riferimenti nel chitarrismo Fusion: Frank Gambale e Guthrie Govan credo mi abbiano profondamente influenzato e stimolato nella creazione del mio fraseggio.
Tosin Abasi è forse il chitarrista più rappresentativo della scena Djent...
Sì. Nel suo playing ci sono davvero molti elementi profondamente innovativi. Abasi ha introdotto nella chitarra metal una componente percussiva che non era mai stata sviluppata a questi livelli. Molti chitarristi avevano sperimentato con lo slap in ambiti fusion e funk, ma nessuno aveva elaborato un linguaggio così originale e coerente con l’estetica progressive e metal. Quasi tutto il riffing degli Animals As Leaders, che poi è anche la parte più suggestiva della loro produzione, è costruita con lo slap.
Abasi ti piace anche dal punto di vista solistico?
Abasi è affascinante anche dal punto di vista melodico dove attinge a piene mani a elementi vicini alla fusion con forti richiami al linguaggio di Allan Holdsworth con dissonanze e richiami al jazz.
Ascoltando i riff che hai confezionato per queste lezioni, si sentono delle cose armoniche molto particolari...
Le cose più interessanti dal punto di vista armonico arrivano dall’utilizzo delle corde a vuoto che interagiscono con le note in gioco dei vari accordi creando delle dissonanze forti e caratteristiche del genere. Sono importanti anche i cluster formati sugli intervalli più brevi che garantisco sonorità peculiari per questo genere.
Parliamo di suono. Nel Djent l’amplificatore valvolare resta ancora la prima scelta?
No, purtroppo – e non me ne vogliano i puristi – in questo genere il valvolare è stato sostituito dal digitale che si è rivelato molto più versatile nella creazione e gestione tanto dei distorti che dei clean super effettati.
Ci dai qualche dritta per creare un suono Djent?
Va bene partire da un’equalizzazione a V, tipica del Metal: alte e basse pronunciate e basse scavate. Ma da questa partenza bisogna prendere atto che è necessaria una grande definizione e intelligibilità. Quindi bisogna rinforzare e scolpire le medie, altrimenti la chitarra non buca il mix. Ci sono due controlli poi decisivi: la presence e la depth che sono parametri fondamentali per garantire quella pasta sonora tipica del Djent.