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50 anni di Gruhn Guitars: la culla della vintagemania
50 anni di Gruhn Guitars: la culla della vintagemania
di [user #3] - pubblicato il

Dalla passione di uno studente per le chitarre "vecchie" al primo archivio storico di chitarre vintage: Gruhn Guitars, tempio della chitarra, compie 50 anni.
Il viaggio di George Gruhn attraverso le più belle chitarre della storia è cominciato il 2 gennaio del 1970, esattamente cinquant'anni fa, nel cuore di Nashville, la città della musica country. Il negozio originale si chiamava GTR, dalle iniziali di George Gruhn, Tut Taylor and Randy Wood, i soci della prima ora di quella che sarebbe diventata la culla della vintagemania.

Nel 1970 nessuno attribuiva il termine "vintage" alle chitarre. La Fender Broadcaster aveva poco meno di vent'anni, la Gibson Les Paul Standard flametop ne aveva undici. Cinque anni prima CBS aveva acquistato l'azienda da Leo Fender senza che nessuno ci facesse caso se non per le dimensioni aumentate della paletta. Ma il nuovo dipartimento di ricerca e sviluppo si preparava a introdurre una innovazione definita "rivoluzionaria": il manico a tre viti con microtilt.
Joe Bonamassa sarebbe nato sette anni dopo, Steve Vai aveva dieci anni, Stevie Ray Vaughan ne aveva 16, Jimi Hendrix aveva ancora nove mesi di vita, Ibanez costruiva imitazioni e il pannello del Marshall plexi era appena stato sostituito con uno in metallo spazzolato.
Sempre nel 1970 Eric Clapton acquistò cinque Stratocaster maple neck degli anni Cinquanta per meno di 1.500 dollari, le smontò e utilizzò i pezzi che riteneva migliori per assemblare quella che sarebbe diventata la chitarra più famosa del mondo: Blackie.

Insomma, nel 1970 a nessuno passava per la testa di assegnare un valore speciale alle chitarre di qualche anno prima, tranne che a pochi musicisti dai gusto raffinato e una persona speciale: George Gruhn, giovane studente di dottorato all'università di Knoxville. Ossessionato dalle chitarre della Golden Era, di cui percepiva la qualità inimitabile, ci investiva tutto il suo denaro, sfidando le ire della famiglia per mettere assieme una collezione in costante crescita, che finanziava comprando e vendendo nel suo giro di conoscenze da studente.
Ma le chitarre sarebbero rimaste un hobby e George avrebbe proseguito il suo percorso se non fosse arrivata una telefonata da Hank Williams Jr., il quale era alla ricerca di vecchie Martin che riteneva migliori della produzione più recente. Hank Il Giovane aveva saputo che George ne aveva sapeva dove trovarne e divenne il primo di una lunghissima serie di clienti famosi, tra cui Eric Clapton, Neil Young, Johnny Cash, Lyle Lovett, Hank Snow, Vince Gill, Billy Gibbons, Mark Knopfler, George Harrison e Paul McCartney, solo per citarne alcuni.

50 anni di Gruhn Guitars: la culla della vintagemania

Fu la spinta definitiva: George Gruhn lasciò il dottorato e il 2 gennaio 1970 aprì un piccolo negozio nel centro di Nashville, che in breve tempo diventò il punto di riferimento per i musicisti locali. La voce si sparse in fretta e George Gruhn diventò il Re Mida della chitarra, spinto anche dall'entusiasmo della generazione dei Baby Boomers che a metà anni Ottanta, raggiunto il benessere economico, si tolsero gli sfizi che erano stati loro negati quando erano ragazzini. Tra questi le chitarre: la "vintagemania" era uscita dalla cerchia ristretta dei musicisti professionisti per contagiare il mondo.

George Gruhn con il suo negozio e il "bollettino" (un listino prezzi che spediva mensilmente a migliaia di appassionati in tutto il mondo) fu certo uno dei principali catalizzatori del mercato della chitarra "vintage", ma fu anche e soprattutto uno dei pionieri della cultura di questo strumento. Quando ancora la letteratura era inesistente, George compilava elenchi di numeri di serie e dati per classificare gli strumenti dei principali produttori, individuarne la data di produzione e organizzarli in una tassonomia non dissimile da quella utilizzata nella zoologia.

Oggi Gruhn Guitars è un edificio di oltre 1.600 metri quadrati sulla 8th Avenue di Nashville, ideale per ospitare al meglio il colossale inventario che conta oltre duemila strumenti di qualità, oltre ai servizi di liuteria, consulenza e valutazione.

50 anni di Gruhn Guitars: la culla della vintagemania

Mezzo secolo di vita in cui George Gruhn e i suoi collaboratori hanno lavorato con passione, il motore che ha consentito all'azienda di attraversare i momenti difficili del mercato e di confrontarsi con una concorrenza cresciuta in modo esponenziale grazie alla Rete, alla facilità degli scambi, a un mercato globale che tende ad appiattire le competenze, assimilando l'ultimo arrivato a chi basa la propria attività su competenza ed esperienza.

Tutto lo staff ACCORDO si unisce a George Gruhn e al team di Gruhn Guitars per un brindisi virtuale, con l'augurio di un nuovo mezzo secolo di successi e buone vibrazioni.

50 anni di Gruhn Guitars: la culla della vintagemania
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Link utili
Sito Gruhn Guitars
Il messaggio di George Gruhn per i 50 anni di attività
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di cesco78 [user #1757]
commento del 02/01/2020 ore 19:20:19
Che spettacolo,
la parte più bella dell' articolo è quando inquadrate il periodo con le età di quelli che diverranno leggende, bravi bravi
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di FBASS [user #22255]
commento del 02/01/2020 ore 19:42:40
E quì, dopo la perdita di qualità nelle lavorazioni, l'uso di legni più pesanti, alcune scelte sbagliate, unite poi alla forse poca volontà di creare un know-own della qualità, vedi il quinquennio buio di Fender CBS 1976-1981,CBS interessata più alle produzioni cinematografiche e TV, il fatto che Norlin fosse in origine un importatore di birra dall'Ecuador, lo spostamento di Epiphone in oriente, ecc. nel 1969, spinsero i musicisti a cercare gli strumenti prodotti prima del 1965 in Fender non ancora della CBS (anche se gli ultimi anni 60 furono pieni di novità), e 1969 in Gibson. A nulla valse la volontà di riscatto dei primi anni 80 (vedi The Strat ed Elite in Fender, le Victory e RD in Gibson ) unita al fatto che le produzioni in oriente erano molto concorrenziali all'interno delle stesse Brand, entrambi cedettero le attività nel 1985, se non vado errato. Tutto ciò però fece nascere il molto deleterio e principalmente speculativo, almeno a mio modesto parere, fenomeno del "Vintage", i musicisti si misero alla ricerca degli strumenti prodotti nel periodo precedente alle succitate acquisizioni, con il risultato che i prezzi schizzarono alle stelle; negli anni 70 uno strumento del periodo pre CBS e Pre Norlin era solo uno strumento usato e venduto a prezzo onesto come tale, ne ho avuti per le mani molti, oggi me li sarei tenuti con il senno di poi, per non parlare poi degli strumenti Frankstein e delle chitarre anticate, gli strumenti debbono essere integri e originali in tutte le loro parti, viti comprese, per essere classificati vintage. Comunque "Onore a George Gruhn", anche se io non me li posso permettere gli strumenti presenti nel suo inventario, FBASS.
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di francesco72 [user #31226]
commento del 03/01/2020 ore 23:52:36
Mah, questo assioma per cui una chitarra vecchia è migliore mi pare proprio un pallino poco sensato. Capisco la passione, ma che una chitarra assemblata con parti di altri strumenti prodotti industrialmente 60 anni fa sia meglio di una fatta ieri con una CNC a controllo numerico è negare l'evidenza.
Ciao
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 04/01/2020 ore 00:09:46
Ne io né George abbiamo affermato questo, leggi bene. Menchemeno abbiamo usato il concetto "migliore", troppo soggettivo quando è attribuito agli strumenti musicali. Nell'articoletto si dice solo che George considera "inimitabili" gli strumenti della Golden Age e su questo è difficile dargli torto.
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di KJ Midway [user #10754]
commento del 04/01/2020 ore 20:34:47
C'è un'evidenza non discutibile negli strumenti di 50 anni fa, ed era l'utilizzo di legno cresciuto e maturato diversamente da quello utilizzato oggi.
L'età dell'albero al taglio ha una bella importanza, come la parte di legno che viene utilizzata ed il tipo di taglio.
Questa è solo una variabile non replicabile oggi su larga scala e questo è uno dei perché quegli strumenti sono inimitabili.
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di MM [user #34535]
commento del 05/01/2020 ore 12:47:05
Stavo per scrivere più o meno lo stesso pensiero di KJ qui sopra.
Io aggiungerei questo.
La "inimitabilità" di uno strumento vecchio di 50 anni sta solo nel fatto che il legno ha, appunto, 50 anni e questo non lo raggiungi in uno strumento moderno, nonstante le varie tecniche (roasted, ARE, ecc...) che i grandi costruttori mettono in atto. Credo che la stagionatura del legno, se ben tenuto, possa solo migliorare il suono.
Ci metto anche che i pick-up possono avere perso magnetizzazione, quindi modificato (in meglio?... tutto da vedere, ma ho dei dubbi) la loro risposta in frequenza.
Tutto il resto è perfettamente imitabile, forse anche in meglio.
La componente legno sono convinto sia importante, in una solid body soprattutto nel manico.
Sono d'altro canto convinto che vi sia una forte componente di suggestione che fa percepire gli strumenti vintage (mi riferisco ai solid body) particolarmente ispiranti, per tante persone addirittura migliori, rispetto ai moderni... e a volte, secondo me, si parla di quasi niente.
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di alberto biraghi [user #3]
commento del 05/01/2020 ore 19:02:1
Di niente no, si può perfino tirare in ballo Kant quando si parla di chitarre della Golden Age :-) Io l'avevo fatto qui anni fa: vai al link
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di RedRaven [user #20706]
commento del 09/01/2020 ore 08:44:37
A chi la pensa come te posso solo rispondere: provale. Ci sono due punti per me: i materiali, certi legni non solo sono invecchiati, ma sono proprio essenze diverse che ora sono finite o usate su strumenti costosissimi. E poi le filosofie costruttive. I custom shop propongono riedizioni "fedeli" a meno di quanto detto sopra, che spesso le rende "infedeli". Le riedizioni di fascia umana se noti sono spesso "migliorate" intenzionalmente: pickup più spinti, wiring diversi. Ti faccio un esempio: ho una duo-sonic del '65. Una banale chitarra student, addirittura corpo in pioppo. Suona come una di ora? no. Possibile non siano capaci di rifare una chitarra student con corpo in pioppo, manico in acero e pickup semplici semplici? Non lo so, ma di fatto quelle nuove sono diverse. Se passiamo a strumenti più complessi e blasonati la cosa può solo peggiorare.
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di dale [user #2255]
commento del 04/01/2020 ore 12:04:09
Bellissimo!
Gruhn punto di riferimento per le vintage guitars!
Quanta storia, quanta musica e quanta cultura in quegli strumenti..
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di bluesfever [user #461]
commento del 04/01/2020 ore 14:02:48
Ho la fortuna di possedere una Stratocaster del '65 L series, acquistata nel 2013 direttamente dal mitico Gruhn's Guitars, con manico Allparts, altrimenti sarebbe stata irrangiungibile come prezzo.
Sono passati più di 20 anni dalla mia prima strato, una SRV signature, per poi passare con soddisfazione ad una CS Relic '60 fino ad avere questa, perciò un po' di esperienza sulle stratocaster sento di averla accumulata, e posso dire che la mia attuale strato suona (e si lascia suonare) diversamente dalle mie precedenti e da quelle che ho provato nel corso degli anni, e ogni volta che la imbraccio rimango sempre un po' sconvolto dal sentire uscire "quei" suoni così iconici dalle mie modeste dita come mai ho sentito prima.
Congrats George!
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di mrc.mgg [user #198]
commento del 05/01/2020 ore 17:11:
Come si fa a non commentare un post su Gruhn :-).
Io non so se sono i legni, i pkups, le mani di Abigail o la suggestione, so che quegli strumenti negli anni '60-'70 hanno suonato la musica su cui molti di noi (parlo per la mia generazione) si sono formati, dei chitarristi che li hanno usati (Clapton, Vaughan, Gilmour et al, parlo per me) e quelli sono i suoni che consideriamo un "riferimento".
Forse sulle nuove generazioni (certamente sui non chitarristi/chitarrai) l'appeal è decisamente minore.
Certamente e paradossalmente quegli strumenti "inimitabili" sono in assoluto i più imitati da decenni a questa parte.

Bye, Marco
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