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Quel dubbio che ci frega. Sempre
Quel dubbio che ci frega. Sempre
di [user #910] - pubblicato il

Firma sulla paletta o cenerentola sconosciuta da scoprire e di cui innamorarsi? Forse in ognuno di noi convivono entrambi i desideri: impossibile non immedesimarsi nel racconto del nostro lettore Oliver.
Quante volte si è parlato di confronti tra uno strumento di riferimento e le innumerevoli copie quasi identiche (o anche senza quasi) all’originale ma molto meno costose, considerate da molti molto meglio degli originali - o quantomeno equivalenti?
Scagli la prima pietra chi, tra noi, non è mai corso a leggersi approfondimenti e ascoltare demo dell’ennesimo, miracoloso clone Stratocaster o LesPaul, con la segreta - neanche tanto - speranza di avere trovato esattamente quello che si sogna... ma che è anche compatibile con le limitate finanze a disposizione.

Molte volte nasce spontaneo il sospetto che si tratti di marchette commerciali (e spesso ci si azzecca, anche), altre volte l’atroce dubbio che si insinua è che le abilità oggettive del dimostratore e di chi effettua le registrazioni - oltre alla qualità del resto della strumentazione utilizzata - influenzino pesantemente il risultato. 
E poi, chissà che effetto fanno sotto le mani...
Verissimo, ma è anche vero che alcuni strumenti sono realmente fatti bene e che in alcuni casi possono dare filo da torcere (o anche umiliare) le icone blasonate, con quella sana soddisfazione che ne deriva e con buona pace del portafoglio.
Poi, chi ritiene di aver trovato lo strumento relativamente economico che lo rende felice, viene tendenzialmente catalogato nella catagoria “Volpi e Uva”, mentre chi resiste, risparmia e si svena per “LO” strumento, entra di diritto nel CDFSP (Club Della Firma Sulla Paletta).

Quindi è ufficiale: è un problema. Serio.

Quel dubbio che ci frega. Sempre

Premesso questo, la maturità ci rende consapevoli di questi meccanismi, quindi cominciamo lentamente a mettere in secondo piano i pregiudizi e affiniamo le nostre doti di Cercatori Di Tesori Economici Nascosti. 
Impariamo a guardare non solo le forme e i colori, ma anche e soprattutto quei dettagli che - lo abbiamo imparato - fanno veramente la differenza: il profilo del manico, la misura e la lavorazione dei tasti, la tenuta delle meccaniche, il sustain, l’attacco, la qualità delle parti metalliche, i componenti elettronici, eccetera eccetera (i pickup no: tanto va quasi sempre a finire che poi si sostituiscono!).
Il campo della scelta si restringe gradualmente e inesorabilmente, fino al momento in cui, grazie all’esperienza accumulata, identifichiamo lo strumento che fa per noi e può tranquillamente sostituire “quell’altro”.
E spesso ci prendiamo, anche! Perché è vero che esistono siffatti strumenti, come è altrettanto vero che possiamo incappare nello strumento di nobili origini, ma che è nato sfigato.
Insomma, con un po’ di lavoro e di fortuna, siamo finalmente felici e ci possiamo concentrare sulla musica.

E invece no.
Dopo un iniziale periodo di pura gioia, riguardiamo il nostro gioiello e comincia a insinuarsi il Dubbio.
“Certo, è fatto bene. Certo, suona bene. Veramente bene. Mi piace, proprio. Sono soddisfatto, ma…”
MA!
È finita. 

Il tarlo lavora. Non appena fa capolino una nuova, pericolosa domanda, siamo già belli e fritti: “Ma non è che - forse - uno strumento di fascia superiore ha davvero qualcosa in più? E magari mi fa suonare meglio? Ed è più affidabile? E fa anche dimagrire (perché a questo punto ogni scusa è buona)?
Non resta altro da fare che sperimentarlo di persona. Alle ortiche tutte quelle belle riflessioni sul marchio, sui costi del marketing, sull’autosuggestione, sui condizionamenti. Si fa di tutto per averlo.
E il bello - si fa per dire - è che non finisce neanche lì. Da qualche parte ci saranno sempre una Custom Shop bastarda o una Vintage scostumata che ci rovineranno le più solide convinzioni e i più ferrei proponimenti.

Quindi è ufficiale: è un problema. Serio.

Quel dubbio che ci frega. Sempre

Esquire o non Esquire, questo è il problema.
Se sia più nobile sopportare
le approssimazioni e infamie di una sottomarca atroce
oppure brandire la Carta contro una moglie di guai
e, appagandosi, annientarsi.
Comprare, rivendere.
Niente altro.
E dire che con l’acquisto mettiamo fine
al rumore di fondo e ai mille corpi
che la cultura della Custom ha reliccato
è un Epihone da desiderarsi devotamente.
Comprare, rivendere.
Rivendere, forse suonare

(Uilliam Scèkspir - 2022)
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