di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 24 aprile 2015 ore 07:00
Una delle feature che ha reso così famosi gli amplificatori Mesa Boogie diventa un pedale stand alone. Stessa provenienza geografica e stessa scheda tecnica, ma in un case di metallo. Lo abbiamo provato con Michele Quaini nel suo OUT Side Studio.
Una delle feature che ha reso così famosi gli amplificatori Mesa Boogie diventa un pedale stand alone. Stessa provenienza geografica e stessa scheda tecnica, ma in un case di metallo. Lo abbiamo provato con Michele Quaini nel suo OUT Side Studio.
Sviluppato all'inizio degli anni '70, l'equalizzatore Mesa a cinque bande è diventato uno dei punti di forza della line up Boogie, una caratteristica tecnica mutuata da strumenti dedicati alla voce, ma diventati un must have anche per i chitarristi, non solo amanti dei prodotti made in Petaluma. Gli slider permettono un intervento più preciso e dettagliato sul suono, ben più approfondito di quanto si potrebbe ottenere con le sole tre manopole di alti, medi e bassi. In Mesa hanno pensato di estrarre questo circuito per intero e schiaffarlo in un pedale. In questo modo anche chi, per scelta o no, non possiede un Mark può comunque usufruire del progetto sviluppato da Randall Smith più di quarant'anni fa. Sul mercato, ne siamo consapevoli, esistono già svariati prodotti simili, ma pochi raggiungono i livelli di trasparenza e precisione del Mesa in prova oggi.
Negli USA non si sono certo limitati a piazzare cinque fader in uno scatolotto (pesantissimo tra l'altro). Oltre alle bande da 80Hz, 240Hz, 750Hz, 2.2Khz e 6.6Khz, troviamo due potenziometri dedicati al guadagno in ingresso e uscita. In questo modo, oltre a sagomare il suono con l'eq, si potranno adattare al nostro setup i volumi, sia a valle sia a monte del Mesa.
Ora non resta che premere il pulsante per il power on, solido come il resto del pedale, e cominciare a sfaccettare il tone a piacere.
Prima di addentrarci nei setup (che potrete ascoltare nel video), effettuiamo due test clinici di laboratorio per saggiare la validità del Five-Band Eq. Lasciamo tutto flat e proviamo ad accendere l’effetto, dopo aver ascoltato il segnale in bypass. Attivandolo non cambia nulla, né il gain né il timbro, primo test superato a pieni voti. Il secondo riguarda la veridicità delle frequenze riportate sullo chassis. Con l’aiuto di un performante analizzatore di spettro, proviamo a intervenire sui vari fader, verificando che la variazione sui LED dell'Audioscope corrisponda a quanto scritto accanto al -12dB in fondo al cursore. Secondo test, secondo successo per il Boogie.
Lasceremo alle vostre orecchie il compito di valutare le capacità di intervento dell’effetto una volta attivo. Ci limiteremo a constatare che la qualità messa in gioco dal Five-Band è innegabilmente alta. Lo si sente sotto le dita quando si interviene sui controlli, lo si avverte dalle variazioni del suono precise e controllate.
Abbiamo a che fare con un dispositivo probabilmente non indispensabile per ogni pedaliera, ma perfetto per chi cerca un circuito di equalizzazione solido, durevole, ma soprattutto realizzato con cura e materiali all'altezza insieme a un progetto non recentissimo, ma ugualmente valido. Lo stesso circuito è stato inserito anche nella linea di distorsioni e overdrive che testeremo a breve sempre qui su Accordo. Come spesso accade per i prodotti made by Mesa Boogie, anche il Five-Band Eq si paga tanto oro quanto pesa. Per metterlo in pedaliera servono circa 240 euro.