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Meet The Pro - Madaski
Meet The Pro - Madaski
di [user #45705] - pubblicato il

Questo mese per Meet The Pro abbiamo incontrato Frank Thomas Madaski, esponente di punta del panorama indipendente italiano, leader e co-fondatore degli Africa Unite, con alle spalle progetti solisti, innumerevoli collaborazioni e remix per svariati artisti italiani e internazionali.
Ciao Madaski, tu spazi dal ruolo di produttore, mix engineer e remixer a quello di artista in prima persona. Dove ti identifichi maggiormente?

Nasco come musicista,mi diplomo in pianoforte nel 1988. Lo stesso anno acquisto un 8 tracce Fostex e il mio primo mixer, uno Studiomaster 20 canali. Mi piaceva il rock, il punk e il reggae, ma non c’erano molti studi interessati e capaci di creare quel sound, allora ho pensato che potevo imparare da solo e così ho cominciato a lavorare con le macchine. Rimango comunque musicista al cento per cento ,solo che il mixer è diventato uno degli strumenti che suono.

Gia nel 1996 sei stato un precursore nell’utilizzo della distorsione digitale nel tuo album solista Distorta Diagnostica. Ci puoi raccontare casa hai utilizzato al tempo e qual era la filosofia dietro a questa scelta artistica?

Ero molto influenzato dal suono di Trent Reznor (Nine Inch Nails) ed ho iniziato a sperimentare un suono molto distorto, digitalmente, saturando i campione nell’Akai S1000, ma anche portando al massimo i livelli di registrazione e di distorsione del mixer Soundcraft 2424 e del registratore analogico Sony MCI. Quindi usavo in misto di analogico digitale che poi mi ha sempre caratterizzato.

Meet The Pro - Madaski

Sei nato come pianista ma conosciamo tutti la tua passione per la musica elettronica e le nuove tecnologie. Quanto ha influenzato il tuo modo di fare musica l’utilizzo delle tecniche di campionamento esplose negli anni ’90? Sono ancora attuali?

Tantissimo il campionamento è semplicemente stata l’introduzione all’audio digitale, solo che con il campionatore i minuti erano limitati. Circa 4 sull'Akay con il massimo dell’espansione. Lo usavo molto per fare i remix, mi facevo dare la versione a cappella del brano, la dividevo in campioni, tipo strofa e ritornello e poi lo pilotavo midi con Notator su Atari 1040ST costruendo la base sotto. Il principio è identico allo sfruttare quello che ora è la traccia audio digitale per poi costruire altre versioni. I softwares si sono molto evoluti… ma ad esempio la parte midi di Logic Pro X è identica a quella di Notator che usavo più di 20 anni fa. Completamente identica!

Nel 2005 hai dato vita allo studio Dub The Deamon, un luogo che coniuga la tecnologia moderna con la natura incontaminata della location. Ci puoi raccontare come è concepito lo studio nei suoi spazi e la sua strumentazione?

Dub the Demon è stata una bellissima esperienza, uno studio molto grande con un banco stupendo Amek Rembrandt (ce ne sono pochissimi al mondo). Era completamente immerso nella natura, una grande villa quasi tutta cablata dove era possibile fare musica a 360 gradi e un po’ ovunque. Mi sono trasferito da pochi mesi sempre in una villa però nel centro di Pinerolo, con altre caratteristiche, ho limitato il tutto ad una regia, mi occupo quasi esclusivamente di mix e dei miei lavori, quindi ho scelto una situazione più comoda e meno impegnativa, gestionalmente parlando.

Sei molto conosciuto anche per il tuo ruolo di mix engineer. Attualmente il tuo setup è completamente In The Box, ibrido o full analog? Ci puoi spiegare la tua scelta?

Ibrido, uso sempre un banco analogico e le mie macchine preferite, compressori ed effetti, alcuni molto vintage con cui costruisco il mio suono. Non disdegno però per remix o situazioni che necessitino di un approccio sempre pronto e veloce lavorare in the box.

Abbiamo seguito una tua data live in coppia sul palco con Bunna (Africa Unite) e ci ha colpito il tuo interessante e particolare Setup dove utilizzi un mixer analogico e degli effetti in mandata come se fossero un vero e proprio strumento musicale. Ci puoi dare qualche dettaglio in più?

Si. È ciò che io chiamo suonare il mixer! Sono le tecniche del dub che nascono in Jamaica dall’elaborazione strumentale dei singoli brani senza la voce del cantante, la dub version di solito era il lato b del 45 giri. È poi diventato un genere vero e proprio e ha influenzato molto l’elettronica e altri generi simili. Tecnicamente io uso computer e scheda audio che fanno le veci del registratore multitraccia analogico. Sul software ho registrato le singole tracce di cassa, rullante, hi-hat, basso, ritmica, ecc. e le controllo canale per canale con il mixer analogico. In questo modo posso elaborare nuove versioni in qualsiasi momento, facendo cutting, usando effetti e controllando anche la voce di Bunna, facendo passare anch’essa dal mixer. Poi mando il master out del mio mixer alla console di sala ed il gioco è fatto!

Meet The Pro - Madaski

Sei stato uno dei maggiori esponenti della musica indipendente italiana esplosa negli anni ’90, cos’è rimasto di allora e come giudichi la nuova era musicale indipendente?

Penso ci siano sostanziali differenze riassumibili nel fatto che c’era ,allora, molta più coesione tra le band e una voglia maggiore di cambiare lo status musicale italiano. Ora ci si accorda in pieno. Poi c’è un divario tecnico incolmabile a mio parere, dato anche dal fatto che noi si suonava davvero e molto… i tour non erano di 10 date ma di 100. Ci si faceva il culo e ci si divertiva, oggi tutti pensano di essere arrivati dopo aver fatto un singolo che fa qualche milione di visualizzazioni e 2 concerti al Palasport. Ciò determina una crisi economica enorme in tutto l’ambiente a partire dagli studi di registrazione (va di moda il “faccio io nella mia cameretta sound…” ) per arrivare ai service, ai tecnici e musicisti che spesso devono gestire 100 situazioni differenti in quanto, come dicevo i tour sono sempre più grandiosi ma sempre più ristretti… ci guadagnano gli “artisti’’ e il management, ma non certo gli addetti al settore.

Sappiamo che sei al lavoro sull’ultimo album di ‘O Zulù dei 99 Posse. Su quali altri progetti stai lavorando attualmente?

Ho appena terminato il mixaggio del nuovo disco di ‘O Zulù, sta per uscire il Gran Bal Dub, esperimento di elettronica e dub applicata alla musica occitana che vede me e Sergio Berardo, con la sua ghironda e strumenti vari in prima linea e sto terminando il nuovo album degli Africa Unite che uscirà in primavera e sarà un disco che sorprenderà molti...non vi dico perché ma sono sicuro che accadrà!

I nostri lettori spesso ci chiedono cosa acquistare per cominciare a produrre la propria musica. Nello specifico, cosa consiglieresti a chi si avvicina alla musica elettronica?

Potrei dire che con un buon computer e un software tipo Ableton Live o Logic Pro X, un microfono e un compressore ci si fa lo studio, per creare… poi consiglio di andare a mixare da qualcuno più esperto!

Ultime 2 domande di rito: 1 - qual è il microfono che porteresti sull’isola deserta?

Shure SM58, alla fine ci fai tutto.

2 - Qual è il gear più cheap che hai utilizzato in una produzione e che consiglieresti di acquistare anche ai nostri lettori?

Non saprei davvero… raccatto molta roba in giro… gli effetti che uso live in dub sono tutti molto cheap… sicuramente il più scenico è l’ Alesis Air FX, è fuori produzione da un bel po’ ma si trova di seconda mano…
Il suono è una cosa molto personale non esistono regole particolari. Ognuno ha il suo, ma deve essere frutto di studio ed applicazione, siamo un po’ come degli atleti che si allenano e, quanto più continuativo è l’allenamento, più interessanti saranno i risultati. Occhio alle orecchie ...però!!!!
Buon suono a tutti!
 
madaski
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