OEM - Original Equipment Manufacturer - è il termine che indica una fabbrica in cui vengono realizzati componenti, parti o anche interi prodotti che poi accade vengano commercializzati sotto marchi di terze parti: un costruttore che resta nell’ombra, prestando la propria esperienza a firme più note al pubblico.
Non è un segreto che molte aziende nel settore degli strumenti musicali si appoggino a maestranze e strutture già presenti sul territorio, in particolare per le linee produttive che devono provenire da Paesi diversi rispetto a quello di origine della società. Un esempio celebre è Cor-Tek, cioè Cort, che realizza una fetta importante degli strumenti musicali provenienti dalla Corea sì a proprio nome, ma anche e soprattutto per conto di altri brand. Altrettanto famosa tra gli appassionati è FujiGen Gakki che, nei suoi stabilimenti giapponesi, ha dato vita ad alcuni degli strumenti più apprezzati e ricercati degli ultimi sessant’anni. È quasi del tutto una scoperta degli ultimi tempi, invece, la produzione originale a marchio FGN: le chitarre che la fabbrica nipponica disegna, crea e commercializza oggi mettendo la propria firma sulla paletta, senza intermediari.
Chi è FGN - FujiGen Gakki
FujiGen Gakki, letteralmente “Fuji strumenti a corda”, è un’azienda giapponese situata nella prefettura di Nagano. Prende il nome dal monte Fuji che, pur trovandosi in realtà nella vicina prefettura di Shizuoka, è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori simboli di tutto il Giappone. Simbolo con cui FujiGen e FGN intendono imporsi oggi oltre i limiti della produzione “dietro le quinte”.
Fondata nel 1960, FujiGen Gakki si è dedicata inizialmente agli strumenti classici, salvo poi virare rapidamente verso la costruzione per conto terzi. Dal 1962 produce chitarre e bassi per innumerevoli marchi noti, firmando nel tempo svariate Ibanez con le serie J Custom e Prestige, chitarre Yamaha, Spector, Dean e DBZ.
FujiGen ha realizzato chitarre e bassi per Fender e Squier dagli anni ’80 fino a metà dei ’90, ha prodotto la serie Premium di G&L, la EX per Music Man, Orville ed Epiphone per conto di Gibson a cavallo tra gli anni ’80 e ’90.
In oltre mezzo secolo, dagli stabilimenti FujiGen sono arrivati insomma strumenti oggi desiderati dai collezionisti, indicati come esemplari provenienti da una sorta di epoca d’oro della chitarra elettrica. È comprensibile, insomma, il motivo per cui l’ingresso delle chitarre a marchio FGN in Italia con a partire dal 2019 è stato osservato con così tanto interesse dai fan.
FGN
Nelle aspettative del pubblico, una chitarra FGN è uno strumento che arriva dritto dal produttore al consumatore, senza filtri legati a brand famosi che ne innalzerebbero inevitabilmente il prezzo finale, garantendo quindi un rapporto qualità/prezzo imbattibile e una qualità fuori discussione derivata da 60 anni di esperienza.
Quasi troppo bello per essere vero. Così abbiamo voluto studiare la faccenda un po’ più da vicino, mettendo sotto i riflettori uno splendido esemplare di FGN JOS-2 nella versione con l’appariscente top in acero fiammato e tastiera in granadillo.
JOS2FMG
fa parte della serie Odissey, cioè le Strat-style di casa FGN. In catalogo compaiono modelli più e meno legati alla tradizione, con e senza battipenna, con ponti mobili e fissi, humbucker e single coil, offerti nelle declinazioni Expert - di fascia più alta - e J-Standard o Boundary, la gamma più accessibile a cui appartiene anche la JOS-2. Non abbiamo voluto scomodare il top della produzione, dove siamo certi che i Giapponesi siano in grado di sfornare strumenti favolosi, ma abbiamo voluto guardare proprio a quella fascia di prezzo quanto mai affollata, quella talvolta indicata come “medio-alta”, con la soglia del migliaio di euro che riesce a far gola ai professionisti quanto agli hobbisti, e dove la concorrenza è a dir poco spietata.
Moderna ma non troppo
Il nome completo della chitarra in prova è , dove FM sta per flame maple, cioè l’acero fiammato del top, e G indica il Granadillo usato per la tastiera. con manico interamente in acero.
Lussuosa nell’aspetto, “moderna ma non troppo” nello stile, la JOS2 rende chiari fin da subito i suoi riferimenti principali. Il progetto intende raccogliere il meglio della tradizione elettrica americana e plasmarlo attraverso la lunga esperienza e le interminabili fasi di ricerca e sviluppo che hanno portato a tecniche costruttive, , ma cruciali per il risultato finale.
I chitarristi sono tradizionalisti, si sa, e vedere uno strumento diverso dal solito comparire nei cataloghi dei marchi storici crea in genere una certa diffidenza. Con una firma come FGN, che nel suo passato non ha precisi retaggi a cui rifarsi, ciò non accade: i progettisti sono così liberi di sperimentare, senza dover per forza ammiccare alle derive volutamente ultramoderne della chitarra, e al contempo possono rifarsi ai canoni dei tempi andati senza però dover pagare i precisi tributi dello “storicamente corretto”.
Il mix che ne deriva è un incontro di più epoche, che diventa evidente quando si guarda l’equipaggiamento tecnico della JOS2.
Liuteria e approccio
Sotto la delicata finitura sfumata Jeans Burst, la JOS2 sceglie un abbinamento rodato per il mondo delle super-Strat, con un body in tiglio coperto da uno spesso top in acero. Come da tradizione il manico è avvitato, in quattro punti su una piastra in metallo ma con un tacco leggermente smussato dal lato dei cantini per agevolare l’accesso agli ultimi fret.
Non si tratta però di una chitarra da solismo estremo, come si evince dall’adozione di un profilo a U, non propriamente da velocisti, che accoglie bene la mano e fa sentire a casa chi è abituato a un’impostazione più “pulita” sullo strumento.
Per quanto tradizionale nel feeling, la Odissey non rinuncia ad accorgimenti tecnici espressamente mirati a ottimizzarne resa e suonabilità senza rischiare di mettere a disagio chi è legato a stili più retrò. È il caso del raggio compound applicato alla tastiera in Granadillo: la curvatura non si spinge verso raggi particolarmente piatti, come può accadere in strumenti d’impianto più moderno, e va da un comunissimo 10 pollici a un più che accettabile 14 pollici, con un chiaro equilibrio tra suonabilità classica e tutti i vantaggi di un raggio variabile.
Quanto alla cura per i dettagli i Giapponesi non temono confronti, e basta scorrere la mano lungo il bordo della tastiera per apprezzare il lavoro di rifinitura sui tasti che rende avvinghiare il manico un piacere, senza paura delle sessioni musicali più lunghe e impegnative.
Hardware
Le meccaniche Gotoh sono di tipo vintage, con solco in cima, alberello sottile e tutto il resto. Viceversa, il ponte è del tutto moderno, con due viti e sellette chiuse. Per la precisione il modello è un FGN FJTR-S2P, efficace ed efficiente, che richiama tutto l’universo delle Fender più aggressive, delle Yamaha Pacifica e delle Strat-style che vogliono fare un passo avanti rispetto al Tremolo vintage, senza sfociare nelle esagerazioni “ottantiane” dei double locking, Floyd Rose e dintorni.
Tecnologie
Un brand come FGN non ha alcun obbligo morale rispetto al mondo vintage, quindi non ha nessuna ragione per ripercorrere strade già tracciate decenni fa da altri costruttori, scelte talvolta tecnicamente superate che però restano nel DNA dei musicisti. Si pensi ai grossi manici anni ’50 a cui alcuni raramente riescono a rinunciare, i fret di piccole dimensioni tanto adorabili per certi stili quanto maledetti per qualsivoglia escursione nelle tecniche moderne. Niente di tutto questo compare su una FGN, e la ricerca tecnica può prendersi tutto lo spazio che desidera senza rischiare di fare torto a qualcuno. Così compaiono trovate originali come il CFS: Circle Fretting System.
Il Circle Fretting System consiste nell’adozione di fret leggermente incurvati, progettati con l’idea di compensare il naturale angolo che ogni corda descrive quando dal capotasto si allarga verso i lati per raggiungere le sellette al ponte, dove lo spazio tra le corde è maggiore. Nell’idea di FGN, la tecnica ha lo scopo di riportare ogni angolo in cui la corda incontra il fret a 90 gradi esatti, un angolo retto che porta il punto di contatto tra corda e tasto al minimo indispensabile. Così facendo la corda ha più spazio per vibrare, e la minor superficie di contatto permette di migliorare l’intonazione delle note colpite, con minor margine d’errore, tutto a vantaggio di suono, sustain e musicalità.
Sul piano della suonabilità le differenze rispetto a uno strumento convenzionale sono minime, aspetto che garantisce un’adattabilità totale, senza alcun trauma nel passaggio da una chitarra standard a una con CFS.
Elettronica
Se le tecnologie meccaniche la fanno da padroni nella progettazione, l’elettronica non resta indietro, con un’attenzione alla pulizia del segnale, all’equilibrio generale e alla varietà dei suoni da strumento di fascia alta.
I tre pickup Seymour Duncan presenti sulla JOS2 ricalcano la configurazione più classica delle Strat-style d’impianto moderno, con un humbucker Pegasus-TB al ponte e due single coil per centro e manico, rispettivamente un Vintage Staggered SSL-1 e un Alnico II Pro APS-1.
Tutti mostrano una chiara impronta pop-rock, con una spiccata compattezza sonora e un corpo che rendono lo strumento ideale per escursioni nella fusion e nel rock più spinto, forse meno nelle sfumature strettamente vintage. Che la chitarra si rivolga ad altri stili è comunque chiaro alla prima occhiata, e che il focus sia su flessibilità, immediatezza ed efficacia emerge anche guardando i controlli.
Un volume e un tono master non si rifanno affatto ai canoni californiani d’epoca, ammiccando invece a standard tecnici sensibilmente più recenti. Il selettore a cinque posizioni è invece un must, e apprezzata è la presenza di un mini-switch per il tap delle bobine al ponte, più pratico di un push-pull, più durevole di un push-push.
FGN non parla di split, e in effetti all’ascolto è plausibile immaginare che il risultato dello switch non sia un dimezzamento completo delle bobine, bensì un’esclusione solo parziale del pickup che garantisce così un suono comunque corposo, dall’output non troppo ridotto rispetto all’humbucker completo. Qualunque sia la tecnica utilizzata, bisogna ammettere che il risultato è sempre musicale e ampiamente utilizzabile in svariati contesti.
A una prova sul campo, la FGN JOS2 si è rivelata senza ombra di dubbio una chitarra valida, curata, capace di rappresentare una base solida per chi lavora in musica quanto in grado di regalare ore di godimento a un appassionato.
Il rapporto qualità/prezzo è assoluto, ma le leggi di mercato parlano chiaro: nessuno ti regala nulla.
Acquistare una FGN potrà forse voler dire saltare un passaggio intermedio rispetto a quando si compra una chitarra prodotta nella stessa fabbrica per conto terzi, ma non è come… comprare un giaccone firmato in fabbrica anziché in negozio perché magari si ha uno zio che ci lavora. FGN è un brand a tutti gli effetti, con dei costi che non possono essere ignorati.
Produrre strumenti con un proprio marchio implica accollarsi spese di marketing, logistica, distribuzione, strutture e uffici che altrimenti non sarebbero necessari. Ed è esattamente il meccanismo per cui molti marchi noti si affidano ad aziende come FujiGen Gakki per commissionare le loro costruzioni anziché aprire una fabbrica propria da zero.
Sulla base di quanto visto, testato e ascoltato, ci sentiamo di dire che affidarsi a FGN vuol dire trovare uno strumento ben fatto, all’avanguardia sul piano tecnico e con la sicurezza di una esperienza pluriennale alle spalle. Non si tratta di banali chitarre a prezzo scontato perché non portano ancora un marchio sontuoso sulla paletta. Sono piuttosto creazioni originali dal prezzo giusto, altamente concorrenziali per la bontà intrinseca della loro fabbricazione e con una firma che non è ancora “moda”. Non risentono del legame con la tradizione e degli obblighi morali verso i fan che alcuni altri brand hanno, e che, proprio per questo, possono regalare un’esperienza slegata dai preconcetti, fresca e stimolante, che vale sicuramente la pena provare. |