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Raddrizzatrice valvolare o solid state?
Raddrizzatrice valvolare o solid state?
di [user #49468] - pubblicato il

La sezione rettificatrice di un ampli per chitarra può essere a valvole o con diodi ed è anche possibile sceglierlo, ma acquisterà precise caratteristiche.
Sono un felice possessore di un Fender Super Reverb del 1966. Mi chiedo se è di qualche utilità sostituire la radrizzatrice (GZ34) con un ponte diodi. Nel caso dovessi farlo da me, si trova uno schemino già bello e pronto?

Raddrizzatrice valvolare o solid state?

Risponde Lorenzo G. A. di Giniski e Dragoon: ci sono vantaggi e svantaggi.
Bisogna capire prima a cosa serve la rettifica. La corrente alternata con cui alimentiamo il nostro amplificatore viene trasformata dal trasformatore di alimentazione che porta il 220 Vac 50Hz di rete alle tensioni necessarie al funzionamento dell'amplificatore. Ma a questo punto queste tensioni sono sempre in corrente alternata. La rettifica permette di trasformarle in corrente continua ovvero con un positivo e un negativo (tralasciamo l'ulteriore trattamento degli stadi successivi). Parlo di rettifica perché ci sono più metodi per rettificare e tra questi ce ne sono due utili al nostro scopo sugli amplificatori valvolari: la valvola e il diodo. Benché entrambe facciano lo stesso lavoro lo fanno in modo diverso.
Il diodo (da solo o a ponte) è efficiente, veloce, piccolo, leggero, robusto, non consuma corrente per funzionare, non riscalda ed è economico e poco ingombrante.
La valvola (nel tuo caso la GZ34 che è tipica nel nostro ambito) è poco efficiente, lenta, pesante (considerato anche l'aumento delle dimensioni del trasformatore di alimentazione per poterla alimentare), fragile (sia per la struttura di vetro che la tiene sottovuoto, sia per la struttura metallica interna e filamenti), consuma un botto di corrente, riscalda ed è costosa e ingombrante.
Detta così parrebbe ovvio passare allo stadio solido del diodo. Ma proprio questa inefficienza delle valvole di rettifica si riflette in alcune caratteristiche del suono degli amplificatori vintage.
Un amplificatore rettificato a valvole ha caratteristiche peculiari. Un amplificatore rettificato a diodi sarà sempre "pronto" nel senso veloce e generoso nel fornire la corrente necessaria a qualsiasi volume e qualsiasi sollecitazione. Determina un suono sempre definito, preciso, dinamico sopratutto in distorto dove l'attacco, la velocità della risposta e la dinamica sono importanti.

La rettifica a valvole invece inserisce quello che chiamiamo "compressione valvolare" a seconda del volume e del segnale che forniamo. La sua inefficienza fa sì che a volumi più alti, o a segnali dinamici più "decisi", la richiesta di energia dell'amplificatore non sia corrisposta dall'efficienza della valvola di rettifica che si "inginocchia", ovvero, non potendo fornire la corrente necessaria, riduce la tensione in uscita abbassando di conseguenza la tensione anodica delle valvole audio che alimenta, siano esse preamplificatrici o finali. Questa riduzione di tensione fa lavorare meno queste valvole audio riducendone la prestazione ovvero riducendone sia la banda passante sia il volume e la dinamica, una sorta di compressore che non appena si richiede il picco o il volume comprime il nostro picco e pian piano lo rilascia con una curva stondata non netta, dando il tipico suono più morbido di questo tipo di amplificatori vintage sopratutto in crunch e leggeri overdrive. Insomma quando abbiamo quel suono un po' sporco che satura un pelo in più se plettriamo un poco più forte.

Mettere un ponte di diodi al posto di una valvola di rettifica fa sì consumare meno corrente visto che non c'è da alimentare la rettificatrice che assorbe un saccio di ampere di corrente, evita che la valvola si rompa o abbia problemi (frequenti), ma annulla questo effetto compressione e sollecita l'intero amplificatore con tensioni maggiori di lavoro che non sempre vengono digerite dall'amplificatore se non controllato al momento della modifica, nel senso che facendo lavorare a tensioni maggiori non è detto che le stesse valvole si comportino allo stesso modo né che il rapporto di bias resti invariato.
Per costruirsi il dispositivo non è difficile (da anni ne esistono già pronti da comprare), si ha bisogno dello zoccolo di una valvola e due diodi 1N4007. Si collegano gli anodi dei diodi uno al pin 4 e uno al pin 6 e i catodi entrambe al pin 8. In rete si trovano gli schemi. L'ampli acquisterà definizione, dinamica e volume, ma relazionato al tocco perderà morbidezza e facilità al "crunch naturale".
Link utili
Giniski
Dragoon
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di simonec78 utente non più registrato
commento del 12/03/2019 ore 18:28:29
Molto interessante.
Rispondi
di JFP73 utente non più registrato
commento del 12/03/2019 ore 22:00:33
Lorenzo dimentica di dire che per fare un suono più sofferente la valvola va fatta infinocchiare sui ceci
Rispondi
di JFP73 utente non più registrato
commento del 12/03/2019 ore 22:00:51
Inginocchiare
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 13/03/2019 ore 11:53:04
JFP73 sei il solito bischerello ;-) e si che hai studiato tanto per essere il professionista che sei nella realtà!! cmq mi hai fatto ridere.
Rispondi
di go00742 [user #875]
commento del 13/03/2019 ore 09:58:11
Sono contento sia dell'articolo che della spiegazione perché spesso in molti storcono il naso a sentir parlare di ponte DIODI come se non fosse un vero valvolare.

Eh pensare che alcune testate che hanno fatto e fanno la storia del rock hanno il ponte a diodi, nulla contro le GZ34 e affini ma sinceramente facendo generi dal rock al metal preferisco il DIODO.

Grazie mille spiegazione chiara e anche di facile comprensione per chi non è elettronico come me!
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 13/03/2019 ore 11:52:47
Grazie a te per la considerazione.
Ho dimenticato di dire che io mi riferisco al creare un ponte raddrizzatore removibile montato in uno zoccolo usato con il vantaggio di poterlo mettere e togliere all'occorrenza. Io lo uso spesso in laboratorio per verificare velocemente i malfunzionamenti delle rettificatrici valvolari degli amplificatori che mi portano. Pratico veloce e nel caso di altri danni non rischio la valvola nuova.
Ovviamente, come la redazione sottolinea con la foto in incipit, il ponte di diodi può essere realizzato direttamente all'interno dell'amplificatore saldando direttamente sui piedini.
Io scrivo sicuramente tanto, ma cerco sempre, come hai ben apprezzato, di essere più chiaro e meno eccessivamente tecnico, il che mi porta a volte ad "allungare" un attimo il testo, con l'idea che serva molto di più a chi come te non è "elettronico", tanto chi lo fosse lo sa già da solo come si spiega più tecnicamente, nonostante che a volte qualche pignolone non capisca lo scopo dei miei interventi...
Rispondi
di Tubes [user #15838]
commento del 13/03/2019 ore 16:40:15
Ciao,
ho apprezzato veramente tanto questo intervento, hai spiegato con molta efficacia un aspetto dell'amplificazione che spesso non viene valutato appieno invece ho capito che ha una grande importanza. Tra le altre cose anche io credevo che gli amplificatori con lo stadio rettificatore non valvolare chissà perchè fossero un gradino sotto gli altri.... Sarebbe bello farne di più, di questi articoli, perciò magari ci risentiremo !
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 13/03/2019 ore 16:48:51
Grazie Tubes. A presto.
Rispondi
di robbyboy [user #13010]
commento del 13/03/2019 ore 16:00:02
Di quanto aumenta in percentuale la potenza del finale, su un jtm 45 da 30 w si passerebbe ad una potenza di 35-40w?
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 13/03/2019 ore 16:43:07
Non saprei dirti. Avendo l'ampli in questione sul banco sicuramente potrei misurarlo precisamente.
Tuttavia la questione è quanto l'assorbimento su un determinato amplificatore è coperto o no dalla valvola rettificatrice, Insomma non prenderei l'eventuale aumento di potenza massima erogata come fattore discriminate sulla scelta di usare valvola o diodi. Il vero fattore importante è la resa dinamica non la potenza massima erogata. Certamente con i diodi la potenza nominale, con bias ben regolato, viene messa a disposizione interamente senza ne oscillazioni, distorsioni di crossover o compressioni come spiegato sopra, quindi con un suono diverso. Diciamo, e passatemi il termine, che diventa più "lineare" nel comportamento.
Il jtm 45 monta 5881 che di loro sono finali da 20W di dissipazione ciascuna, questo non vuol dire che il progetto le eroghi tutte, dipende da tantissimi fattori, di fatto è venduto come un 30W. Ora se conoscessi di ogni amplificatore sul mercato le variazioni di potenza nell'uso di un rettifica a diodi al posto della valvola sarei Mandrake. Generalmente misuro prima e dopo sul banco prova. Ma 5W su 30W non sono quelle a fare la differenza, come detto è la prestazione dinamica generale. Un po' come se tu avessi una macchina con la cinghia di distribuzione lente... alla velocità massima ci arrivi... prima o poi, mentre se tiri come si deve la cinghia può darsi tu raccatti qualche Km orario in più, ma la differenza è come ci arrivi al massimo visto che la velocità massima sarà data da molteplici fattori non solo dal banco motore. E' il miglioramento a TUTTI i regimi a fare la differenza, non la velocità (potenza) massima.
Un esempio: La Mesa Boogie ha fatto un gran successo con la serie dual rectifier, ove nessuno sapeva cosa voleva dire rectifier, ma faceva fico. Ho sempre contestato che la cosa aveva un gran effetto di marketing, ma di fatto era l'uso di entrambe le soluzioni di rettifica su un amplificatore metal oriented. Tutti o per lo meno il 99% usavano la rettifica a diodi. Ovviamente, considerato la tipologia di quella serie. Poi siccome i musicisti cominciarono a lamentarsi della resa "strana", "spompata" usando la valvola, la Mesa capendo il problema lo risolse aggiungendo una seconda valvola di rettifica che aiutava la prima a comportasi in modo più stabile. Ovvero di fatto gli si toglieva l'effetto "compressione" di cui sopra (e che nativamente doveva essere il "plus" della serie) dato dall'inefficienza di una sola rettificatrice rispetto all'assorbimento dell'amplificatore. Poi ebbero l'idea geniale, chiamare un qualsiasi amplificatore rettificato a diodi Single Rectifier, dando così un nome figo ad un amplificatore che funzionava esattamente come un Marshall, un Fender, un Bogner etc etc per lo meno nella sezione di alimentazione, visto che da quando il diodo nacque prese il posto della valvola su tutti i dispositivi per i motivi sopracitati. Quindi piuttosto che andare dietro a strampalate mode, proviamo se ci piace di più o di meno e se possibile MISURIAMO, cerchiamo di capire, rendiamoci conto se quello che ci raccontano è vero o no, non cadiamo nella trappola di sentire quello che ci dicono esserci, ma che nessuno dimostra. Se ti interessa sapere se il tuo jtm 45 con un rettificatore a diodi eroghi quanti Watt in più sei il benvenuto, vieni con l'amplificatore e si misura.
Rispondi
di robbyboy [user #13010]
commento del 13/03/2019 ore 19:16:44
Proverò, la sostituzione con ponte diodi l'ho già effettuata, un vecchio zoccolo e 4 diodi 1N4007, effettivamente ho riscontrato una maggiore pulizia e dinamica, ma ad alti volumi non è sempre facile fidarsi dell'orecchio, di certo ho dovuto ritarare il bias, dato che era sensibilmente variato; non avendo un oscilloscopio a portata di mano e dovendo ritarare il bias per i due casi non ho testato i watt di uscita, ma mi riprometto di farlo appena ho tempo, portandolo da un amico che ha l'attrezzatura adatta.
Grazie per la dettagliatissima spiegazione.
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 14/03/2019 ore 09:14:17
Esattamente Robbyvoy, ogni situazione (leggi ogni tipo di amplificatore) seppur appartiene al mondo dell'amplificazione valvolare da chitarra, va valutata a se.
Ad esempio su un Vox AC30, su cui abbiamo sempre una GZ34 come rettificatrice, troviamo un biassaggio via catodo (e mi raccomando non confondiamolo con la CLASSE A... il VOX AC30 NON E' un classe A.... lo so, lo so, so esattamente cosa vi gira in testa, ma credetemi, non lo è). Quando cambiano la GZ34 con i diodi ci troveremmo nella situazione di aver aumentato la tensione anodica sulle finali che non è detto che la "digeriscano" bene e potrebbero drenare troppa corrente in questa situazione e fa diventare le placche delle EL84 facilmente rosse fuoco. In tal caso o alteri il valore della resistenza catodica (alterando tuttavia la risposta delle finali, ma di fatto se cambiano la GZ34 con i diodi è quello che vogliamo, no?) o cerchiamo una quartina di EL84 che sopporti la nuova tensione anodica.
Rispondi
di coprofilo [user #593]
commento del 14/03/2019 ore 13:24:3
Ho sempre saputo che nelle rectifier le valvole rettificatrici erano una a coppia di finali, 1 per le single da 50w, 2 per le dual da 100w e 3 per le triple da 150.
Il motivo era sempre quello, evitare l'eccessivo lavoro della rettificatrice per avere un suono più cattivo.
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 14/03/2019 ore 16:29:50
Può darsi che sia così invece, magari negli anni mi sono fatto l'idea sbagliata, ne vedo tanti. mi pareva di averne visti di primissimi da 100W con una sola rettificatrice, ma è possibile che sbagli.
E' certo che il perché è un po' ridicolo: raddoppiare le rettificatrici che sono sistemi tipici per il blues e per suoni leggermente sporchi e quindi finalizzati a cercare di dare versatilità ad un amplificatore anche se metal oriented di nascita, per dare un suono più "cattivo" tipico del diodo (già previsto). Non trovi? Tra l'altro la corrente anodica di due finali in più è decisamente poca anche se ovviamente è il doppio di una coppia di finali. Quindi si, probabilmente hanno voluto rendere la 100W più "cattiva", ma di fatto meno versatile, se questo tipo di versatilità sia stata poi così necessaria su una testata simile che già aveva l'opzione diodo. Trovo la cosa contraddittoria e alla resa dei fatti calcolo veramente che il 99% dei musicisti che ho conosciuto uno non comprendesse la differenza e due usasse l'opzione a diodi perché più aggressiva definita e cattiva. Alcuni figurati toglievano proprio le rettificatrici allo scopo di produrre meno calore, consumare di meno (anche se non usate restavano accese e quei filamenti ciucciavano un botto di Ampere) ed eliminare il tintinnio fisico che spesso producevano anche se non usate. A volte figurati che ho avuto chitarristi che le usavano a diodi ed erano rimasti fermi perché la rettificatrice era in corto e faceva saltare il fusibile, sarebbe bastato toglierla e via, ma non sapendolo semplicemente per loro l'ampli era rotto... quello che non c'è non si può rompere.
Credo veramente che se ci piacciono le rettificatrici siamo costretti ad usarle, ma se non fosse così, meglio i diodi, che capiamoci si rompono anche quelli, ma non hanno i problemi delle valvole. Poi Mesa è un capitolo a se... enorme.
Grazie per lo spunto coprofilo, sempre apprezzato se finalizzato a capire la storia di certe cose e scusami se sono cascato nell'errore di ricostruire non precisamente i fatti, anche se di fatto, come dici tu, "il motivo era sempre quello" ....la solfa non cambia.
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 14/03/2019 ore 17:22:27
Mi rispondo da solo :-D... Certo di confusione ne hanno creata:
Single Rectifier Solo Head 50W con solo il ponte di diodi ovvero 1 solo sistema di rettifica.
Dual Rectifier 50W con 1 rettificatrice e 1 ponte di diodi ovvero 2 sistemi di rettifica.
Dual Rectifier 100W con 2 rettificatrici e 1 ponte di diodi ovvero 2 sistemi di rettifica
Triple Rectifier 150W con 3 rettificatrici e 1 ponte di diodi ovvero sempre 2 sistemi di rettifica.
Rispondi
di coprofilo [user #593]
commento del 14/03/2019 ore 23:17:16
Credo che il 99% dei possessori di rectifier abbiano il selettore fisso sulla rettifica a diodi, per le sonorità tipiche della recto serve la botta!
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 15/03/2019 ore 09:32:29
Esattamente!! Sicuramente non li ho incontrati tutti i possessori di DR, ma tutti quelli a cui ho fatto servizio andavano a diodi, e se raramente qualcuno aveva ili selettore su valvola, o gli si era spostato senza che se ne accorgesse, o lo aveva messo li per preconcetto, ma si lamentava dell'assenza di quella "botta" che cercava. Addirittura sulle Roadking che permettono di tutto e di più come settaggi, ho riscontrato lo stesso uso.
Rispondi
di stardust28 [user #49468]
commento del 13/03/2019 ore 21:03:
Grazie mille Ginisky. Un ultima cosa, siccome una cinquantina di anni fa il trasformatore si bruciò (per ragioni che sarebbe lungo spiegare) e fu riavvolto da un artigiano locale. tutti i fili di uscita del trasformatore sono rossi quindi mi è difficile ricablare come era in origine, l'unica cosa che so è che al piedino 2 e 4 ci vanno i fili con 360 volts alternati gli altri vanno al 2 e all 8.Al 4 ci va anche un filo che poi va la tensione per il bias e nell'otto oltre all'anodica che va al choker c'è anche un altro filo (sempre rosso) che va al trssformatore stesso. Insomma c'è un po di casino.C'è in giro qualche schema di questo trasformatore collegato (com'era in origine) con i colori di fili originali in m odo che (io) possa capirne di più?n Grazie;
N.B. L'amplificatore funziona perfettamente!
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 14/03/2019 ore 09:46:11
Dunque, facciamo ordine... Fender Super Reverb Blackface del 1966 (ne ho giusto uno qui un Silverface del 1974 in riparazione), con trasformatore di alimentazione sostituito.
Si, 2 e 8 sono i filamenti a 5V (le rettificatrici vennero appositamente alimentate a un voltaggio diverso dalle altre valvole con un avvolgimento autonomo del secondario del trasformatore di alimentazione vista la corrente che assorbono) e dall' 8 (positivo) continuiamo verso i filtri elettrolitici, lo standby e da qui al choke e in parallelo all'alimentazione degli anodi attraverso il trasformatore di uscita. Dal choke si continua poi per griglie schermo e le preamp... etc etc...
il due rami del 360Vac vanno su 4 e 6 (gli anodi) ed il tape centrale fa riferimento a terra come negativo
il bias avrebbe un circuito a se da un tape specifico tra il centrale ed uno dei due rami del 360Vac del trasformatore di alimentazione che genera una cinquantina di Volts rettificati con un diodo a se per creare la negativa di bias... C'e qualcosa che non torna nella tua descrizione... ora mi dici che il trasformatore è riavvolto quindi mi è difficile immaginare (e facendolo ipotizzerei) che cosa è stato fatto... Sei sicuro di quello che mi dici?
Circuiti ce ne sono a bizzeffe... cerca lo AB763, sia lo schema che il layout che ti facilita la lettura se non sei pratico di schemi.
Rispondi
di stardust28 [user #49468]
commento del 15/03/2019 ore 19:15:58
La tua descrizione corrisponde alla perfezione! Grazie lo schema ce l'ho. Non avevo capito che i filamenti per alimentare la GZ34 sono sui piedini 2 e 6. Siccome vorrei provare a radrizzare la corrente con 2 diodi anzichè con la GZ 34, mi servivano, appunto, questi chiarimenti. Grazie ancora!
P.S. in questo forum si possono allegare file di JPG o PDF?
Rispondi
di Giniski [user #14131]
commento del 18/03/2019 ore 09:14:08
Ottimo.
Riguardo a poter allegare file non credo. Forse postando il link ad un cloud esterno tipo il tuo Dropbox o simili. Io sono davvero il peggiore in questioni di gestione forum, non sono molto "social" nell'accezione attuale del termine :-D
Rispondi
di stardust28 [user #49468]
commento del 18/03/2019 ore 11:35:
Grazie!
Rispondi
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