di redazione [user #116] - pubblicato il 08 marzo 2019 ore 17:00
Tra gli elementi da considerare nella propria formazione e attività di musicista, ce n’è uno decisivo, importante da affiancare tanto allo sviluppo tecnico, tanto alla consapevolezza teorica e sensibilità musicale: la concentrazione. La concentrazione permette a un musicista di esprimere il suo bagaglio strumentale, artistico ed espressivo al meglio delle sue capacità senza che pensieri o ingerenze non strettamente legate a quanto sta facendo, lo svaghino, minando la qualità del suo operato. Ce ne parla Roberto Gualdi.
Delegare unicamente alla pratica strumentale e allo studio teorico la propria crescita musicale non basta. Perché, quando arriva il momento di mettere in pratica quanto appreso suonando dal vivo, in studio di registrazione o a prove con altri musicisti, possono subentrare degli ostacoli che anche ottime capacità musicali non bastano ad ovviare: distrazioni, nervosismo, pensieri. E per avere la meglio e non permettere a queste intromissioni di minare la propria performance, serve la capacità di restare concentrati.
Parlando di Concentrazione c’è un primo grande fraintendimento che è fondamentale evitare: spesso si associa la concentrazione durante una performance a una sorta di stato di isolamento nel quale il musicista si arrocca su sé stesso, escludendo sè, il suo strumento e la parte che sta eseguendo, da tutto il resto. Va da sé, che intesa in questa maniera, la concentrazione si rivelerebbe nociva perché priverebbe il musicista di aspetti tra i più importanti del suonare: l’ascolto e l’interplay.
La concentrazione deve essere piuttosto letta in un'altra maniera, come Non Distrazione.
La Non Distrazione è la capacità di restare concentrati in quello che si sta facendo al massimo delle proprie possibilità, vivendo quel momento con unicità e nella sua interezza, senza che i pensieri per quello che si dovrà fare – o peggio – per quello che non si è fatto, minino la cosa più importante, quello che si sta eseguendo nel dato istante.
Musicalmente è facilissimo spiegarsi: se si sta suonando una canzone non bisogna vivere una strofa, un intro, un bridge come qualcosa di preparatorio a un’altra parte della canzone magari più complessa o emotivamente coinvolgente. Ogni parte di una canzone, ogni brano di un repertorio, nel momento in cui lo si suona, vanno vissuti come i più importanti e come tali, affronti al massimo della concentrazione.
Lavorare, coltivare la propria capacità di concentrarsi e di non distrarsi permette anche di crescere nella consapevolezza che la propria abilità musicale si snoda su tre livelli: un livello fisico; un livello mentale e uno emozionale. L’aspetto fisico è quello garantisce fluidità e solidità alla meccanica e gestualità del suonato, supportando la tecnica.
Ma non solo; l’aspetto fisco è anche la cura del corpo nel musicista nella sua integrità. Un musicista che non fa alcuno sport o esercizi dedicati allo stretching, dopo anni inizierà a soffrire di mal di schiena o tendiniti e, in quei dolori, troverà un nemico terribile per la sua concentrazione.
Il livello mentale interessa invece, la capacità di gestire, padroneggiare e rielaborare quanto tecnicamente, fisicamente si riesce a seguire. Un esempio banalissimo: sopra una pulsazione prendiamo il primo e terzo sedicesimo; poi il secondo e il quarto. La meccanica del movimento, il gesto fisico, resteranno esattamente gli stessi: ma il fatto di spostare il gesto dal rassicurante battere, lo sforzo di pensarli ed eseguirli in una chiave metrica differente sarà unicamente un lavoro mentale.(Vedi VIDEO a 03:28)
L’ultimo aspetto interessa la componente emotiva, emozionale di un’esecuzione, fattore che trascende tanto la componente tecnica che quella mentale della comprensione teorica. Ed è l'aspetto che probabilmente dona maggiore spessore artistico in un’esecuzione
È quell’elemento che fa sì che un grande direttore d’orchestra e i superbi musicisti che la compongono, provino allo sfinimento un’opera da suonare. Una situazione nella quale i musicisti in gioco sono di una tale levatura e preparazione che in sede di prova ogni difficoltà tecnica o di lettura è già superata da tutti: quello che però le prove devono affinare è unicamente lo spirito, l’emozionalità dell’esecuzione che devono garantire nell’interpretazione l'anima e il carattere del compositore.