Oggi 15 maggio 2020, piangiamo due volti noti della nostra televisione, due personaggi che a prima vista sembrerebbero orbitare in due mondi completamente diversi, il primo, Sandro Petrone, notissimo giornalista ed inviato di guerra della RAI, il secondo, Ezio Bosso, un pianista, compositore e direttore d'orchestra, nati il primo a Napoli, la mia città, il 2 febbraio del 1954, ed il secondo a Torino, il 13 settembre del 1971. Invece una cosa li accomuna, la "Musica", arte che io reputo possibilmente articolata e operante in due realtà diverse, quella leggera e quella che io chiamo da sempre "Seria". Infatti sulla fine degli anni 60, io che abitavo in Via Duomo a Napoli, frequentavo via San Sebastiano, la nota strada degli artisti, e per recarvici percorrevo mezza Via Tribunali, il "Decumano Maggiore", ove al lato della Chiesa dei Gerolomini, ubicata giusto alle spalle del palazzo ove risiedevo, abitavano due musicisti che mi erano stati presentati da un noto e bravo chitarrista napoletano a nome Peppe Sanniola, si chiamavano Enzo e Sasà Petrone, ora non sono sicuro se il secondo dei due sia il Sandro Petrone di cui sto parlando, un chitarrista poi diventato giornalista RAI, ma l'età coincide come pure l'appartenenza ai gruppi musicali partenopei del periodo, cioè i "Volti di Pietra" poi diventati "Osanna". Il secondo invece, dopo che si era accostato alla musica alla tenera età di 4 anni grazie ad una prozia pianista ed al fratello musicista, era entrato a far parte di un gruppo musicale torinese, gli "Statuto", ove aveva miltato per un anno e mezzo con il nome d'arte di "Xico", però dopo l'esperienza solista a 16 anni in Francia, ci fu l'incontro con Ludwig Streicher che segnò una svolta della sua carriera artistica, indirizzandolo a studiare "Composizione e Direzione d'Orchestra" alla "Accademia di Vienna. Anche la morte li ha colti in maniera tragicamente similiare: un tumore al polmone diagnosticatogli nel 2016, per Sandro Petrone, che lui combatteva da cinque anni e per il quale si era sottoposto a cure sperimentali, ma oltre a fare il giornalista ed inviato nelle zone di guerra, tra le sue passioni c'era il blues (recente la composizione di "Gioia che danza tra nuvole alate" ed aveva dedicato un album alla sua malattia, "Solo Fumo") quindi la musica non l'aveva abbandonata, mentre per Ezio Bosso, che nel 2011 fu sottoposto ad un intervento per l'asportazione di una neoplasia (e che poi fu anche colpito anche da una sindrome autoimmune), in seguito al peggioramento di una malattia neurodegenerativa, verificatasi in quello stesso anno, all'inizio erroneamente diagnosticata come SLA, era stato costretto alla cessazione dell'attività di pianista nel settembre del 2019, avendo avuto lui compromesso l'uso delle mani, poi c'è stata la morte a causa dell'aggravarsi del tumore con il quale conviveva da molti anni. R.I.P. per entrambi |