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Parola d'ordine, concentrazione
Parola d'ordine, concentrazione
di [user #116] - pubblicato il

Continuiamo a parlare di Warm-Up e preparazione prima di un concerto o una sessione di registrazione. In questo ciclo di articoli stiamo coinvolgendo alcuni dei musicisti più in vista della scena italiana.
Ciro Manna
Non ho alcun rituale pre concerto anche perché, a dire il vero, quasi mai c’è il tempo per fare alcunché; quello che succede è che si finisce di mangiare e si sale, immediatamente sul palco così, a crudo. Le volte invece in cui c’è la possibilità di avere maggiore tempo e tranquillità, allora approfitto per suonacchiare un po’. Soprattutto cerco di tenere calde le prime cose che dovrò eseguire in scaletta, così da partire bello deciso nello show. Lo faccio perché la fase iniziale dello show è quella più critica, nella quale devi rompere il ghiaccio ed entrare nel mood della serata. Se riesci a tenere testa e mani belle pronte e reattive nella fase iniziale del concerto, poi è tutto in discesa e le cose ti escono con maggiore fluidità e naturalezza perché sei entrato nella parte. Ecco, in quei casi, a livello tecnico, mi prendo un paio di minuti per fare un po’ di stretching a mani e dita, così da scaldarmi più facilmente.
Poi la D’Addario, con la quale ho collaborato, mi ha dato questo Woodwinds Practice Grip che è un esercitatore tascabile per mani e dita…non è niente male.
 
Parola d'ordine, concentrazione

Marco Scipione
Come riscaldamento tendo a differenziare quello che faccio prima di una registrazione o prima di un live.
Se devo affrontare un live cerco di ritagliarmi un quarto d’ora, 20 minuti per immaginarmi come sarà il primo pezzo: provo a suonarmelo mentalmente, senza strumento in mano. Se possibile, nel silenzio assoluto. Mi concentro sul primo e secondo pezzo della scaletta perché sono quelli che di solito, fatico maggiormente a suonare al meglio delle mie possibilità: succede perché il concerto è appena iniziato e magari sono molto concentrato nell’ascoltare gli altri musicisti. E una fase iniziale, di una decina di minuti, finita la quale riesco a portare tutta la concentrazione su me stesso, su come suono ed entro completamente nel concerto. Suonare mentalmente, immaginare i primi due brani del set mi aiuta a entrare più facilmente e velocemente nel mood del concerto.
Lo studio di registrazione è diverso: lì la differenza lo fa il lavoro di preparazione che ho fatto a casa. Se devo registrare un pezzo che mi hanno dato da preparare, lo studio fino alla morte e così in studio, anche se ho davanti l’artista importante per il quale sto incidendo, sono tranquillo perché mi sento preparato. Succede però che la gran parte delle volte si venga chiamati in studio senza che l’artista abbia ancora le idee perfettamente chiare e si voglia lavorare assieme alla ricerca delle parti e di ciò che serve. In quel caso, la preparazione è quella che si fa nella vita di tutti i giorni: io che ogni giorno lavoro per essere un musicista migliore. In quelle situazioni si sta offrendo quello che si è in quel dato momento della propria vita e storia musicale. 

Parola d'ordine, concentrazione
 
Matteo Bassi
Devo ammettere che in questo senso sono pessimo perché l’unico warm up che faccio prima di una performance è quello di spegnere la testa e ogni collegamento con il mondo, respirare e cercare di svuotare la mente da qualsiasi pensiero scomodo. Pensiero che comunque sparisce appena alzo il volume.

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Eros Pistoia
Prima di un concerto dei Jaspers controllo che tutto il palco sia in ordine, tutta la mia strumentazione, gli abiti di scena, oggetti vari, maschere e tutto quello che serve sul palco per lo show. Questo già mi permette di non avere pensieri aggiuntivi e inutili durante il concerto. Quindi, posso pensare a cambiarmi con calma e "cazzeggiare” in allegria con gli altri in camerino.
Alcune sere, se ne sento il bisogno, faccio giusto qualche esercizio di respirazione e un minimo di stretching, ma solo quando ne sento la necessità, senza rituali.
Tendenzialmente non faccio gran riscaldamento tecnico e meccanico, mi limito a suonare i miei pezzi o liberamente a chitarra “spenta” poco prima di salire sul palco, quando ne ho voglia.
Lo faccio sempre invece se fa freddo e l’esibizione è all’aperto in inverno! In quei casi faccio andare le mani di brutto prima di suonare! 
Stesso discorso vale per le sessioni in studio, dove la mia attenzione va più nel vivere il momento presente: trovare un contatto con le persone con lui lavoro e godermi la situazione per tirare fuori il meglio.
Per il discorso televisivo invece, mi risuono tutto qualche ora prima della diretta, e se c’è qualche brano o passaggio che voglio ripassare o tenere a mente cerco di non ripassarlo troppo a ridosso dell’esecuzione, perché può essere fonte di ansia o di chiacchiericcio della nostra mente e il rischio è poi quello di suonarlo troppo tesi. Oltretutto, cerco sempre di non essere distratto da niente, perché quello ti può far sbagliare davvero soprattutto nei tempi televisivi. 
Insomma, cerco in ogni situazione di essere preparato, anche in quelle più stressanti cerco sempre di essere tranquillo e soprattutto di vivermi e godere il momento.
 
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Daniel Fasano
Non ho un rituale vero e proprio. A volte non faccio proprio niente! Però dipende dai concerti.  A volte se il concerto è grosso e sento particolarmente la data, allora faccio un paio di esercizio sul pad, due rudimenti che si chiamano Flam Tap o Flam Accent. Li faccio sempre alla velocità metronomica del primo pezzo della scaletta. È utile perché ti concentri sull’inizio del concerto, sulla velocità corretta e quindi diventa molto utile se magari quel pezzo dovrai suonarlo senza click.
 
Michele Quaini
Prima di una performance non ho grandi rituali di preparazione. Quando ero più giovane, e suonavo dei locali locali dove ho fatto quasi 10 anni gavetta, magari mi stonfavo birre e intanto controllavo accordatura! Poi, crescendo e iniziando a fare tour con artisti più importanti ho imparato a ritagliarmi un angolo di 10 minuti in cui stare da solo e ti dirò, per me in quel frangente non è nemmeno indispensabile avere lo strumento.
Il punto è che, davvero, non sono un pipparolo da riscaldamento! Lo so che è sbagliato ma a meno che non si tratti davvero di situazioni straordinarie, per me è una grande noia stare a fare gli esercizi di riscaldamento prima dello show!
Ovviamente sono consapevole che quando devo affrontare delle situazioni più chitarristiche (Demo, Clinic, Fiere…) riscaldarsi è pressoché indispensabile perché, altrimenti, se le mani sono al 70% delle loro possibilità si rischiano figuracce. Però sono situazioni in cui le mani viaggiano sulla chitarra, c’è una grande fisicità! Nei tour pop pop, può capitare qualche spot così impegnativo chitarristicamente ma per la gran parte della scaletta devi eseguire arpeggi, temi, accordi cose per le quali non c’è così bisogno di fare un gran riscaldamento. Semmai lì, c’è il grande problema della concentrazione. Quando suoni musica chitarristica, una volta che le mani sono calde, entri in quel trip è viaggi! In una data di un tour pop, possono passare cinquanta minuti nei quali suoni degli arpeggi e qualche power chord e poi d’improvviso arriva l’assolo al fulmicotone per il quale devi farti trovare concentrato, ispirato, caldo!
In ogni caso, lo ripeto: so che sbaglio e so che dovrei scaldarmi sempre ma per il momento, le cose più importanti prima di un concerto per me sono avere un po’ di tranquillità e controllare bene l’accordatura della chitarra. Ecco, non disdegno e anzi mi fa piacere, bere mezzo bicchiere di buon vino.
 
Parola d'ordine, concentrazione
 
Francesco Lucidi
Riscaldamento... un bel termine che spesso rimane solo un’utopia!
Raramente, mi capita di avere il tempo per poter prendere un pad e scaldare le mani prima di un concerto.
Quello che faccio sempre però, sono degli esercizi fisici; cose molto semplici e banali, tipo una corsa sul posto, stratching del collo e braccia. 
La cosa importante per me è riscaldare tutto il corpo per sentirmi reattivo, bello prima di salire on stage.
Comunque, avendo sempre le bacchette in mano, faccio dei colpi singoli sulla coscia che vanno sempre bene. 
Sono cresciuto con un grande insegnamento da parte di mio fratello che mi diceva sempre: “Devi essere preparato al punto tale che anche quando sali sul palco "a freddo" sei in grado di fare una buona performance”
 
Parola d'ordine, concentrazione
 
Mario Guarini
Prima di una performance dal vivo dopo tanti anni di musica, non avverto il bisogno di riscaldarmi. Anzi, ho maturato la convinzione che un intenso riscaldamento pre concerto tolga un po’ di energia allo show. Io devo iniziare il concerto con la piena voglia e desiderio di suonare! il line check mi serve per entrare nell'atmosfera del concerto e quello mi basta perché, come ho detto, non ho bisogno di scaldarmi tecnicamente sullo strumento ma devo semmai raggiungere la giusta concentrazione da concerto qualche minuto prima.
Ecco, prima di uno show per me è importante ricontrollare tutta l'attrezzatura. Salire sul palco quindici minuti prima e verificare che tutta l'attrezzatura sia a posto mi permette di entrare nella piena concentrazione anche perché è un modo per isolarmi dal resto. 

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