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SHG 40 visto da me
SHG 40 visto da me
di [user #20360] - pubblicato il

Visitare SHG è un'esperienza unica, diversa per ognuno. Alla 40esima edizione dello scorso 15 novembre ce n'è stato per tutti i gusti, tre piani traboccanti di chitarre, bassi, amplificatori, effetti e accessori di ogni genere. Ecco come l'ha vissuta un nostro lettore.
Al solo pensiero di visitare Second Hand Guitars ero perplesso. Immaginare una manifestazione così grande, tutta per noi musicisti, era un po' il sogno di una vita.
La cosa più piacevole in assoluto è stata l'enorme serenità e il modo quasi familiare di gestire spazi ed eventi, senza mancare di professionalità e cura del dettaglio. Il clima molto piacevole ha perfino polverizzato quel velo di tristezza dato dai recenti fatti di cronaca, a testimonianza che la passione per la musica lega più di molte altre cose e ci dona costantemente spunti e soddisfazioni.
Un particolare che mi ha colpito è stato il rispetto in fatto di volumi, da una fiera simile ci si aspetta un volume generale altissimo, ma con la mossa di separare gli stand e di dare più spazio personale ai vari produttori si è dato anche modo al pubblico di godersi di più l'ascolto, che nel caso di pedali e amplificatori boutique è un modo per tirare fuori il meglio senza perdere la qualità nel marasma di suoni.
Sin dall'entrata alla fiera, mi accorgo che il personale è preparatissimo, gentile e lavora con enorme celerità. Infatti, nonostante la lunga coda, in cinque minuti siamo dentro, catapultati nel mondo fatto di legno, corde, lucine e profumo di valvole stiracchiate.
Scelgo di entrare nel primo padiglione che vedo guardandomi intorno e impatto subito con tre realtà che seguo e stimo molto, seppur molto distanti fra loro e dai miei gusti personali. In primis l'enorme esposizione di parti aftermarket, realtà che ormai da diversi anni prende sempre più piede e dà modo di sviluppare strumenti del tutto personali, senza scendere nell'onere di un prodotto su misura come potrebbe esser una chitarra di liuteria. Sedute all'altro capo del tavolo, infatti, due delle più grandi liuterie moderne in Italia: Manne e GNG, un po' agli estremi come concetto ma di una enorme qualità e solidità entrambe, da un lato la semplicità quasi filosofica dei progetti Manne, e dall'altra l'estro e la vivacità di GNG, con una dose di colori e sfumature da infarto, legni e strumenti quasi parlanti da quanto curati e sofisticati esteticamente, opere d'arte e opere per l'arte. Inoltre mi ha colpito molto l'apertura verso strumenti multiscala e studiati per accordarure molto basse o particolari. Esemplare unico è la dieci-corde in parte frettless, fanned e con una sezione elettronica priva di limiti.


All'interno dello stesso padiglione, mi ha colpito la messa in opera di un piccolo sogno nel cassetto che ho fin dalla tenera età, una chitarra Bodyless in materiale composito: Weapon Guitars infatti ha creato uno splendido esempio di chitarra in alluminio aerospaziale e manico in fibra di carbonio, esteticamente molto particolare e moderna. Sarebbe molto interessante seguirne gli sviluppi, un ottimo inizio sicuramente.
Prima di lasciare il padiglione mi imbatto in due Les Paul d'annata, così belle e così emozionanti da lasciarmi senza parole. Lo stacco tecnologia-tradizione mi ha trascinato in un vortice di pensieri: meglio il nuovo o il vecchio? Meglio il legno o la fibra? Meglio averle entrambe, risposta alla quale qualsiasi chitarrista giungerebbe probabilmente.

Proseguendo il giro scendo le scale e mi trovo nel cuore pulsante di SHG, il luogo mistico in cui utenti di tutti i tipi si incontrano, parlando, scambiano, acquistano e vendono strumenti e, soprattutto, legano nella più sana delle maniere: con una chitarra in mano.

Il mio occhio cade su un genere di vernice che adoro, mi avvicino per saperne di più e rimango estasiato dalle finiture perlate delle chitarre di Sciàtt, un giovane con del talento vero in fatto di liuteria.
Il giro prosegue ma vengo attratto da una performance, un mix funambolico di shred, funk e dreadlock mi investono: è Daniele "BAT" Maraspin intento a dimostrare Kalc guitars e presentare il suo primo lavoro. L'impressione è ottima, trovare un "metallaro" a esibirsi è un po' inaspettato ma fa un sacco piacere, finalmente sentivo un po' di musica da questa fiera e mi piaceva molto, finalmente un po' di adrenalina.

Proseguendo il giro mi trovo ad ammirare una carrellata di Ibanez customizzate, coloratissime e molto personali e lo stand Mogar con tutte le grosse novità di casa, incluse le Ibanez introdotte dal catalogo USA tramite un piccolo referendum, una chicca sicuramente sintomo di quanto l'azienda abbia a cuore le richieste dei propri accoliti. Quasi dirimpetto trovo i cugini/concorrenti di Fender, Charvel e Jackson che mi hanno stupito per l'enorme qualità-prezzo specie sulla linea EVH. Che dire, le mani fatate di Van Halen difficilmente sbagliano, anche come qualità di produzione.


Esplorando il secondo piano inferiore mi trovo di fronte uno spettacolo unico: trovare una Fender d'annata è molto difficile, trovare un'intera collezione è quasi un evento unico. Le Stratocaster esposte vanno dai primi anni di produzione fino al '64, le ho trovate di una bellezza e di un fascino incredibile sebbene una Stratocaster canonica non sia il mio ideale di strumento. Una volta fatto mente locale del valore monetario di tanto splendore, mi sono allontanato in religioso silenzio, puntando l'ala ricca di produttori di amplificatori ed effettistica.
La scelta è tanta e la qualità va di pari passo, ma in assoluto i due marchi che mi han colpito maggiormente sono stati Kuro e Shiva custom audio, due produttori giovani ma con le idee chiarissime in merito.
Shiva mi ha folgorato con il suo chorus incredibilmente ricco, un pedale da avere assolutamente, in oltre la vera garanzia è la passione che muove Luca, capace di comprendere le esigenze dei suoi clienti e di soddisfarli totalmente.
Kuro invece è più spostata su drive e dintorni. Principe della produzione è il Kurodrive, un pedale dalla versatilità immensa di cui Gianni "Jana" Rojatti ha fatto una dimostrazione tirando fuori suoni diametralmente opposti semplicemente sfruttando la dinamica del pedale e l'effettività dei controlli, un po' coltellino svizzero, un po' arma definitiva per avere suoni che oscillano dall'overdrive classico al rock più cattivello. Menzione speciale per il WF, pedale psichedelico al limite del drone, non classificabile in nessuna categoria ma dal potenziale enorme specie per chi come me ama suoni Drone, noise e generalmente estremi.
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La cosa fantastica di passeggiare per SHG è la possibilità di trovare personaggi dallo spessore enorme, come artisti e produttori con un background esagerato e poterci scambiare qualche parola in pace, magari spippolando su un ampli o un pedale in totale relax. Questo clima così sereno mi ha dato modo di vedere professionisti come Mezzabarba, Barbirato e vari altri lavorare nel loro habitat naturale, o magari di incrociare un Cesareo che prova un ampli improvvisando un piccolo show da lasciare senza fiato. Ecco, l'essenza di SHG per me è questa, la condivisione di emozioni, positive, date da persone con un'unica passione comune, che siano espositori, visitatori, mercanti o musicisti. La passione per lo strumento e la musica abbatte ogni scalino "sociale" regalando un'esperienza unica anche a chi come me era scettico o perlomeno intimorito dalla vastità dell'evento.
Una menzione speciale andrebbe a chiunque ha contribuito a rendere questa fiera un posto sicuro, bello, confortevole, a chi mi ha dato questo spazio per un'esperienza nuova e soprattutto tutti gli amici che hanno contribuito a rendere la giornata magnifica. La lista sarebbe infinita, dunque è meglio un grazie collettivo. Al prossimo anno SHG, non mancherò sicuramente.
gli articoli dei lettori shg milano 2015
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