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RECnMIX Meet The Pro - Gianni Bini
RECnMIX Meet The Pro - Gianni Bini
di [user #45705] - pubblicato il

Questo mese per Meet The Pro abbiamo incontrato Gianni Bini, uno dei dj e producer più famosi non solo in patria, sulle scene dalla fine anni ’80! Ha collaborato tra gli altri con artisti del calibro di Whitney Houston, Jamiroquai, Backstreet Boys, Kylie Minogue, Simply Red e tantissimi altri.

Nel ’96 ha fondato i famosissimi House Of Glass Studios, votati anche quest’anno tra i 4 migliori studi in Europa dalla prestigiosa rivista Resolution.

Ciao Gianni, negli anni sei passato da DJ in prima linea alla console, a produttore, mixing e mastering engineer. Quale tra questi ruoli ti rispecchia maggiormente in questo momento?


Sicuramente mi vedo maggiormente in veste di produttore, molto eclettico in verità, passo allegramente dal jazz alla techno…poi è anche vero che quasi sempre mixo e masterizzo i miei lavori, cosa che mi ha fatto diventare negli anni un mix e mastering engineer anche conto terzi. Mi piace dare la mia impronta anche in fase di mix, soprattutto in ambito elettronico…sto comunque affinando le mie tecniche di microfonazione e recording di strumenti acustici dove davvero c’e sempre da imparare…

Il tuo studio è uno tra i più rinomati e longevi in Europa. Ci puoi raccontare qual’è stata l’evoluzione tecnologica all’interno degli House Of Glass Studios dai primi passi fino ad oggi? Hai cominciato con il nastro o sei partito subito con la nascente tecnologia digitale?

Ho cominciato alla fine degli anni novanta e si, avevo un Fostex 16 piste, in realtà non mio….anzi il 90% del mio primo studio non era mio ma di un certo Leo Rosi che mi diede in comodato d’uso gratuito del materiale che lui non utilizzava (un mixer Tascam 20 canali, il suddetto Fostex, Roland Juno 106, Roland Sh101 ed un po’ di di effetti) io in cambio provavo a produrre delle tracks che poi lui stampava su vinile…devo dire che ho potuto farmi le ossa ed allo stesso tempo recuperare qualche soldino da reinvestire subito in maniera da poter aggiungere synth a quelli che già avevo…nei primi anni di attività mi sono concentrato molto sui suoni e meno sui processori, mi serviva soprattutto per creare gli arrangiamenti che volevo ed il suono che andavo cercando, non mi intendevo quasi nulla di mix (il mastering forse manco esisteva) per cui non soffrivo della famosa G.A.S. che invece mi ha colto dopo, verso i 30 anni….l’evoluzione tecnologica è stata progressiva, dal Fostex e un Akay S-1000, all’Alesis Adat e tre S-1100…poi Focusrite RED 7 & PCM 90…poi altri gingilli dell’epoca…
Ma è stato nel 1999 che, prendendo in affitto gli studio della DWA records di Roberto Zanetti ho cominciato ad avere un po’ di outboard serio (Lexicon L-480,TC Electronic 2290, Orban, Universal Audio 1176, ecc…) ed un banco AMEK sul quale ho cominciato a studiare perche’ nel frattempo dalla sola musica elettronica stavo per entrare anche nel mondo della produzione pop…ho comunque sempre reinvestito il 99% di quello che guadagnavo (a volte anche il 101%) in nuove attrezzature, ad esempio il mio primo Pro Tools TDM è del 2000….

Oggi per quanto riguarda il tuo lavoro di Mix Engineer, sei ITB, OTB o ibrido?

Dipendo molto dai tempi, dal cliente dal budget….posso mixare total analog o total ITB anche se la mia preferenza è la soluzione ibrida che mi consente di avere il massimo da entrambe le  modalità… ad esempio sul Jazz, Lounge, Swing bands in genere sono quasi sempre total analog….sulla house music quasi sempre total ITB.
Se poi il lavoro è per un cliente online e non fisicamente presente in studio allora privilegio il total recall ed uso la Duality come sommatole con degli outboard fissi in catena giusto per dare un po’ di calore e profondità al mix, ma mantenendo fader a zero e facendo tutto ITB in maniera da poter riaprire il progetto anche a distanza di settimane se il cliente lo richiede…

La catena di processori utilizzata sul Mix Bus è una delle cose più sacre e personali per ogni Mix Engineer. Puoi svelare ai nostri lettori quali sono i tuoi processori preferiti per questo compito e come sono configurati?

I miei premaster di solito sono già molto trattati in maniera che il mastering engineer (se non sono io) debba intervenire il meno possibile, per cui con i miei outboard faccio già molto di quello che di solito si fa durante il processo di mastering; più nel dettaglio ho un Thermionic The Phoenix, uno Shadow Hills mastering compressor ed un Tubecore IGS (in modalita’ mid/side) fissi in insert, poi converto in digitale con il Lavry Gold e passo sia nei 2 Weiss (EQ & Comp) che nel TC Electronic System 6000 per delle equalizzazioni dinamiche e stampo il premaster, se serve aggiungo un eq analogico tipo AVALON per correggere qualcosa… comprimo abbastanza poco, non esagero mai ed uso dei filtri sidechain sia sul Thermionic che sullo Shadow Hills.
Con il Weiss eq ad esempio lavoro in M/S e taglio il side al di sotto dei 110 Hz, con il Weiss comp a volte lavoro in modalità parallel e comprimo tutto tranne gli estremi banda...

RECnMIX Meet The Pro - Gianni Bini

Molti dei tuoi lavori sono legati al mondo della dance, quali sono gli elementi chiave legati a questo genere che un Mix Engineer deve tenere in considerazione?

La dance è di sicuro il mio primo amore, ed alla dance devo moltissimo….oggi è molto diverso, il 99% dei produttori usa librerie, loops preconfezionati che suonano già molto bene, per tanto anche un mix decente è alla portata di tutti, io consiglio di perdere molto tempo nella scelta dei suoni perché è quella che fa la differenza…ovviamente ogni genere ha le sue caratteristiche (EDM: molti synths, House: basso fondamentale, ecc.) e, ache se non pare è tutto in continua evoluzione…gli elementi chiave sono e rimangono l’alchimia cassa-basso, il rolling del groove, e, se ci sono, dei layer di synth. Oggi ci sono davvero dei tools che possono modificare e cambiare moltissimi aspetti di un suono, dal transiente, alla presenza sul side, alla saturazione armonica, ecc. Sarebbe sciocco non approfittarne… ultimamente mi sto focalizzando sui tipi di equalizzazione dinamica, gestione del transiente e plug ad “intelligenza artificiale (tipo eq Gulfoss) che mi stanno dando ottimi risultati …

Oggi che tutto si sta spostando sempre più verso il ditale anche nella produzione, ha ancora senso investire in macchine hardware analogiche o digitali piuttosto che usare i Virtual Instrument?

Pur avendo montagne di outboards devo ammettere che investire nelle macchine oggi come oggi è quasi da pazzi (o nostalgici come me!!!) anche perché di outboards o ne hai molti oppure se devi avere solo un 1176 o un LA-2a poco ti cambia, soprattutto perché con sistemi UAD ma soprattutto con i plugins di Acustica Audio si è praticamente colmato il gap software-hardware. Altro discorso è l’appeal che uno studio con una console analogica di fascia alta è tutto il corredo outboards (come il mio..) ha. È indiscutibile che l’impatto che ha solitamente il cliente quando entra in regia non si puo’ ottenere col solo software…

Tra i nostri lettori ci sono molti giovani che aspirano ad una carriera di successo come la tua. Che consigli puoi dare a chi vuole passare dalla console al mondo della produzione?

Il mio consiglio è quello di divorare libri e video di cui è pieno internet…ma soprattutto stringere un bel rapporto con un professionista, leccargli il culo a dovere e cercare di affiancarlo….io ho passato giorni e giorni a vedere mixare i miei mentori… e da loro ho appreso prima le basi e poi le finezze che fanno la differenza… questo vale sia che si voglia diventare produttore che mix engineer, in realtà oggi siamo tutti un po’ tutto…

Che cosa ne pensi dell’utilizzo dei piatti e vinili dal vivo? È ancora attuale?

Non me ne voglia il mio amico Claudio Coccoluto che rispetto e ammiro da anni (che credo usi ancora i vinili) ma no, oggi si va in digitale, e con il digitale si hanno possibilità pressoché infinite non solo per il mixing ma anche per abbinare efffettistica, live sequencing ad un DJ set. Ormai suono poco in giro per il mondo, ma se facessi il dj a tempo pieno, sicuramente mi porterei dietro Maschine, Jam, fx synths e tutto il resto……

In un periodo storico in cui i dischi non si vendono più perché si usufruisce della musica principalmente in streaming, qual’è il modello di business che più adottare un giovane produttore di musica dance? In pratica, da dove possono arrivare i suoi guadagni?

E’ sotto gli occhi di tutti che i guadagni con la musica sono ormai esigui, ma non è vero che non si può comunque vivere con la musica, certo pero’ bisogna essere “strutturati” in modo da non perdere nemmeno un centesimo di tutto quello che ci spetta, e per far questo occorre:

1- avere una propria label
2- essere iscritti alla SIAE
3- avere la propria società editrice
4- affidarsi ad un sub o co-editore molto serio
5- avere un buon management
6- essere molto attivi sui social
7- avere un partner aggregatore valido

ci ho messo anni, ma posso dire oggi di avere tutto questo e, se pur con difficoltà dovute alla crisi come per tutti, riesco a fare “il lavoro più bello del mondo” ed a togliermi di tanto in tanto qualche soddisfazione…

Da qualche tempo hai fondato MixMasters.pro, un’iniziativa molto interessante ed innovativa. Ci puoi raccontare questa nuova avventura?

L’idea non è mia ma di Michele Rossi, un mio validissimo collaboratore che ormai lavora con me da 6 anni, è stato lui a convincermi ad intraprendere questa avventura, che devo dire essere servita molto anche a me, perché oltre che a instaurare dei buoni rapporti con i miei colleghi che prima conoscevo solo di fama, ho visto diversi modus operandi, diverse situazioni, studi, ecc. e mi sono fatto un’idea più precisa di come “giri il mondo” oggi come oggi…
Il portale sta andando bene, abbiamo 1000 iscritti e circa 60 video tutorial ma siamo in continua evoluzione pertanto aspettavo molte altre novità;
ad ogni modo un sito come MIXMASTERS.PRO mancava (in italiano intendo) e sono felice di essere stati il primo a proporlo…

Ultime 2 domande di rito: 1 - qual è il microfono che porteresti sull’isola deserta?

AKG C12.

2 - Qual è il gear più cheap che hai utilizzato in una produzione e che consiglieresti di acquistare anche ai nostri lettori?

Klark Tecknik 1176 clone.
 
gianni bini
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