"Un amore senza tempo, la chitarra classica ed acustica": quando nella seconda metà degli anni 60 fummo un po' tutti contagiati dal virus inguaribile della "Chitarro-Dipendenza Acuta", poi diventata cronica ma con deviazioni successive, come nel mio caso, verso la chitarra basso, però all'epoca considerata un ruolo secondario, la causa fu l'ascolto prima dei brani degli "The Shadows" seguito da quello dei "Beatles" e "Jimi Hendrix". Però partimmo con il piede sbagliato comperando e cercando di suonare principalmente la chitarra elettrica, acquistando solo momentaneamente, tanto per imparare, visto le scarse finanze, le chitarre della nostrana EKO verso cui però abbiamo un debito di riconoscenza avendoci fatto suonare quando il nostro portafoglio era dotato di poche risorse, compreso comunque anche quelle delle altre marche della zona Castelfidardo e vicinanze. Io entrai in possesso, nel 1966, prima di una chitarra EKO Fiesta che proprio classica non era bensì un'acustica con le corde di metallo, attaccarde a trapezio e ponte appoggiato e tenuto in posizione dalle tensione delle corde stesse, in seguito di una 12 corde Crucianelli. Poi verso il 1967-1968 ci potemmo permettere quelle elettriche, prime le nostrane Meazzi, EKO, Galanti, ecc., poi quelle tedesche marcate Framus ed Hofner (però oggi rivalutate e ricercate, io ne ho ritrovate 2 di entrambi le marche, chitarre e bassi compresi). Ma sul finire degli anni 70 capimmo di aver sbagliato l'approccio iniziale e ci dedicammo allo studio della "Chitarra Classica". Quella considerata più che buona per studiare era la Di Giorgio Signorina 16 che comperai oltre 40 anni fa su indicazione del mio maestro, allievo del grande Mario Ganci, che con il tempo avevo messo però in disparte quando ne ho comperate altre due 2 elettrificate, ma che ora ho riscoperto, si fa suonare e t'invoglia. Cercando poi, per pura questione nostalgica, la mia prima 6 corde, cioè la succitata Fiesta della EKO, ho trovato solo una EKO Junior che le somiglia molto anche se ha le meccaniche in posizione verticali e senza le due asole nella paletta, però mi ha portato fortuna perchè nello stesso negozio, solo un paio di giorni dopo, ho acquistato un basso della EKO, il modello Camaro del 1972 anche se cercavo da una vita il mio primo basso elettrico, il modello 1100/MB/2 madreperlato bianco e nero sul retro che acquistai da un compagno di classe nel 1967. |