di jebstuart [user #19455] - pubblicato il 01 agosto 2013 ore 07:00
Non più tardi della settimana scorsa ho trovato nella buca delle lettere l’ennesimo volantino pubblicitario di una gita verso una località di culto. Come sempre, l’ho accartocciato e buttato via. Domenica sera, però, la mirabolante offerta mi è tornata in mente.
Non più tardi della settimana scorsa ho trovato nella buca delle lettere l’ennesimo volantino pubblicitario di una gita verso una località di culto. Come sempre, l’ho accartocciato e buttato via. Domenica sera, però, la mirabolante offerta mi è tornata in mente.
Viaggio (430 km tra andata e ritorno), colazione mattutina e pranzo in ristorante caratteristico (primo, secondo, contorno, acqua, caffè ed amaro), quindi visita guidata ai luoghi sacri e rientro in serata. Il tutto a 39 euro a persona. Ora, posto che da queste parti cappuccino e cornetto vengono circa 3 euro, che un pranzo completo non si dovrebbe pagare meno di 30 euro a testa (ammesso che il gestore del ristorante sia un Terziario Francescano) e che infine per un biglietto di pari chilometraggio su un autobus di linea ci vogliono poco meno di 25 euro, ne viene fuori che il tutto dovrebbe costare almeno tra i 55 ed i 60 euro, dando comunque per scontato che gli organizzatori lavorino esclusivamente per la gloria dei Santi e non ci guadagnino nemmeno un centesimo. Io non capisco niente di tour management, ma mi chiedo lo stesso: su cosa si risparmia per riuscire ad offrire il pacchetto ad un costo ribassato del 30% o più? Mi auguro sul cibo - perché al massimo ci si becca un’enterite - e non sull’efficienza dei mezzi, sui tempi di viaggio o sul riposo degli autisti. Ed invece ho ancora negli occhi le immagini dei cadaveri allineati sul viadotto Acqualonga e mi trovo a riflettere su una delle clamorose illogicità che caratterizzano il nostro attuale stile di vita. Se da una parte, infatti, la gente sembra sempre più animata da un irrefrenabile desiderio di vivere intensamente (esibendo una propensione a viaggiare fino a poco tempo fa appannaggio solo degli esploratori più intrepidi), dall’altra una disponibilità economica divenuta spesso alquanto ridotta la spinge a scegliere soluzioni talmente a buon mercato da risultare sospette. Senza contare che probabilmente anche chi gestisce i servizi turistici deve fare i conti con l’esigenza di tener bassi i costi, pena la non vendibilità del prodotto. Un gatto che si morde la coda, di cui si potrebbe perfino sorridere se non ci fossero invece dei morti da piangere.
Ovviamente non ho la minima idea di cosa abbia spinto quel pullman giù per una scarpata di trenta metri. Dalle indagini in corso potrebbe venir fuori che l’autobus avesse problemi meccanici o che l’autista (che invece pare fosse un eccellente professionista che ha lottato con tutte le sue forze per evitare l’incidente) non si trovasse nelle migliori condizioni psico-fisiche. O forse la croce cadrà sulle spalle di Autostrade S.p.A., e apprenderemo che il guardrail era fatiscente ed incapace di sopportare perfino l’impatto di una zanzara ubriaca. Oppure - ed è teoricamente possibile anche questo - verrà appurato che tutto funzionava per il meglio, e si è trattato solo di una tragica fatalità. Sicuramente i talk show ci martelleranno per una decina di giorni, cercando un capro espiatorio da dare in pasto all’opinione pubblica, ma alla fine dei morti di Monteforte Irpino impallidirà il ricordo, come è già successo per quelli della Costa Concordia o per gli undici ragazzini della galleria del Melarancio. E noi potremo riprendere a cercare come ossessi il last minute del secolo o il low cost per Praga della BidonAir.
Non vorrei che la voglia sfrenata di fingere di vivere come nababbi finisca per precipitarci lentamente in un mondo di beni e di servizi-ciofeca, di gran lunga più adatti alle nostre tasche. Ma con amaro e caffè compresi, sia ben chiaro.