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Fender Custom Shop 1960 Relic Stratocaster
Fender Custom Shop 1960 Relic Stratocaster
di [user #26119] - pubblicato il

Manico impeccabile e pickup dall'output consistente confezionano una Strat dedicata agli anni '60 ma con un animo moderno. La racconta un nostro lettore.
Direttamente da Corona, la Fender 1960 Relic Stratocaster prodotta nel 2017 e in mio possesso è praticamente l'ultimissima produzione del Custom Shop. Parto nell'analisi da lontano, ma da subito vi rivelo che questi strumento mi ha lasciato un po' stupito, almeno per quelle che erano le mie aspettative.

La custodia, innanzitutto: la classica hardshell case, robusta e ben fatta, rivestita di un tolex marrone chiaro, bruttino a vedersi, con i bordi esterni rivestiti in similpelle, anche questa marrone. A ridosso della maniglia, il logo Fender in lamierino dorato. All'interno, un velluto sintetico arancio da pugno nell'occhio copre una buona imbottitura, ottimamente sagomata per ospitare la chitarra. Il logo Custom Shop è ricamato nella parte superiore della custodia. Il vano portaoggetti è di dimensioni generose ma non eccessivo. In generale una buona custodia, pur restando nella norma.
Il corredo è costituito da una tracolla Fender di pelle vintage, di quelle con la fetuccia che interseca la spalliera, un selettore a tre posizioni marchiato Fender, un cavo Fender vintage da tre metri e le brugola per le regolazioni. Ci sono anche un catalogo Fender, il manuale per la manutenzione e il certificato di autenticità su cartoncino azzurrognolo col logo del Custom Shop e la firma autografa di Tom Montgomery, direttore del reparto.

Fender Custom Shop 1960 Relic Stratocaster

Passiamo alla chitarra. Dopo una regolazione accurata di ogni parte (è arrivata nelle mie mani in condizioni non proprio ottime) ho cominciato a guardare e poi suonare.
La paletta è piccola in stile '60 con spaghetti logo e dicitura "contour body". Sul retro, ancora il logo Custom Shop.
Il profilo è a C che più non si può. Hanno replicato molto bene i profili dei manici d'annata. L'acero utilizzato per la realizzazione è molto buono, non figurato, ma con venature molto strette. Ne ho visti anche di migliori, ma questo non è male. La tastiera è di palissandro molto scuro e compatto, credo di provenienza sudamericana, ma potrei sbagliarmi. Un ottimo taglio di sicuro. Il tutto è assemblato e incollato alla perfezione, verniciato con una leggera mano di nitro trasparente ottimamente lucidata, per il vero fin troppo. Data la finitura relic del corpo mi sarei aspettato un leggero relic anche nel manico, che è invece intonso.
Il raggio di curvatura è 9,5", mi sarei aspettato un raggio vintage ma non è così. È solo la prima delle incongruenze rispetto alle Fender vintage alle quali questa dovrebbe ammiccare.
I tasti sono quelli della moderna produzione Fender: stretti e alti. Ottimi per le mie mani, garantiscono un'intonazione accurata e mi hanno restituito subito un buon feel. Sono di acciaio inox senza compromessi, posati e lucidati in maniera maniacale, ma nulla a che vedere - anche qui - con i tasti vintage.
Una lode particolare al capotasto di osso e perfettamente realizzato e scavato. Bello da vedersi, di un bianco sfavillante e ottimo nella resa. Ne ho visti pochi così ben fatti. Le meccaniche sono in stile Grover vintage, marchiate Fender, buone ma senza strafare.

Il body è avviato al corpo con le solite quattro viti e placca di contrasto e si presenta in due pezzi (si intuisce la giunzione) di ontano piuttosto leggero.
Il tutto è coperto da una verniciatura in nitrocellulosa color Dakota Red. In pratica un rosso che vira al rosa, a seconda della luce. Nella vernice sotto al battipenna è stampigliato ancora una volta il logo Custom Shop. La finitura presenta un relic non troppo pesante ma abbastanza visibile. In alcuni punti si intravede la vernice bianca della mano di fondo. Non mi esprimo sul relic in sé, posso tuttavia affermare che l'artificio è ben riconoscibile e ne ho visti di fatti molto meglio.

Il ponte è quanto di più classico ci si possa aspettare: la replica perfetta di un ponte Fender vintage, con le sellette in piattina ripiegata e tutte le misure al posto giusto. Anche questo è stato fatto oggetto di un relic leggero: un po' ossidato, ma perfettamente funzionale. Sono montate tre molle che più che reliccate sembrano marce dalla tanta ruggine che hanno addosso. Cambiate subito con un set Fender nuovo, onde rischiare il tetano.
Sotto al battipenna mostrano una ottima vista i nuovi pickup Custom Shop 1960, perfettamente assemblati e collegati con cavi rivestiti in tessuto ai potenziometri CTS di dimensioni generose. Il tutto è impreziosito dal wiring vintage e dai condensatori Fender di ottima fattura. Sembrano essere di natura elettrolitica e assomigliano vagamente a Bumblebee. Molto buoni pure questi.

Fender Custom Shop 1960 Relic Stratocaster

La attacco col cavo in dotazione al solito Twin Reverb e la prima impressione con i controlli flat e il gain a 5 è: "Dove hanno messo il P90?".
In effetti col pickup al manico sono stato investito una valanga di armoniche e da un timbro rotondo e inaspettatamente moderno. Molto bello e utilizzabile in vari contesti, ma proprio distante dal suono vintage che ci si aspetta. L'apparenza inganna.
Sui suoni puliti, si cambia il pickup ma il risultato resta quello: suono gigante, con le fondamentali in bella evidenza e una ottima risposta dinamica. Il tutto senza rumori e fruscii ridotti al minimo storico.
Col pickup al ponte provo ad accennare gli Shadows. Ok, ci siamo. La leva risponde bene, ma i limiti e i pregi di questo tipo di ponte sono tutti lì, in bella evidenza.
Aggiusto i medi e gli alti. Knopfler fa capolino con i suoni delle coppie davvero godibili.
Aggiungo un normalissimo Tubscreamer TS808. Tutto si ingrossa ulteriormente, ma siamo lontani da SRV. Il timbro non è vintage ma smaccatamente moderno. La Stratocaster non si tira mai indietro anche estremizzando le regolazioni. Dai suoni acidi del primo punk al rock non troppo estremo, tutto ci è concesso.
Tolgo il Tubescreamer e metto il DS-1: troppo moderno. Con i dovuti riguardi non è troppo difficile raggiungere un suono "satrianico", ovviamente con i limiti dei single coil. Torna sempre alla mente la domanda che mi faccio da un'ora: "Ma perché l'hanno chiamata 1960?"

Fender Custom Shop 1960 Relic Stratocaster

Una chitarra ben fatta e ben rifinita, pur nei limiti del relic, con qualche caratteristica vintage ma di natura quasi solo estetica e un cuore e una suonabilità moderni. Unico neo: non è propriamente regalata, ma ognuno come al solito fa i conti con le mani, con le orecchie e pure col portafoglio.

Piccola postilla: ho fatto provare la chitarra a mio padre, chitarrista a cavallo tra gli anni '50 e '70. L'ha suonata per circa un quarto d'ora e, dopo aver detto che quelle vecchie erano diverse, mi ha raccontato questo aneddoto: "Ne avevo una uguale alla fine degli anni '60 e sono quasi sicuro che ne avesse una anche Lucio Battisti quando suonava al Casinò di Sanremo. Era difficile averne una in quel periodo. Solo quelli del Clan Celentano avevano gli strumenti Fender perché avevano una specie di sponsorizzazione, non so con chi però. In Italia non c'erano ancora. Ho dovuto comprare la mia in Svizzera, lì c'era un rivenditore che riusciva a farle arrivare. La prima l'avevo vista a qualcuno del Clan. E pure Miriadi, che suonava con Mino Reitano ne aveva una, credo.". Va a prendere una foto in bianco e nero dove lui, giovane chitarrista in perfetta tenuta da James Bond, stava sul palco di un night milanese con una Stratocaster di colore chiaro al collo.
Domando che fine avesse fatto. La risposta è laconica: "Ho sempre usato prima una Eko e poi una Gibson 175, come sai bene. Stavano diventando di moda queste chitarre che nemmeno sapevamo cosa fossero. Avevo cercato e mi ero indebitato per averne una. A un certo punto tua madre si è impuntata sulla Fiat 124. Così l'ho rivenduta a XXX che suonava già liscio nelle balere e con quei soldi ho dato la caparra per la macchina!". Pure mia madre conferma la storia ridendo. Allora lascio mio padre e l'amarcord e chiamo XXX che ancora suona le balere. Lo conosco bene e mi conferma la storia di mio padre. La chitarra in questione è ancora in suo possesso, benché sia inutilizzata da anni, a suo dire.
So che ci saranno degli sviluppi.
chitarre elettriche custom shop fender gli articoli dei lettori stratocaster
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di iopartoaddio [user #27211]
commento del 07/01/2019 ore 09:13:55
wow! vai subito a recuperare la chitarra di tuo padre!
Rispondi
di LuigiFalconio85 [user #42411]
commento del 07/01/2019 ore 15:55:32
Mi hai anticipato :D
Rispondi
di Tubes [user #15838]
commento del 07/01/2019 ore 09:58:59
Molto interessante, facci sapere come va a finire! Per quanto riguarda le Fender CS, sono un mio sogno che fino ad adesso non ho cercato di realizzare perchè in effetti ho una Strato originale del '73 anche se non ne sono pienamente soddisfatto. Le Relic, però, non fanno per me. Vorrei un CS ma nuova, sembra che tutta la produzione però sia incentrata su questi modelli invecchiati...
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 10:51:14
In questi anni un po' per lavoro e un po' per passione mi sono passate per le mani molte Stratocaster vintage e ti confermo che queste Custom Shop sono davvero chitarre molto diverse da quelle alle quali si ispirano. Tieni stretta la tua '73, a meno che non desideri un timbro molto più moderno!
Sul relic, come detto nell'articolo non mi esprimo: l'artificio è sempre ben visibile anche sulle Murphy che sembrano il non plus ultra. Poi ovviamente è una lavorazione in più che in ogni caso incide sul prezzo finale oltre che sull' estetica, ma senza andare molto oltre.

Aggiornamento sulla vecchia Strato di mio padre.
Ho contattato l'attuale proprietario che conosco sa quando ero un ragazzino.
Mi ha accolto come un figlio e mi ha fatto provare la chitarra, che è stata tolta dalla custodia dopo quasi vent'anni. Affascinante per quanto è stata ben conservata, ma presenta due pecche insormontabili:
1) Sarà per la lunga inattività o per altro, ma non mi è sembrata uno dei modelli più riusciti che siano usciti dalla fabbrica. Certamente buona da suonare ma non mi ha restituito la magia che si prova suonando gli strumenti d'annata.
2) L'attuale proprietario non me la vende ahahah!

Buone note a tutti.
Rispondi
di Dinamite bla [user #35249]
commento del 07/01/2019 ore 11:32:31
Bella la testimonianza che racconta di come in Italia avere buone chitarre in quegli anni era l'equivalente di avere una lussuosa auto oggi. Roba per pochi...

Una domanda sui tasti... ACCIAIO?? Davvero ?!!
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 16:37:59
Tasti di acciaio come riportato nel documento allegato alla chitarra.
Rispondi
di Dinamite bla [user #35249]
commento del 07/01/2019 ore 16:43:04
Pazzesco!! Non avevo idea che anche in fender li stessero installando... Notiziona!!
thanks ;)
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 07/01/2019 ore 11:44:49
Che dire... boh.
Ho una domanda: ma te la sei fatta fare su tue specifiche? perché non capisco il discorso del radius, tasti, eccetera. Pure il colore, quello non mi sembra Dakota red, non tira al rosa (come invece appare dalle foto) il Dakota red.
Io sono sempre molto dubbioso sullo spendere fior di dollari per uno strumento che hai ben presente nel tuo immaginario, perché te lo sei pensato e sognato, e che con molte probabilità non ti arriva come lo vorresti. Ma come dici tu, ognuno fa i conti coi suoi.
Credo ci sia troppa aurea ingiustificata su questi strumenti custom, che probabilmente non sempre si meritano.
La Strato è uno strumento affascinante, ma è "povero", semplice, spartano.
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 07/01/2019 ore 15:22:42
Credo di poter rispondere io ad alcune delle tue domande. Dal 2010, circa, quasi su tutte le CS trovi il radius 9.5 e tasti medium jumbo. La maggior parte dei musicisti trova queste caratteristiche più appetibili e il CS si è adeguato. Da questo punto di vista il CS non fa più riedizioni in senso stretto, ma strumenti adeguati alle esigenze dei musicisti contemporanei. Il colore è probabilmente faded (scolorito, come accade su molti strumenti d'annata ), per questo magari ti sembra un Dakota Red diverso dall'originale. Anch'io rimango perplesso dai tasti in acciaio, ma forse si tratta di uno special order effettivamente. Per il resto, questi strumenti vanno chiaramente possibilmente provati prima di acquistarli, appunto per evitare possibili delusioni.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 16:51:5
Il colore è Dakota Red che ha subito una reliccatura. La foto sfalsa un po' i colori, ma sul foglio allegato da Fender con le specifiche il colore risulta quello.
Radius, tasti e il resto sono specifiche del custom shop attuale su questo modello, che riprende le caratteristiche delle vintage solo nel nome, la forma di corpo e manico e pochi altri dettagli.
I tasti non sono i medium jumbo o altro, ma i narrow tall di nuova produzione di Fender, e la dicitura "stainless steel" mi sembra indichi l'acciaio. La chitarra è stata acquistata usata da un noto negozio milanese e conosco il precedente proprietario.
Per il resto, ognuno credo debba pensare con le proprie finanze e con la propria testa.
Personalmente io sono un collezionista abbastanza apprezzato. Possiedo dei pezzi vintage e non di grande prestigio e di prezzo anche 20 volte superiore a questa. Ho acquistato questa chitarra principalmente per lavorare mi sembra molto buona per l'uso che ne faccio. Avendola provata prima di suonarla posso dire che sicuramente è arrivata come la volevo! :-)
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 07/01/2019 ore 18:05:32
Dal tuo articolo sembrava che ti fosse arrivata una chitarra non esattamente rispondente alle tue aspettative, se è esattamente come la volevi... beh ma allora non ne parliamo nemmeno... :-)
Sul fatto che "riprenda le caratteristiche vintage solo nel nome", perdonami ma mi fa sorridere (sia che tu sia collezionista apprezzato, che tu non lo sia), che vuol dire "vintage solo nel nome"? o è una riedizione vintage, o non lo è.
(per inciso: "stainless steel" significa acciaio inossidabile, quindì sì, indica che i tasti sono d'acciaio).
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 18:49:05
Vintage solo nel nome significa che il nome affibbiato da Fender a questo modello lascia intendere qualcosa che la chitarra in oggetto non è. O meglio, è solo in parte: la chitarra è innegabilmente ispirata ai modelli dei primi anni '60, ma è una riedizione piuttosto infedele perché gran parte delle caratteristiche tecniche sono di stampo moderno.
Quindi di vintage resta solo il nome :-)
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 08/01/2019 ore 08:24:18
:-))
continuo a sorridere, costruire una chitarra "vintage solo nel nome" è un totale NON senso.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 08/01/2019 ore 09:53:52
Semplicemente l'hanno chiamata 1960 Stratocaster. Magari dal nome uno si aspetta un feeling ed un suono vintage. Poi, caratteristiche alla mano, non è così né nella suonabilità né nel timbro.
Per me non è un problema, ma per quel che mi riguarda l'unica cosa di vintage in questa chitarra è il nome.
Rispondi
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di Sparklelight [user #41788]
commento del 07/01/2019 ore 13:15:52
Ottimo articolo, grazie!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 07/01/2019 ore 15:10:46
Complimenti per l'acquisto, bello strumento. Io sono passato a suonare con le CS da una decina di anni e ne ho avute a rotazione diverse, in particolare Telecaster però. Condivido quanto scrivi sul fatto che queste ultime versioni hanno un piglio moderno. Ho avuto anche alcuni esempi di CS dei primi anni 2000 ed erano effettivamente più delle riedizioni. Soprattutto i tasti e il radius piatto cambiano parecchio la sensazione del manico sotto le dita rispetto agli strumenti di impostazione vintage. Riguardo il manico viene ricavato da un taglio di quarto, il che garantisce una stabilità migliore ai cambi di umidità. Ho notato anch'io però che con questo tipo di taglio i manici risultano non particolarmente figurati rispetto alle tavole tagliate di piatto. Il palissandro della tastiera è quasi sicuramente indiano selezionato (grado AAA). Rimango anch'io perplesso dai tasti in acciaio, a meno che non si tratti di uno special order dovrebbero essere in nickel. Se sono in acciaio questi potrebbero contribuire ulteriormente a modernizzare il suono.
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 07/01/2019 ore 15:49:02
I condensatori sembrano dei bumblebee?
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 16:57:04
I condensatori, in luogo dei classici ceramici che si trovano sulle produzioni più commerciali, sono elettrolitici marchiati Fender come si vede dalla foto.
Sono diversi dai soliti elettrolitici che vengono montati sulle produzioni standard, mexico ecc...
Somigliano ai Bumblebee per consistenza e resa sonora.
Rispondi
di Cukoo [user #17731]
commento del 07/01/2019 ore 18:32:45
Condensatori elettrolitici? Speriamo di no!
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 18:49:38
Ne hanno l'aspetto in toto. Devo approfondire.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 08/01/2019 ore 08:22:22
Non vorrei passare per saccente, ma quei condensatori hanno tutto fuorché l'aspetto degli elettrolitici.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 08/01/2019 ore 09:49:41
Come scritto nell' articolo "sembrerebbero". Le informazioni sul web sono poco dettagliate a riguardo. Difficile approfondire.
Rispondi
di MuddyWaters [user #47880]
commento del 30/01/2019 ore 07:27:56
No, nemmeno "sembrerebbero". Sono proprio un'altra cosa.

vai al link
Rispondi
di titti81 [user #30972]
commento del 08/01/2019 ore 01:37:20
Ciao, bella chitarra. Il condensatore più grosso di dimensioni (quello posizionato sul pot centrale) replica per forma e caratteristiche i condensatori che Fender utilizzava tra il 58 ed il 61 (dal 62 vennero utilizzati quelli circolari ceramici prima da .1mf e successivamente da .05 mf) ed erano in carta ed olio, questa replica non so se lo sia veramente, gli odierni bumblebee Gibson ad esempio non sono in carta ed olio come gli originali, sono repliche sono nell’estetica, all’interno dell’involucro c’è un condensatore Wesco al polipropilene. Per quanto riguarda il condensatore più piccolo (quello sul pot più in basso) credo che si tratti del tone saver, ovvero ha la funzione di un treble bleed.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 08/01/2019 ore 08:13:33
Ho provato a cercare informazioni per il web. Questi nuovi condensatori dovrebbero essere fatti in spyroflex
Rispondi
di MuddyWaters [user #47880]
commento del 30/01/2019 ore 07:26:15
Semmai Styroflex.
Rispondi
di Jumpy [user #1050]
commento del 07/01/2019 ore 17:11:26
Dopo fior di $oldoni per una chitarra del genere è imbarazzante (per Fender) che non arrivi neanche settata per bene.
Per il resto... prima o poi, qualora dovessi trovare qualcuno disponibile dalle mie parti, farò un blind test tra una custom shop e la mia player Mexico, sono scettico sul fatto che strumenti del genere valgano davvero così tanti soldi.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 21:20:1
Mah, a livello di soldi credo che nessuno strumento, in qualsiasi fascia di prezzo valga i soldi che si pagano.
E ritengo anche che oltre un certo livello si paga il nome ed il prestigio dell' oggetto in sé, senza una vera logica di produzione, costi ecc...
D'altronde uno dei principali postulati dell' economia dice che "il prezzo di un prodotto non è da stabilirsi in relazione al suo valore, ma relativo a quanto il pubblico acquirente è disposto a spendere per possedere il prodotto stesso" si va quindi oltre il "come suona", oltre al discutere sul relic, oltre a molte cose non quantificabili, come il piacere stesso di possedere un dato oggetto.

Riguardo al setup, la chitarra era in negozio, ma era stata acquistata da un mio conoscente circa sei mesi prima e data in permuta per un'altra. Anche da nuova non era settata bene. E non è una novità che Fender (ma anche chitarre di altre marche altrettanto blasonate) arrivino in Italia con un setup orrendo.
Ti porto anche la mia esperienza personale. Due anni fa ho comprato una Cruz. Il negozio mi ha chiamato quando la chitarra è arrivata, assieme ad un altro ordine. L'ho tolta dall'imballo assieme al proprietario del negozio. Il setup dell' idolatrato Cruz faceva pietà. Bisogna tener conto tuttavia che le chitarre viaggiano per migliaia di Km magari in situazioni di vibrazioni ed umidità non proprio adatte e non controllabili.
Rispondi
di Repsol [user #30201]
commento del 07/01/2019 ore 17:11:39
Molto bello l’articolo e molto bella la storia della chitarra del padre. Complimenti, è stato un piacere leggerlo.
Per quanto riguarda il Custom Shop, io credo che il fatto di attenersi o meno al profilo vintage degli strumenti dipenda molto dai modelli che produce.
Io ho una Stratocaster H.A.R. che è una replica fedele di una Strato anni 50...profilo manico ad U, tasti 6105 in nickel, radius 7,5, selettrore tre posizioni etc...
Credo quindi dipenda più dal modello scelto che da una strategia generale.
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 21:22:57
Concordo
Rispondi
di Tharkos [user #46897]
commento del 07/01/2019 ore 18:40:46
Sarà pure buona ma io i relic proprio non li posso sopportare...
Rispondi
di robsrv [user #21635]
commento del 07/01/2019 ore 21:38:23
Scusa approfitto della tua conoscenza per una domanda: i pick up fender custom 60 (o anche i custom fat 50 o anche i 69) che si trovano in commercio sono questi montati dal custom shop? Su qualche altro forum qualcuno diceva che la dicitura “custom” riportata sui pick up in commercio non corrisponde al custom shop. Poiché stavo considerando una modifica alla mia American vintage ‘62 del 2005, mi hanno un po’ confuso. Grazie
Rispondi
di Quick utente non più registrato
commento del 07/01/2019 ore 22:08:07
Le Custom Shop montano pickup differenti a seconda del modello. Questa dovrebbe montare gli Handwound 60/63. Dalla foto si vedono e si vede pure che sono stati avvolti a mano dalla signora Celina Garcia il primo marzo 2017.
Alcuni modelli Custom Shop montano i pickup denominati appunto "Custom" e dovrebbero essere gli stessi reperibili come ricambi aftermarket, altri modelli montano gli Handwound Custom, anche questi reperibili abbastanza facilmente.

Rispondi
di robsrv [user #21635]
commento del 07/01/2019 ore 22:03:13
Chiarissimo grazie
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 08/01/2019 ore 10:20:09
Che sappia io quei condensatori si chiamano o vengono chiamati a "libro", montati in coppia, assieme ad uno cilindrico con caratteristiche diverse, venivano montati sulle Telecaster, non ricordo di che anno precisamente, comunque anni 50, per poter imitare nella posizione al manico del PU, il suono del Basso.
Ho una Telecaster con questa configurazione customizzata da chi me l'aveva venduta anni fa, se uno non ha mai avuto l'occasione di provare questa versione dell'elettronica di una Tele non può immaginare cosa riesce a tirar fuori.
I Bumblebee che come dice il nome ricordano l'addome dell'ape, neri e con le righette colorate di identificazione, sono diventati famosi perchè montati da Gibson nelle edizioni L.P. e non solo di fine anni 50, poi rimpiazzati dagli Sprague BlackBeauty, i Bookshape non sono dei bumblebee.
Attualmente i Bumblebee o quello che dovrebbero essere, li produce Wesco, sono delle pessime imitazioni in polipropilene e nulla hanno a che vedere con i carta olio originali ed è una vergogna che riescano ad essere venduti anche a 40 Euro al pezzo, sono dei volgarissimi Wesco da 4 soldi, li montano sulle reissue e Historic spacciandoli per copie fedelissime.
Questa è un'altra delle ragioni che hanno condannato la Gibson a finire in bancarotta, non è serio e all'altezza del nome comportarsi così.
Ormai imitano tutto, ma solo la carrozzeria, imitano anche i Mallory, gli Sprague Bluedrop ecc ecc ma sono prese per il c....,
I Fender in questione sono ottimi e le caratteristiche costruttive sono simili agli originali anni 50. ammuffiscono e si deteriorano nello stesso modo, provare per credere (scherzo non fatelo)
Come già detto questa configurazione la ricordo solo per Telecaster, sulla Strato il Bookshape veniva montato da solo in luogo del lenticolare arancio ceramico Dunlop o CRL, stessa posizione, stessa funzione e circa stesse caratteristiche.
Rispondi
di guitarlory [user #1166]
commento del 08/01/2019 ore 13:04:13
I caps in foto sono condensatori in carta e olio, conosciuto anche come PIO (Paper In Oil), hanno la stessa "ricetta" dei Bumblebees e degli Sprague Black montati sulle vecchie gibson, ma forma diversa.
Questi replicati ora dalla Fender erano conosciuti come "phone book caps", e volendo se ne trova anche un'ottima replica fatta dalla Luxe:
vai al link

P.S. Nella stratocaster dell'articolo non c'è il treble bleed (fender lo chiama "tone saver" ed è presente in molte custom shop recenti): la forma esterna è simile agli altri due caps visibili in foto, ma è costituito da un condensatore e una resistenza in parallelo, sigillati insieme nello stesso involucro... se ci fosse, sarebbe montato sul pot del volume e in congiunzione con esso formerebbe un filtro passa-alti, per evitare perdite di acuti abbassando il volume della chitarra.
Rispondi
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