In un tempo ormai lontano, quando le famiglie si riunivano ancora in salotto per una serata intera, certi eventi televisivi avevano il potere di cambiare il mondo o anche "semplicemente" la vita a qualcuno. Sembrerà un paradosso, ma oggi, proprio nell’epoca in cui si registrano preoccupanti picchi di teledipendenza, la TV ha perso il suo valore aggregante e sacrale, e anziché stimolare l’individualità dei suoi fruitori, ne incentiva l’omologazione in ogni possibile modo.
Quella di cui voglio parlarvi oggi, invece, è una splendida storia di impollinazione catodica avvenuta esattamente cinquant’anni fa, i cui frutti stiamo raccogliendo ancora oggi: sto parlando dello sbarco dei Beatles negli Stati Uniti e della loro comparsa all’Ed Sullivan Show il 9 febbraio del 1964.
La Beatlemania, quella che tutti conosciamo, fatta di inseguimenti per le strade e di urla perforanti pronte a scoppiare ovunque si palesassero i quattro di Liverpool, era esplosa in Europa l’anno precedente e negli USA cominciava a fare un numero consistente di vittime.Lo stesso conduttore Ed Sullivan con la moglie Sylvia aveva avuto modo di assistere a scene di isteria di migliaia di fans in attesa sotto la pioggia all’aeroporto di Heathrow nel ’63 e aveva voluto fissare immediatamente un appuntamento con il manager Brian Epstein per avere la band nel suo show.
Inoltre, l’imponente macchina pubblicitaria della Capitol aveva ampiamente anticipato l’arrivo dei quattro in America con messaggi pubblicitari e uscite per tutto il mese di gennaio: con la pubblicazione degli album Introducing the Beatles e Meet the Beatles nel giro di pochi giorni, improvvisamente i Beatles erano ovunque e questo preparò ottimamente il terreno per il loro debutto televisivo americano (preregistrato), che avvenne nello show di Jack Parr quel mese. Ma fu in febbraio che ebbero finalmente l’ufficiale consacrazione a stelle e strisce: alle ore 1:20 del pomeriggio del 7, sbarcarono all’aeroporto JFK di New York, accolti da 3mila fan in delirio e un numero imprecisato di reporter, e due giorni dopo si esibirono dal vivo nel leggendario Studio 50 della CBS (ora chiamato Ed Sullivan Theater, lo studio che ospita il "Late Show" di David Letterman).
All’epoca i canali televisivi statunitensi erano soltanto tre e Ed Sullivan era il più celebre anchorman. Il suo show, che esisteva dal 1948, andava in onda la domenica sera ed era un irrinunciabile appuntamento per quasi tutte le famiglie americane. In quella sera d’inverno, a partire dalle 8 di sera, i futuri baronetti vennero seguiti in diretta da 73 milioni di telespettatori (il 45% della popolazione degli Stati Uniti dotata di un apparecchio televisivo, distribuito in circa 23.240.000 abitazioni), ottenendo un successo di audience mai registrato prima, al punto che quella viene tuttora ricordata come la data più importante nella storia della TV americana.
Il Paese, ancora traumatizzato dall’assassinio del presidente John Fiztgerald Kennedy avvenuto meno di tre mesi prima, aveva bisogno di evasione e unirsi intorno a una piccola TV in bianco e nero era il modo più semplice e sano di trovarla.
In quell’occasione, i quattro poco più che ventenni dall’inconfondibile caschetto e in tenuta mod, visibilmente acerbi eppure così a loro agio tra l’isteria del pubblico in sala (circa 720 persone) e una preannunciata diretta colossale, hanno splendidamente eseguito cinque canzoni in due set: prima "All My Loving," "Till There Was You", "She Loves You" e poi "I Saw Her Standing There" e "I Want To Hold Your Hand".
Per questa esibizione e altre due trasmesse successivamente, i Beatles intascarono 10mila dollari. Quella sera all’Ed Sullivan Show ci furono altri ospiti (l’illusionista Frank Gorshin, gli acrobati Wells & the Four Fays, gli attori McCall & Brill e la star di Broadway Georgia Brown con il cast di "Oliver!"), ma nessuno se ne ricorda. Fu la trionfale serata dei Beatles, che venne consacrata, tra l’altro, dagli auguri di Elvis Presley e del suo manager, il Colonnello Tom Parker, arrivati in giornata via telegramma e riferiti dallo stesso Ed Sullivan.
Ma quello show fu qualcosa di ben più significativo di una semplice serata di intrattenimento. Al loro passaggio, i Beatles lasciarono il proprio segno su ogni aspetto della cultura popolare di quel tempo, dalla moda e le acconciature, al modo stesso di concepire la gioventù e la fama, oltre che, naturalmente, alla musica. Come disse Tom Petty, "I Beatles arrivarono all’Ed Sullivan Show e il mondo intero cambiò da un giorno all’altro".
Cosa forse più determinante per noi musicofili, gli Scarafaggi seminarono sogni in tutta l’America e spinsero decine di migliaia di persone verso la musica. Se Elvis aveva ispirato tanti teenager con velleità di performer solisti, i Beatles lanciarono la voga delle band, e così orde di giovanissimi si diedero da fare per creare un proprio gruppo. Molti degli artisti che amiamo sono "nati" in quel momento e lo citano come un evento cruciale nella propria vicenda. Per citare solo i primi cinque che mi vengono alla mente, David Crosby, Gene Simmons dei Kiss, Billy Joel, Joe Perry degli Aerosmith, Richie Sambora dei Bon Jovi e, come loro, centinaia di grandi artisti diversissimi tra loro eppure accomunati da questo spunto primigenio, arrivato dalla TV. Insomma, se il 9 febbraio 1964 per i Beatles non fu che l’inizio, si può dire lo stesso per molte altre pop e rock star.
A ripensare col senno di poi ai timori espressi da Paul McCartney in occasione del primo viaggio verso gli USA è impossibile non sorridere: "Hanno i loro gruppi [negli Stati Uniti]. Cosa gli daremo che già non abbiano?".
Il 27 gennaio scorso, la Recording Academy ha ospitato l’evento "The Night That Changed America: A Grammy Salute To The Beatles" (La notte che ha cambiato l’America: un tributo ai Beatles dai Grammy) al Los Angeles Convention Center, con l’intervento delle star intervenute alla serata dei Grammy Awards, inclusi Paul McCartney e Ringo Starr. Il concerto di due ore verrà trasmesso proprio oggi 9 febbraio sulla CBS, la rete dell’Ed Sullivan Show.
Pare che il direttore musicale di Sullivan dopo aver visto in azione i Beatles in quella storica serata abbia affermato "Do loro un anno al massimo prima che vengano dimenticati". Per ora sono cinquanta, ma è difficile pensare che sia finita qui.