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Gli spartiti, questi sconosciuti
Gli spartiti, questi sconosciuti
di [user #39186] - pubblicato il

Leggere uno spartito non è solo fondamentale per un professionista, ma può stravolgere il modo in cui si guarda al concetto di musica d'insieme. Lo racconta un nostro lettore.
Eh già. Perché si fa in fretta a parlare di tablature per chitarra, ma gli spartiti sono tutta un'altra cosa e fanno capire al chitarrista cresciuto a pane e YouTube (o tablature scaricate) che il mondo là fuori è un pochino differente.

Sto preparando con un amico un paio di arrangiamenti per una semi-orchestrina e mi sono accorto dell'universalità del linguaggio della musica, delle sue regole e di quanto queste regole siano però facili da rispettare... tranne che per un chitarrista.

Gli spartiti, questi sconosciuti

Sullo spartito (creato con MuseScore, programma gratuito su PC e Mac che non posso che consigliare) è facilissimo capire quando si deve suonare e quando invece si debba stare zitti. Sì, questo è sconvolgente: nella musica sinfonica ci sono dei momenti in cui si sta pure zitti, si interviene solo qua e là. Questo è un primo, difficile scoglio da superare per un chitarrista medio(cre): capire che non esiste solo la ritmica e l'assolo, ma esistono anche le pause e il silenzio, per essere più efficaci nei crescendo o drammatici in determinati passaggi. E non immaginate quanta fatica abbia fatto a stare zitto mentre suonavano gli altri: mi veniva da accompagnare e invece no, zitto e muto in un angolo.

E cosa fai mentre stai zitto? Pensi a come regolare il delay e il tremolo? No! Devi stare super attento e contare le battute, perché a un certo punto devi entrare con il tuo arpeggio e se canni l'entrata svilisci tutto l'impegno che gli altri hanno messo per arrivare fino a quel punto. Concentrazione e contare le battute, perché per iniziare insieme o analizzare una sezione si parte dalla battuta 37, non da un ritornello o da una strofa.
Ah, non ci sono ritornelli e strofe, altro scoglio durissimo da affrontare per un chitarrista.

E poi ci sono le note. Non le tablature, le note vere e proprie, che ti guardano dal pentagramma e ti dicono "suonami", senza suggerirti in quale posizione prendere quel Fa, se sul primo tasto della prima corda o sul sesto della seconda, prova il pezzo a casa e cerca di capire da solo dove mettere le dita evitando intrecci laocoontici. E pensare che sono poi quattro note in croce.

E infine gli unisono: devo dire che è la parte che mi ha esaltato maggiormente, perché suonando praticamente a orecchio li ho presi abbastanza bene senza guardare lo spartito... ahia! Rimprovero! Non si staccano gli occhi dallo spartito, perché poi perdi il conto delle battute di silenzio e sei da capo per il prossimo ingresso.

Gli spartiti, questi sconosciuti

Insomma, arrangiare è un conto, suonare con uno spartito davanti è una delle cose più diffiicli che mi sia capitata di fare.
Ora stiamo ancora provando (ah, bello suonare con le mascherine, si nascoonde parte della faccia e il chitarrista sembra più professionale rispetto al solito), poco per volta imbastiremo il brano e lo presenteremo al nostro piccolo pubblico se riusciremo a trovare uno spazio adeguato alla situazione attuale.

Suonare con lo spartito mi ha aperto gli occhi su quanto molta musica sia stata suonata e scritta in maniera assolutamente egoistica da parte dei chitarristi. È vero, suoniamo uno strumento bellissimo e in grado di competere con pochi in quanto a espressività, però dovremmo riuscire a ridimensionarci un po' e a rispettare tutto il resto della Musica, che è scritta anche per altri strumenti come flauti e clarinetti, oboe, violini e via dicendo.
Forse, ridimensionando un po' il nostro ego, possiamo trovare nuove strade per la composizione e per la soddisfazione personale: trovarsi a suonare di fronte a uno specchio alla lunga annoia.
Un unisono ben fatto, col crescendo giusto, dà una sensazione che nemmeno il migliore youtuber riesce a trasmettere. E una musica scritta su uno spartito, a prima vista incomprensibile per il chitarrista medio(cre) come me, dice invece moltissimo ed è indispensabile per mettere ordine in un'orchestra, dove se si ragionasse tutti da chitarristi non si riuscirebbe, probabilmente, a suonare insieme.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.
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