Sembra quasi impossibile ritrovarsi a fare questa considerazione nel gennaio del 2013, ma l’anno scorso si è tristemente concluso all’insegna del “femminicidio”. Non si sono riscontrati, infatti, solo casi di violenza fisica, psicologica, economica, istituzionale e normativa, ma talvolta ci si è spinti addirittura all’apologia della violenza sulla donna, legittimando pienamente l’uso del termine. Con esso, infatti, non ci si riferisce semplicemente ai casi di omicidio, come erroneamente molti pensano, ma a un concetto ben più ampio che include tutte le forme di violenza e discriminazione nei confronti delle donne.
Sono questioni ampiamente dibattute da decenni, lo sappiamo, e forse è per questo che sconvolge la brutalità con la quale una ragazza di 23 anni è stata violentata e seviziata dal branco su un autobus a Nuova Delhi, ma anche la sfrontatezza di un parroco ligure che ha fatto proprie alcune folli riflessioni altrui secondo le quali il femminicidio sarebbe da attribuirsi alle sfrontate femmine moderne. Tutto il mondo è paese, insomma. Il fenomeno della violenza contro le donne non accenna a diminuire perché un po’ ovunque si fatica a mettere nel cassetto il ruolo sociale imposto loro da una società patriarcale che invece in molte parti del mondo è ormai un ricordo lontano e che, in virtù di ciò, esse non riconoscono più.
Nelle ultime settimane l’orrore suscitato da questi fatti di cronaca ha portato migliaia di persone a organizzarsi in manifestazioni spontanee in tutto il mondo, ma una delle più toccanti e colossali viene significativamente dall’India, paese in cui ha avuto luogo il più abominevole degli episodi recenti di violenza.
A Darjeeling, popolare meta turistica del Bengala Occidentale, 600 chitarristi hanno suonato “Imagine” di John Lennon dedicandola alla ragazza stuprata e deceduta solo pochi giorni prima. Imbracciando la propria chitarra, una folla di studenti, attivisti, musicisti professionisti e turisti ha invaso la piazza della città per diffondere un messaggio di "speranza, pace e promesse", come ha spiegato Sonam Bhutia, uno degli organizzatori. L’iniziativa, svoltasi nell’ambito del Darjeeling Tea and Tourism Festival, ha avuto un forte impatto sul paese ancora sotto shock e poche ore fa è stata elogiata anche da Yoko Ono attraverso un messaggio sulla sua pagina di Twitter: “Vorrei ringraziare con tutto il cuore i seicento chitarristi che la settimana scorsa si sono riuniti e hanno suonato IMAGINE insieme in India come protesta contro la terribile violenza ai danni di una donna innocente. Avete usato la vostra dote creativa per dire qualcosa di potente”.
Una forma di protesta pacifica ma forte e priva di retorica, che ha lasciato esprimere alla musica un sentimento condiviso in tutto il mondo.
Donna e chitarra non sono mai state una coppia così bella.
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