Sembrava che la querelle tra Giovanni Allevi e Uto Ughi si fosse definitivamente spenta, ma evidentemente l’argomento è così sentito che è bastata una scintilla per far esplodere una polemica ancora più grande.
Tutto è cominciato nel dicembre del 2008, quando il Maestro Ughi commentò il concerto natalizio in mondovisione promosso dal Senato della Repubblica che aveva avuto come protagonista Allevi dicendosi incredulo per le copiose lodi delle autorità presenti e definendo il pianista un "interprete mai originale e privo del tutto di umiltà". Pronta la risposta di Allevi, che bollò il violinista come "un custode di sepolcri imbiancati" che parlava solo per difendere la propria casta, esprimendo il suo rammarico non senza punte di patetismo ("Come ha potuto farmi questo proprio il giorno della Vigilia di Natale?", "Quel suo autografo che ho sempre conservato gelosamente per me ora non conta più niente") e un principio di delirio di onnipotenza ("I sacerdoti della casta con i loro adepti, non potendo riconoscere su di me alcuna paternità, hanno messo in atto una criminale quanto spietata opera di «crocifissione di Allevi»", "La mia è una musica nuova perché contiene quel sapore, quella sensibilità dell’oggi, che nessun musicista del passato poteva immaginare").
La diatriba andò lentamente smorzandosi ma, dopo un lungo periodo di relativa calma, da qualche settimana ha ripreso vigore in seguito alle voci secondo le quali il Comune di Genova, per dare ulteriore visibilità allo storico «Premio Paganini» per giovani violinisti, avrebbe inserito tra le prove obbligatorie una composizione di Allevi.
La reazione nel mondo della classica è stata immediata e velenosissima. Partita dal conservatorio di Mantova sotto la guida del violinista Paolo Ghidoni, ha trovato presto il supporto di altri conservatori e figure di spicco del mondo accademico. Nonostante la notizia relativa alle prove del premio sia stata smentita un paio di giorni fa dal presidente e dal sindaco di Genova (rettifica che secondo alcuni ha tutto il sapore di una “correzione” degli accordi operata seguito alla sommossa in atto), rimane forte il malumore per la presentazione in prima mondiale del concerto per violino e orchestra di Allevi che avrà luogo al Carlo Felice di Genova il 14 novembre prossimo, e che l’autore ha introdotto affermando polemicamente: «L’ho scritto per liberarmi di Uto Ughi, il mio incubo notturno, e dalla casta della musica classica». Per tutta risposta, Ghidoni e i musicisti che sostengono il M° Ughi hanno redatto una lettera che verrà a breve resa pubblica, nella quale lamentano non solo il rilievo ingiustamente dato a questo fenomeno mediatico, ma anche i pochi investimenti nell’educazione musicale e la totale assenza di meritocrazia nel mondo della musica, atteggiamenti che stanno polverizzando ogni contatto col millenario bagaglio storico culturale e musicale italiano.
Insomma il malcontento è sempre più forte e, benché la vicenda riguardi il mondo della classica, la riflessione di Uto Ughi, secondo cui il successo di Allevi è il termometro perfetto della situazione di un paese in cui prevalgono sempre le apparenze, si può estendere ben oltre i suoi limiti. Sicuramente il fatto che un compositore simile venga portato in gloria dovrebbe farci riflettere sul livello culturale del nostro paese e sulla necessità che quella di Ughi non rimanga una voce isolata. In casi simili, però, il rischio è che anche il malcontento venga strumentalizzato, accrescendo ulteriormente la fama di chi probabilmente meriterebbe solo l’oblio.