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Chitarristi in trasferta: inserirsi nel mercato musicale americano
Chitarristi in trasferta: inserirsi nel mercato musicale americano
di [user #116] - pubblicato il

Il mercato musicale Statunitense è ampio e variegato. A primo impatto, questo può - ovviamente - spaventare e inibire il musicista che tenta di iniziare a farne parte. Avere le idee molto chiare su quale sia la propria identità musicale e professionale e un'idea precisa sul dove andare a cercar fortuna, è la maniera migliore per partire con il piede giusto e rischiare di farcela.
 
Quando si pensa a quali siano le città più importanti e di riferimento per chi ambisce a lavorare con la musica in America, non di scappa: le destinazioni sono sempre quelle, poche e affollate. Los Angeles, New York e Nashville sono tre capitali mondiali dell'industria musicale, luoghi dove alcuni tra i migliori musicisti al mondo battagliano per ritagliarsi spazio.
Per questo, è importante ampliare le possibilità di scelta del mercato nel quale si desidera affacciarsi e – al contempo – è importante ragionare bene e in anticipo, sul come approcciarlo.

 
DOVE:
La prima decisione, fondamentale, è sul dove andare a giocarsi al meglio le proprie carte come aspirante musicista professionista. Come detto in precedenza, se non si ha nulla da perdere, non si temono confronti e la prospettiva di rischiare tutto non spaventa, città come New York, Nashville o Los Angeles possono certamente essere prese in considerazione. Senza cercare di scoraggiare nessuno, è importante, però, sapere che ci sono tanti esempi di musicisti preparatissimi che, dopo un periodo di prova, sono dovuti tornare nel proprio paese, scoraggiati dalle tante difficoltà e dalla troppa concorrenza. In queste realtà, infatti, la competizione è spietata e il livello professionale, altissimo. Quindi, un'alternativa per il musicista che vuole ripartire da zero in un altro paese, trovando lavoro in breve tempo, è orientarsi verso altre città, meno sature di musicisti.
Questa cosa non deve essere vissuta come un’ammissione di sconfitta perché si sta semplicemente orientando la propria ricerca di lavoro, verso un luogo in cui, con gran probabilità, ci sono maggior richiesta e possibilità d’ingaggio.

Chitarristi in trasferta: inserirsi nel mercato musicale americano

Inoltre, è anche sbagliato vivere questa scelta come un ripiego, meno attraente del fatto di fare il musicista in una delle capitali menzionate prima: in generale, in ogni città americana c’è una tradizione musicale radicata ed il livello medio dei musicisti rimane comunque molto alto. Chicago, Memphis, Seattle, Milwaukee o Minneapolis sono ottimi esempi di città alternative, con scenari musicali d’eccellenza, che offrono possibilità lavorative più concrete per chi vuole fare il musicista.
Altro aspetto decisivo è valutare quale di queste città offra la migliore collocazione artistica e stilistica per la propria musica. Per esempio, se si è maggiormente orientati verso una scena più blues e jazz, una città come Chicago dovrebbe essere in cima alla propria lista.
È quindi necessario documentarsi, cercare, ragionando sulla propria meta con un piglio pragmatico.

Chitarristi in trasferta: inserirsi nel mercato musicale americano
 
COSA:
Cosa vogliamo fare e suonare per vivere di musica?
E' fondamentale valutare o meno l'insegnamento come fonte di sostenimento. Per molti musicisti, anche in America, insegnare resta una delle certezze di sostentamento per vivere di musica. Quindi, se siete degli insegnanti navigati, autentici e motivati, dare delle lezioni potrebbe permettervi di rimettervi in gioco nell'immediato, perché le opportunità di trovare degli allievi di certo non mancheranno.
Esiste, ovviamente, anche la possibilità di scartare l’insegnamento e concentrarsi su altri aspetti della propria figura musicale. Si può essere esclusivamente turnisti, cantautori indipendenti, produttori o multistrumentisti. Perché in America, più che la versatilità premia la specializzazione.
Essere musicisti professionisti in Italia, molto spesso obbliga ad approcciare una varietà di stili, competenze e situazioni. Questo di certo aiuta nell'espandere la propria conoscenza a 360 gradi ma, spesso, anche a discapito di una specializzazione mirata.
Questo versatilità forzata, che magari aiuta moltissimo inun  primo periodo lavorativo, a lungo termine può risultare essere un limite. Durante un'intervista a Zucchero Fornaciari gli venne chiesto perché si affidasse a tanti musicisti statunitensi durante le registrazioni di uno dei suoi album. Zucchero rispose che i musicisti Italiani sono molto preparati e conoscono una moltitudine di stili; ma che quando si vuole scendere nello specifico, trovare l’autenticità di un certo linguaggio, bisogna affidarsi a musicisti d'oltreoceano.
Quindi, bisogna essere onesti con sé stessi e profondamente sicuri sul tipo di competenza professionale che vogliamo ritagliarci e cucirci addosso: didatti, turnisti, session man, solisti…più forte e inequivocabile sarà la nostra identica, più centrata sarà la nostra figura professionale e maggiori le possibilità di inserirsi in maniera competitiva sul mercato.
 
Chitarristi in trasferta: inserirsi nel mercato musicale americano

COME:
Promuoversi in America è decisivo e lo è ancor di più porsi in maniera molto professionale. I musicisti americani promuovono e gestiscono la loro attività come qualunque altro professionista fa in un altro business. E quindi, spesso, delegano e affidano parti della loro attività (promozione, booking, management…) a figure professionali specifiche.
Quindi essere presenti sui social media, avere un sito internet accattivante ed una mail specifica è il requisito minimo, il punto di partenza indispensabile ma che non basta.
Per tutte queste ragioni, sarà vitale essere intraprendenti nel fare ricerca e creare contatti ancora prima di arrivare nella nuova destinazione. Una volta sbarcati, invece, non bisognerà essere spaventati nell'approcciare musicisti locali, cercando di creare connessioni. Per questo sarà importante andare e seguire più concerti possibile.
 


Marco Vendrame  è chitarrista professionista di Pordenone che da qualche anno vive e lavora in America, a Minneapolis, proprio grazie alla chitarra.
Su Accordo, Marco ci racconta la sua storia attraverso questa serie di articoli che si sono tramutati in una sorta di manuale di sopravvivenza per chitarristi in trasferta.
Il primo appuntamento era dedicato alla strumentazione.
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Link utili
Il sito di Marco Vendrame
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di Repsol [user #30201]
commento del 25/03/2019 ore 15:25:02
L’articolo è molto interessante ma, come il precedente, purtroppo tralascia un aspetto fondamentale, ovvero quello del visto.
Negli Stati Uniti non si può cercare lavoro con un visto turistico, è vietato dalla legge.
Per fare tutto ciò che c’è scritto nell’articolo occorre quindi avere un visto apossito...e purtroppo non è cosí semplice ottenerlo.
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di Don Diego [user #4093]
commento del 26/03/2019 ore 18:31:13
pienamente d'accordo con te...ps ti scrivo da chicago, dove sono in tour con la mia band (sto un mese qui negli states girando tutto il lato est). il vero punto focale è il visto! e come ottenerlo....un macello!
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di Repsol [user #30201]
commento del 27/03/2019 ore 07:13:07
Se capiti ad Ovest, non si sa mai, scrivimi.
Io sono a nord di San Francisco.
In bocca al lupo x tutto!!!
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di Claes [user #29011]
commento del 27/03/2019 ore 15:52:25
Eh si... il visto! Altrimenti sarei a Los Angeles o morto nel Vietnam - 1968-69, Student Visa. Da fotografo su invito di un settimanale / mensile, avevo la Carta Stampa - entrata sempre gratis e accesso backstage. E imparare di continuo.
Ben presto mi sono fatto la fama di conoscere musica Rock-Blues inglese e consigliere per managers sul "cosa importare". Questa faccenda di conoscere bene l'Europa può essere un vantaggio. I musicisti del posto sono cmq imbattibili per la loro stessa musica USA di tutte le regioni. Marco descrive bene la faccenda specializzazione! Da questo, una fama di avere versioni in qualche modo Europee con pedigree made in Italy viene automatica e non sono da disdegnare le capitali degli Stati sparsi per l'America.
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