Lo ammetto, sono sempre stato scettico nell’uso di simulatori ed ampli in “scatola” ma solo gli stolti nella vita non cambiano idea. Da poco entrato a far parte del mio arsenale, il POD 2.0 si è subito ritagliato uno spazio di tutto rispetto. Ebbene si, dopo svariati anni di risparmi, prove ed acquisti che mi hanno portato ad avere una strumentazione versatile e professionale con testa, cassa e pedalini, tra i vari regali che ho ricevuto per la mia laurea spiccava uno scatolo quadrato che conteneva questo arnese! Avevo sentito parlare delle potenzialità del POD per suonare dal vivo in diretta nel mixer, in sala davanti l’ampli, a casa per studiare in cuffia, per registrare con una buona scheda audio e… per fare il caffè? Per me espresso, corto. Scherzi a parte il caffè come sappiamo non lo fa però è una direct box (così viene definito) che si destreggia bene in tutti i campi; del resto quando è uscito, circa dieci anni fa, il fagiolone rosso costava la bellezza di 1.000.000 delle vecchie lire! Considerando che oggi con circa 150,00 eurini ve lo portate a casa nuovo mi sembra doveroso elencarne i pregi secondo le mie impressioni dopo circa un mese di smanettamenti vari.
Ho collegato la mia Stratocaster direttamente al POD e questo all’input di un combo Marshall transistor da 30 Watt. Ho provato i suoni dei 36 preset e fin qui… beh si, suona; il giocattolo nuovo funziona, ed il bambino che adesso sta scrivendo, tutto sommato si diverte. Ma a me è sempre piaciuto sperimentare come complicarmi la vita così armato di manuale premo il pulsantino “manual” ed inizio a smanettare. Senza alcun effetto, solo un po di riverbero, provo tutti gli amplificatori, Fender, Matchless, Vox, Marshall, Mesa e Soldano e devo dire che i suoni che uscivano dal combo sembravano arrivassero direttamente da un palco! Le sorprese sono continuate con le simulazioni cassa, e devo dire che alcune sono veramente fantastiche; in particolare il Fender Bassman con la cassa 4x10 Fender, il Vox AC30 con gli alnico ed i Marshall, tutti, dal JTM-45 al JCM800 avendo solo cura di accoppiare la giusta cassa, con i Greenback il primo ed i Vintage 30 il secondo. Con la simulazione Fuzz e la cassa 4x12 Greenback ti bussa alla porta zio Jimi e ti chiede: Are You Experienced? Tornando a noi, cambio l’ascia, imbraccio la mia Ibanez e le senzazioni sono le stesse. Gli ampli HI-Gain rendono benissimo, il Mesa Rectifier ed il Soldano SLO 100, Gain quanto basta così squilla il telefono e John Petrucci e Joe Satriani mi chiedono: ti stai divertendo vero?
Ricollego il tutto alla testata, un’ ENGL Screamer 50 con cassa 2x12 ed i suoni sono pressochè simili, basta regolare un po l’equalizzazione sul POD e settare i controlli Treble, Middle e Bass della testata in modo flat. Collegandosi ad una cuffia le sorprese invece non mancano; se infatti si pensa alle uscite cuffia degli ampli ed ai suoni veramente pessimi che ne derivano con il POD i suoni in cuffia sono effettivamente quelli degli ampli descritti e questo grazie al sistema A.I.R. che simula il percorso ampli-cassa-microfono-ambiente.
Per quanto riguarda la sezione effetti, questa comprende un compressor, un tremolo, due chorus, due flanger, un rotary speaker ed un delay; in più quest’ultimo può essere sommato a tutti gli effetti precedentemente descritti. Sono poi presenti anche un noise gate ed un accordatore cromatico. L’unico effetto indipendente è il riverbero di cui è possibile regolare l’ambiente e l’intensità e che può essere sommato a tutti i precedenti. La qualità degli effetti è solo discreta, se si pensa di paragonarli a singoli pedali analogici o unità rack ben più costose, però nel complesso con le simulazioni di ampli e casse e con regolazioni non troppo “invadenti” completano a dovere il suono finale. Gli unici nei, a mio avviso, sono la possibilità di utilizzare il compressor da solo o con il delay, non permettendo quindi di sommarlo al chorus o al flanger (sonorità a me tanto care per i clean pieni e corposi) e la mancanza di uno switch che permetterebbe l’esclusione della sezione preamp nel caso in cui si voglia utilizzare esclusivamente come multieffetto nel send-return di un amplificatore.
Mi dispiace non aver ancora provato l’aggeggio con una pedaliera midi per il cambio dei banchi e canali (rispettivamente 9 e 4 per un totale di 36 preset) e con un pedale espressione che permetterebbe l’uso del volume e del wah. Nel complesso le mie impressioni sono più che positive considerando che i veri vantaggi si vedono nello studio (semplice e pratico) ed a prove in saletta con il resto del gruppo; lasciare a casa i pesanti ampli valvolari ed uscire solo con la chitarra ed una borsa con il POD e due cavi è davvero una cosa non da poco, sopratutto se si pensa ai suoni che si possono ottenere! Ciao a tutti ed ovviamente buona musica.