Parliamo un po’ di casa nostra. Quante volte nel corso degli innumerevoli scambi tra amanti del rock su Accordo siamo finiti a discutere dell’involuzione cultural-musicale che affligge il nostro paese, lamentando, tra le altre cose, la mancanza di trasmissioni musicali come quelle che popolavano i palinsesti televisivi negli anni ’70 e ’80?Programmi come D.O.C., Mister Fantasy, Concertone, Be Bop A Lula e Rock a Mezzanotte, con modi ed esiti diversi, proponevano approfondimenti musicali interessanti, ospitando talvolta alcuni tra i migliori musicisti al mondo (non solo rock) e facendo entrare nelle case di milioni di italiani musica – anche emergente - di qualità, usando i toni pacati della TV di un tempo.
Pur essendo mossa da grande nostalgia per quelle trasmissioni, mi rendo conto che oggi probabilmente non incontrerebbero il favore di un pubblico sempre più orientato verso format a base di sfide, gossip, varietà, ospitate e petardi. Ma allora c’è speranza di rivedere il buon vecchio rock in TV? Certamente: ci pensa Vasco Rossi.
Per festeggiare il suo “nuovo inizio” dopo un anno di clausura, il rocker di Zocca promette agli italiani «l’evento televisivo più importante dell’anno» nel 2013.
Visto il successone mediatico ottenuto coi suoi clippini su Facebook, infatti, Vasco ha deciso di passare ai clipponi in TV con un one man show da lui ideato e condotto in (pare) quattro puntate a dir poco esplosive a suon di rock. Diciamoci la verità, c’era da aspettarselo e infatti è lo stesso Blasco ad ammettere candidamente «Ormai mancavo solo io a fare un programma in tivvù! Dopo Celentano, Renato Zero, Barbara D’Urso, Morandi, Albano e Pupo... Non sono molto preoccupato. Ce la dovrei fare anch’io. E comunque vada sarà un successo». Non ha tutti i torti.
Lo show, presumibilmente realizzato in collaborazione con Bibi Ballandi per la Rai (o, in caso di rinuncia, con chiunque e su un canale qualsiasi), dovrebbe avere una formula inedita e al contempo presentare gli elementi chiave di tutti i format vincenti: riflessioni scomode, interviste atipiche a personalità di spicco dello spettacolo, gag comiche, una gara tra rock band emergenti (ma senza giurati in studio, per non rubare la scena ai musicisti) e, naturalmente, canzoni di Vasco (però niente duetti, assicura). Spettacolo d’arte varia, insomma, con un unico filo conduttore: l’anarchia rossiana.
Un esempio di paraculaggine massima o il programma musicale che “manca”? In tutta sincerità, l’idea di una trasmissione in prima serata Rai dominata dalla sintassi spettinata e dall’estro nebuloso di Vasco Rossi potrebbe riportarmi davanti allo schermo della tv, ma a fini meramente ludici. Sicuramente le sue sperimentazioni trovano un’ambientazione più idonea nel varietà che non alla Scala di Milano. Così su due piedi, più che un cambio di rotta rispetto all’involuzione di cui sopra, questo mi pare l’ennesimo tentativo di cavalcarla, ma se non altro riconosco a Vasco Rossi il pieno diritto di occupare uno spazio già concesso a individui che hanno meriti di gran lunga inferiori ai suoi (laddove presenti).