Quando si pensa a Gretsch, alle orecchie della stragrande maggioranza dei chitarristi arriva un suono dolce e brillante, dove dei profondi bassi honky tonk tengono il ritmo mentre le melodie cantano di Cadillac e cowboy. Una coppia di Filter’Tron sa dire molto più di questo e un intero filone stilistico ha dimostrato che quelle grosse casse cave che hanno delineato il carattere del rockabilly sono anche capaci di overdrive sostanziosi e suoni violenti come pochi.
Tim Armstrong, con i suoi Rancid, ha contribuito a definire stile e sound del punk californiano e, dall’inizio degli anni ’90, fa scuola nel campo.
In un ambiente popolato di solid body, la grossa hollow body mancina di Tim spicca come una mosca bianca. Anche la musica della sua band ne è influenzata e si riconosce alle prime note. Le distorsioni graffianti di un punk rock da manuale si alternano ad accenni solisti puliti e a ritmiche in levare prese in prestito dallo ska dove il carattere della archtop torna più evidente, svelando dettagli e sfumature del tutto singolari per il genere.
Secondo Armstrong, quell’alchimia è dovuta a una precisa miscela di elementi costruttivi che fanno delle sue Gretsch delle perfette macchine da overdrive pur senza rinunciare al proprio DNA.
In un video ufficiale in cui mostra le sue chitarre preferite alle telecamere del canale YouTube Gretsch, Tim Armstrong tira le somme delle caratteristiche che lo hanno portato a individuare il suo strumento ideale.
Il manico deve essere interamente in contatto col body anziché sospeso, come invece accade per le archtop di stampo tradizionale, di tipo jazz box o sulla scia delle Gretsch vintage. Ciò renderebbe il suono più resistente ai fenomeni di feedback, conferendo insieme un sustain di tutto riguardo allo strumento. Altri dettagli progettuali sono meno in vista, ma altrettanto importanti e pertanto ripresi dalla stessa Gretsch quando la collaborazione tra i due ha portato alla nascita di un modello signature.
La , una Electromatic a spalla singola nell’appariscente finitura satinata nera con hardware dorato, adotta un bracing tipico per Gretsch, compromesso ottimale tra la risonanza di una hollow e la stabilità di una semihollow.
Il particolare parallel tone bracing che si cela sotto le grosse buche a effe contornate di bianco consiste in due listelli paralleli dotati di piloncini che mettono in contatto top e fondo della cassa in due punti, alla base del manico e all’altezza del ponte, su entrambe le “ali” della chitarra. Tanto basta per far sì che il feedback sia sì presente ad alti volumi, ma del tutto controllabile e non inneschi quando non richiesto.
I cinque strati di acero contribuiscono a creare una superficie rigida e sostanziosa, contrapposta alla “pelle di tamburo” ricercata negli strumenti dall’impronta più acustica. Sono invece un must le caratteristiche standard come il manico in acero e la tastiera in palissandro. Per quest’ultimo, Tim ha voluto un raggio da 12,5 pollici su cui posare 22 jumbo fret, ottenendo una suonabilità moderna su uno strumento d’impianto comunque retrò. Il diapason di soli 24,33 pollici contribuisce a dar vita a un oggetto suonante e suonabile, dal tono caldo e dalla presa morbida.
La voce elettrificata ha in serbo l’ultimo accorgimento speciale. Gli immancabili Filter’Tron sono qui in versione Blacktop, un’edizione ispirata alla Baldwin Era per la quale i tecnici Gretsch hanno studiato a fondo un fortunato esemplare degli anni ’70 al fine di carpirne timbro e risposta. Il risultato è un pickup tradizionale, ma sorprendentemente a suo agio con la saturazione.
Tutt’oggi presente in catalogo, la Gretsch di Tim Armstrong è disponibile, naturalmente, . |