di redazione [user #116] - pubblicato il 09 gennaio 2019 ore 08:00
La Del Rey Double Cut torna nel 2019 con legni aggiornati, una costruzione moderna e un’elettronica più versatile a base di ProBucker, split e phase switch.
Il disegno double-cut è un classico per la tradizione Epiphone e la Del Rey ha segnato a lungo i cataloghi di casa facendo sentire la sua mancanza per diversi anni tra gli appassionati. Ora la Del Rey Double Cut torna in produzione con una versione aggiornata nella tecnica e nell’estetica.
Primo modello svelato in vista del Namm Show 2019, la Del Rey sfoggia un retro smussato per accogliere con maggior comfort il corpo del musicista e due profonde spalle mancanti per agevolare l’accesso a tutti i 24 fret a disposizione.
La struttura propone tutti - o quasi - i canoni irrinunciabili per il sound Epiphone più tradizionale. Il corpo è in mogano e coperto da un’impiallacciatura di acero fiammato grado AAA.
Incollato, anche il manico è in mogano ed è associato a una tastiera in pau ferro su un raggio da 12 pollici. Segnatasti a blocco con triangolo centrale in abalone accompagnano l’occhio attraverso i 24,75 pollici del diapason fin sopra il capotasto GraphTech in Nubone. Sulla paletta, un set di meccaniche Grover con rapporto 18:1 contribuisce a tenere al loro posto le corde, ancorate al lato opposto contro un solido ponte LockTone Tune-O-Matic.
L’elettronica intende rappresentare una sintesi di tradizione e modernità con l’adozione di due pickup ProBucker, modello 2 al manico e 3 al ponte. Gli humbucker sono ispirati ai PAF anni ’50 e vengono qui arricchiti da due push pull per lo split con cui estendere gli orizzonti timbrici verso il territorio delle bobine singole.
Sotto il “cofano” anche un circuito treble bleed per prevenire l’attenuazione delle frequenze più acute mentre si abbassa il volume dalla chitarra. Infine, agendo sul push pull posizionato dentro il controllo dei toni al manico, è possibile azionare la funzione Phase, un’inversione di fase che rende il suono in posizione centrale più nasale e svuotato, per un effetto ben noto agli appassionati delle sperimentazioni timbriche d’annata in casa Epiphone e Gibson.