Di solito la messa in quiescenza è traumatica per molti ma nel mio caso, io che avevo dato l'anima prendendomi responsabilità enormi per incarichi pericolosi, ma tutti portati a buon fine, perchè a metà del 2008, cioè quando con il vecchio sistema pensionistico potevo e dovevo rimanere in servizio fino a tutto il 2015, fui convocato alla direzione di Trenitalia a Roma e mi fu offerto l'esodo incentivato. La cosa destò in me tale disappunto (mi chiesi se tutto quello che avevo fatto era servito a niente, cioè ero anch'io un numero di matricola e basta) che accettai e non poi vedi l'ora che scoccassero quelle fatidiche 15:40 del 31 dicembre. Prima cosa mi dissi, trovarsi un'attività, una passione accantonata e cercare cioè di rendermi ancora utile, risutato: diventai nel 2010, su domanda accettata, CTU (Consulente Tecnico d'Ufficio) della Procura della Repubblica, Albo di Napoli, poi partecipai al corso e relativo esame per entrare in Protezione Civile nel 2013, infine misi in disparte i miei bassi elettrici e tornai al ruolo di chitarra solista, dovuto accantonare a fine 1968 su inposizione del resto del gruppo musicale di cui facevo parte. In verità avevo sempre comprato qualche chitarra elettrica, specialmente della Fender, qualche Gibson ed Epiphone, oltre ad acustiche della Ibanez e desiderato sempre una Gretsch, voglia parzialmente appagata dall'acquisto di una G5220 Junior Jet II. Poi sia nelle Jam Session che nelle feste e banchetti tra amici, ho usato principalmente le 6 in immagine d'apertura, in testa a tutte la Gibson ES335 Studio del 1989, poi proprio la Gretsch economica, limitando l'uso delle Fender ad occasioni di suonate alla "The Shadows". Ogni tanto imbraccio ancora il mio vecchio Precision del 1972 e il più recente Music Man mod. Sterling fretless del 1993, specialmente per scaricare la tensione nervosa, ma la cosa che mi sollecita di più al ritorno momentaneo al 4 corde è l'uso dei miei 4 bassi vintage del periodo Beat:
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