Suonare in un gruppo è tanto bello quanto complicato, questo è un dato di fatto: è necessario scendere a compromessi, come qualsiasi relazione umana richiede, con gli altri componenti della band, sia dal punto di vista dei gusti musicali che delle modalità di esecuzione, ma nello stesso tempo l'incontro di visioni musicali differenti può portare a un arricchimento dell'esperienza non indifferente. Strumenti diversi con caratteristiche diverse che possono creare qualcosa di unico attraverso un'unione di ritmo e melodia! É innegabile che quando un musicista decide di lasciare la sua band, qualsiasi possa essere il motivo, quello che prima era un tutto ora è solo l'insieme di piccole parti, e per far si che ritorni a essere la cosa unica che era, ha bisogno l'elemento mancante. Facevo il liceo quando misi in piedi la mia prima rock band insieme ad altri 3 amici: un basso, una batteria, una chitarra solista e me, chitarra ritmica e voce; lo stretto indispensabile. Ci fu subito feeling, nonostante la poca esperienza, la strumentazione povera, ed il fatto che per provare prendevamo possesso del garage di casa mia, facendo tremare i quadri alla signora del primo piano. Con gli anni arrivarono i primi live, le prime prove in salette adeguatamente attrezzate, i primi brani propri e l'idea di registrare la prima demo; purtroppo nel bel mezzo di quest'idea la band perse il suo batterista, stracolmo di impegni. Cercarne un altro si rivelò un fallimento, riuscimmo a provarne solo uno, che non era ciò di cui avevamo bisogno per ricreare l'alchimia, così intraprendemmo la via dell'unplugged, ma dentro di noi sapevamo che nemmeno di questo che avevamo bisogno. Il gruppo si sciolse dopo qualche mese, così mi misi alla ricerca di una nuova avventura, alla ricerca della magia perduta. La ritrovai in una band di persone più “stagionate” di me, ma con gusti musicali affini ai miei: ne fui la voce e chitarra ritmica. Nonostante il genere musicale fosse simile, le differenze con il mio primo gruppo c'erano e si facevano sentire, ma non m'importava: suonavamo bene e ci divertivamo. Dopo qualche live registrammo una demo che ci avrebbe fatto da “biglietto da visita”, se non fosse che il batterista decise di smettere di suonare per un po' per questioni familiari; ancora una volta mi trovavo ad affrontare il problema della batteria! Quattro persone risposero all'annuncio che lasciai su internet, ma nessuno ci convinse pienamente, quando ritornò il nostro vecchio batterista, pronto a continuare da dove ci aveva lasciati; decisamente uno spiraglio di luce in un periodo musicalmente non proprio florido. Altri mesi di prove, inserimento di nuovi brani in scaletta…sembrava andare tutto per il verso giusto, ma il fato era in agguato sotto forma di “corso per allenatori di calcio” che avrebbe occupato al nostro figliol prodigo più giorni della settimana: decise di lasciare definitivamente il gruppo. Quella che prima era sfortuna ora sembra una maledizione! Provammo altre due persone, molto brave entrambe ma abitanti in posti un po’ lontani; con uno di loro provammo per un mese, ma le spese dei viaggi si fecero sentire, quindi mollò. E ora siamo di nuovo in tre, in attesa dell’elemento mancante, in attesa di spezzare la maledizione, in attesa di scendere a compromessi per poter produrre di nuovo qualcosa di unico.
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