Dopo anni di militanza nel ruolo di bassista, a partire dall'autunno del 1968 quando tale ruolo mi fu imposto per motive di "Partenza per il Servizio di Leva Obbligatorio" prima del solista e poi del bassista del gruppo formatosi nell'Oratorio Salesiano di Bellavista (NA), incominciato con lezioni ed uso di contrabbasso, prima un Meazzi Wandrè modello Naika, poi un Framus Triumph detto "Scopettone", ho sempre usato in contesto live il basso elettrico, a partire dal Framus Star Bass ad un solo pickup, fino all'uso dei miei Fender Vintage e solo in alternativa, del mio Music Man Ernie Ball modello Sterling fretless del 1993. Ma già ad inizio anni 80 ci fu un tentativo di molti di passare al basso acustico nei contesti di musica popolare ed impegnata in cui i cordofoni a corde strofinate la facevano da padrone, oltre alle cornamuse e percussioni etniche varie. Per non sentirmi fuori del giro, comperai tutti e tre gli strumenti della famiglia, cioè il violino, la viola ed un violoncello 3/4 che è meno ingombrante, ed adottai il vero basso dei cordofoni, il violoncello che anch'esso suona per quinte e con l'accordatura invertita rispetto al contrabbasso e chitarra basso, che invece suonano per quarte e con l'accordatura delle 4 corde più basse uguale a quella della chitarra, cioè a partire dal basso LA-RE-SOL-DO del primo contro SOL-RE-LA-MI dei secondi, cosa che comportava uno stravolgimento traumatico delle posizioni delle mani e dell'archetto per noi abituati al basso elettrico e che, come me aveva iniziato addirittura con il contrabbasso. Primo acquisto fu un discreto basso acustico della EKO, il B4N verso il 1982, seguito a ruota da un Melody Rondò e poi un Ashbory della Guild (2 ottave su tastiera fretless da soli 18 pollici che a mio parere necessitava delle "Manine dei Puffi"). Poi il nulla per un po' meno di un trentennio:
Improvvisamente verso l'inizio di questo decennio ci ricordammo del basso acustico e tutti a provarne di svariate marche e tipi, con il fascino e la certezza quasi unanime che il vero basso acustico fosse il Takamine TB10 che però era fuori della portate delle "Tasche di Molti", ricordo che già costasseoltre i € 2200, magnifico ma che non si poteva usare con l'archetto. Pertanto mi rivolsi ad un modello più economico sempre dellaTakamine, questa volta dotatodi 22 tasti e preamplificatore con accordatore, il modello EG512CE, molto meno caro e che faceva egregiamante la sua parte, anche se l'ingombro non era poi tantoridotto, ma suonava e manteneva l'accordatura senza che il manico si sia mai imbarcato. L'ho usato, consigliato a molti e ora è uno dei pochi strumenti sempre a portata di mano nel mio studietto, oltreallaDi Giorgio Signorina 16 ed alla Gretsch G5220 JuniorJet II.
Ma ciò che di più attrasse poi l'attenzione dei bassisti, specialmente quelli un po' in avanti con l'età come me, legati al 4 corde canonico, fu uno strumento di relativamente piccole dimensioni e che noi mai avremmo scelto come basso nel contesto acustico, legato come era ad un nome che rimandava ad isole polinesiane, anche se realizzato a fine XIX° secolo da emigrati portoghesi, l'Ukulele. Piacevole scoperta fu che tale strumento in versione basso utilizzava la stessa accordaturadel basso elettrico, anche se limitata a 16 tasti e 21 pollici di diapason, ma SOL-RE-LA-Mi a partire sempre dal basso, contrariamente a quelle strane e di ridottissime dimensioni delleversioni soprano, tenore e via dicendo. Primo impatto fu con uno strumento prodotto da Kala U-Bass, in entrambi le versioni, solid boby ed acustico, tutte usanti corde al silicone di grosso calibro ma morbidisime. In verità lo strumento non era economico come gli altri tipi d'Ukulele, cioè stiamo intorno agli € 500 se non di più per il solid body, contro le poche decine del soprano. Facendo ricerche, 5 anni fa mi accorsi che in vendita a molto meno cìera l'IKI Bass, lo comperai e d ora è quello che uso di più in contesto acustico, monta una cordiera in silicone marca Aquila, ed ha relegato il Takamine a basso da usare in casa per allenamento, visto la diversità d'ingombro e la tonalità molto più simile al contrabbasso. Anni fa, una quarantina circa, ho usato anche il mio Hofner Violin Bass mod. 500/1 come bassoacustico montandoci le corde rivestite nere, ma quello c'era ed avevo già da oltre un decennio!
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