Metà anni 60, esplosione del fenomeno "Beat", ma non tutti ci potevamo permettere di comperare chitarre ed amplificatori, visto le nostre scarse pssibilità economiche, però sulle riviste dedicate comparve una soluzione. A Roma, precisamente in Piazza di Spagna (ma con una succursale all'Esquilino), c'era la "BAGNINI", una ditta del commendator Alberto Bagnini che era una grande distributrice di oggetti di largo consumo, cioè cineprese, macchine fotografiche (Leica compreso), proiettori e tra essi c’erano anche le fisarmoniche, e gli acquisti avvenivano per corrispondenza. Poi, proprio con l’avvento del beat, l'offerta si estese anche alle chitarre ed amplificatori per principianti, strumenti che erano marchiati "ARISTON"( noi conoscevamo all'epoca solo le lavatrici, i frigoriferi e le cucine marcati così, ma non c'era nulla in comune tra i marchi) fatta eccezione per le fisarmoniche PAOLO SOPRANI e alcune chitarre, il tutto proposto in vendita tramite corrispondenza, rateizzato in comodissime e piccole rate anche di solo qualche migliaia di lire mensili (ricordo un basso che mi interessava proposto a rate di lire 3000 mensili). Non ho avuto mai l'occasione di comperarne nessuno degli strumenti in catalogo anche se solo pochi anni fa mi fu proposto proprio il basso a due pickups visto in catalogo, però all'epoca sapevo già anche dell'esistenza delle altre due marche, Rex e Kroma, non molto conosciute e pochissimo menzionate nelle riviste. Certamente il successo fu garantito dalla estesa rete di distribuzione che, insieme al basso sacrificio economico richiesto dalla rateizzazione, aveva generato enormi volumi di vendita. La produzione ed approvvigionamento degli strumenti, almeno nei primissimi anni, fu garantita dalla Paolo Soprani, cioè fino al 1966 quando alla Bagnini fu offerta una fornitura di chitarre molto più economica da un produttore che fino allora li aveva riforniti soltanto di fisarmoniche, un certo Ugo Beccacece, però il Commendator Paolo Soprani preferì presentare Alvaro Bartolini all’allora direttore generale della Bagnini, il signor Ottaviani, e fu così che ebbe inizio la produzione delle Ariston. Intanto Ugo Beccacece, che era di Recanati e che era anche titolare del marchio "Rex", produsse anche strumenti per Ariston, il marchio della ditta Bagnini di Roma, e per "Kary", marchio con tutta probabilità appartenente all'omonimo negozio di dischi, con strumenti prodotti principalmente a Castelfidardo e in Sicilia (ma non è raro vedere il logo Rex presente sulla placca di fissaggio dell’attacco del manico anche su chitarre con un altro nome della brand sul corpo o sulla paletta, mentre sulle semiacustiche di Beccacece c'erano le mascherine dei pickups dal tipico profilo a punta). la "Kroma", marchio inizialmente ed erroneamente attribuito anch'esso a Ugo Beccacece insieme al sottogenere Ariston-Rex-Kroma, invece era una fabbrica di fisarmoniche fondata nel 1963 da Domenico Dubini a Sirolo, ma esteticamente e stilisticamente la produzione delle sue chitarre è indistinguibile da alcuni modelli prodotti proprio da Beccaccece. Precisando, per dovere di cranoca, che "Rex" e "Kroma" erano due fornitori diversi di Bagnini, i loro strumenti si distinguevano per alcuni particolari costruttivi come ad esempio il binding sulla tastiera, mentre tutte le chitarre di forma stratoidi, con la paletta però deformata e i corni del body rastremati, furono classificate e censite erroneamente tutte come prodotte da Kroma, specialmente quelle prive di marchio alla paletta.
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