La scala maggiore, modo ionico, viene totalmente ripensata adottando un’articolazione esecutiva che ne implementa la fluidità, l’immediatezza e lo sviluppo diagonale attraverso la tastiera. Partiamo dalle due diteggiature tradizionali di scala di C Ionico: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7.
La prima è la diteggiatura più classica che prevede un’alternanza di due e tre note per corda; la seconda è la più moderna diteggiatura a tre note per corda. Questo tipo di approccio strettamente correlato alla didattica di Frank Gambale e, a seguire, di Paul Gilbert ha supportato lo sviluppo del fraseggio shred anni ’80 e ’90 favorendo la costruzione di pattern lineari e meccanici, che si spostavano in maniera simmetrica su ottave differenti o si muovevano in maniera diatonica permettendo alla meccanica esecutiva di mantenersi identica.
La meccanicità, punto di forza nello sviluppo di velocità e fluidità diventa però al contempo il limite di un fraseggio contemporaneo come quello di Gottardo che prima ancora della velocità cerca vivacità ritmica, totale controllo dell’espressività anche sulla singola nota e la continua possibilità di commistioni tecniche: legato, tapping, hybrid picking…
Ecco la prima proposta alternativa di diteggiatura, per la quale a scala pentatonica, nella sua consolidatissima disposizione a due note per corda diventa lo spunto di partenza per ridisegnare la mappatura di una scala maggiore.
L’approccio alla pennata è estremamente chiaro: la prima nota è sempre suonata con una pennata verso il basso mentre la seconda viene eseguita in legato, con la tecnica dell’hamer-on. Ovviamente è decisivo che entrambe le note abbiano lo stesso volume e proiezione sonora.
La ricerca di articolazioni diverse si può elaborare su diteggiature più complesse che mettono in gioco disposizioni di note per corda più articolate. È il caso della seconda diteggiatura proposta da Daniele Gottardo. Ora la scala presenta due note sulla prima corda, il E basso e tre corde sulla successiva corda di A. Sulla corda di D, invece, c’è una disposizione due + due. È importante soffermarsi su questa diteggiatura perché normalmente le quattro note in gioco farebbero supporre a un’esecuzione a tre note per corda, estese alla quarta con l’utilizzo dello slide.
Invece, Daniele utilizza quello che lui ci indica come Position Shifting: ovvero le quattro note iniziali sono sempre suonate da indice e anulare che eseguono la prima e la seconda e si spostano, slittano di posizione, eseguendo terza e quarta con la stessa diteggiatura. Sulla corda di G, di nuovo la diteggiatura torna e tre note per corda mentre sulla quarta, nuovamente, ricompare la disposizione a due + due note per corda. La diteggiatura della scala si chiude sul E cantino con tre note.
Di nuovo la meccanica esecutiva della plettrata è molto chiara: la prima nota su ogni corda è plettrata, le restanti sono legate. Dove sono in gioco, invece, le quattro note e il position shifting saranno plettrate la prima e la terza e legate le restanti. Anche nella dinamica di plettrata è rispettata l’intenzione non di un pattern di quattro note bensì di un pattern di due che viene ripetuto spostandosi.
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