Non so se vi sia mai balenata la domanda fatidica del titolo.
A me è capitata tra le meningi ieri, in seguito ad una riunione di lavoro dove non c'era solo l'aspetto freddamente professionale in ballo (nulla di strettamente personale ma sono sensibile e sono rimaso colpito), e da ieri continuo a chiedermelo.
Chi sono io?
Ho creduto per anni di aver avuto un'evoluzione, ho creduto per anni che la mia fase progressivo-metallara fosse legata alla naturale ribellione adolescenziale, che il rock classico ed il jazz fossero la giusta destinazione del mio viaggio musicale.
E quindi vai di suoni classici, ricerca del suono valvolare puro, croccante, sulla batteria un set tradizionale volto al classico abbastanza minimale. Poi ogni tanto mi faccio rapire dal funk, dal pop, dalle nuove uscite, ma sempre lì ritorno, fedele...
Poi faccio ascoltare bene i Dream Theater a mio figlio, mi prende qualcosa dentro, forse nostalgia, ri-monto il doppio pedale, inizio a togliere la ruggine.
Riprendo la discografia del teatro dei sogni fino al '99... e mi ritornano in mente i Marillion, i Fates Warning, e pure i Dali's Dilemma, che col loro Manifesto for Futurism mi aprirono un mondo di prospettive e novità.
Ma allora chi sono, io? Sono un batterista, sono un chitarrista? Ascolto generi diversi, suono generi diversi... E' necessario stare in un genere, in un'etichetta, prendere lezioni di chitarra ma non di batteria, registrare da soli o suonare dal vivo con una band, e poi ancora generi, generi, con la Tele non si fa metal, con la Yamaha non si suona altro che jazz e pop... ma perché? Senza il TS9 non fai blues, senza humbucker non ottieni un bel distorto, il floyd rose è impossibile da settare, lo shredding è noioso, Youtube ed i social sono i nuovi locali in cui suonare...
E poi ci sono i tempi che cambiano, perfino i giapponesi iniziano a cedere ed a perdere la loro onorabilità e la loro etica lavorativa, segnale di un mondo che forse è già cambiato e difficilmente tornerà indietro a breve.
D'improvviso, scatenati dai sentimenti di ieri, i tempi dispari sono scoppiati dentro me, dopo tutti questi anni di assopimento, ma perché? Ma non era meglio suonare meno note ma più intellegibili, più ascoltabili per tutti, anziché mille note per pochi che poi oltretutto criticano pure?
E' auspicabile una prosa per tutti, messaggi universali, i Beatles che uniscono le generazioni da mio padre a mio figlio, o una poesia difficile da scovare, per pochi, ma che ti dà uno schiaffo così forte che dopo resti con la faccia girata da un lato per un po'?
Sto ritornando ragazzino, sto fuggendo da qualcosa o combattendo contro qualcosa, oppure da ragazzino avevo tra le mani qualcosa con un valore così grande, tanto da non rendermene conto se non ora? E di tutto quello che c'è stato in mezzo, mica lo vorremo buttare via?
Appena sveglio ho messo su il vinile coi successi dei Creedence stamattina, mentre aspetto l'arrivo (o il ritorno?) per posta di Fugazi, A pleasant shade of Grey e Manifesto for Futurism. Portando a scuola mio figlio ho messo su Falling into infinity, e più tardi in pausa pranzo proseguirò con i Beatles probabilmente.
Forse cercare e cercare è il vero scopo dell'uomo, essere sempre curioso e non accontentarsi mai, anche se è una strada che porta a continui cambiamenti e non sempre le esperienze sono piacevoli. Come con le persone, anche con certa musica ti prendi delle delusioni.
Ma siamo uomini, imperfetti esseri che cercano la perfezione lungo il proprio cammino, oppure si accontentano e smettono di camminare. Io continuo a camminare, con tutte le mie incertezze e la mia continua ricerca, che non so dove mi porterà, so solo che sicurezze ce ne saranno ben poche, negli uomini che incrocerò e nella Musica che ascolterò. Se dagli uomini però mi aspetto speranze, delusioni ed incomprensioni, dalla Musica mi aspetto riflessioni e spunti di crescita, le delusioni sono più facili da scovare, forse.
A tutti, buona Musica. |