SCELTE DI UNA VITA: La Chitarra Perfetta (Secondo Me;)
di PegasusVanDerKlyne [user #19758] - pubblicato il 04 novembre 2017 ore 10:47
Cari Accordiani sparsi in ogni dove, oggi vorrei raccontarvi due parole sulla mia "famiglia" di legni --- Dopo aver dedicato vent'anni alla ricerca dello strumento perfetto (che... non esiste), sono felice di aver (assai faticosamente!) messa insieme un harem di fanciulle capaci di soddisfare ogni mio desiderio... sonoro:))
Nella mia esperienza di chitarrista (per passione) ho avuto modo di "flirtare" con parecchie sei corde: con alcune nacque qualcosa di "serio", mentre con altre fu l'ardente passione di un assolo e... niente di più.
Tuttavia, quella mia sfrenata ricerca della “risonanza celeste" mi permise di chiarire le idee su quanto volessi, effettivamente, da uno strumento di stock (la liuteria può attendere, eheh...).
Vi racconterò, brevemente, la storia delle sei chitarre solid body attualmente in mio possesso:
2008, era il periodo degli assoli infuocati e dei vibrati energici; il buon Steve Vai, che seguo dal lontano 1999, mi influenzò non poco con le sue mirabili stravaganze espressive. La prima chitarra “high level” che acquistai fu una IBANEZ Jem 7VWH (2007)... in sostituzione di una bellissima, ma non altrettanto all’altezza, Jem 555BK (2005) e ancor prima di una PEAVEY V-Type Limited Edition (strumento costruito a mano in Korea dalle caratteristiche decisamente cool per la fascia di prezzo) - La battezzai, amorevolmente, “Monique” (un omaggio alla mediterraneità sensuale di Monica Bellucci :P Ancora oggi mi fa “drizzare” per l’incredibile capacità di rendere ogni cosa più semplice da suonare; merito del manico sottile e della tastiera “ a corsa” (curata dal reparto J-Craft - il Custom Shop della IBANEZ). Il ponte EdgePro risulta comodo e affidabile mentre i pickup Evolution (progettati per soddisfare le esigenze timbriche di Mr. Vai) hanno potenza da vendere ma... scordatevi di ottenere un bel suono semplicemente collegando il jack all’amplificatore : o
Nello stesso anno dopo andai alla ricerca del mio primo grande sogno: la mitica Jem 77FP
Ebbi occasione di reperirne un esemplare del 1998, in buone condizioni generali, pattern decorato con splendide campanule rosse (esistono ben ventisette combinazioni differenti del motivo floreale - cercate su internet e scopritele tutte;)). Dopo una rettifica dei tasti (+ un accurato setup eseguito dal mio liutaio di fiducia) fu subito amore <B - Il suono dei PAFpro, decisamente più caldo ed espressivo dei “gelidi” Evolution, si avvicinava particolarmente al mio gusto di quel quel periodo... inoltre, il ponte Lo-ProEdge rimane il mio tremolo “high-performance” preferito in assoluto!. La mia ragazza di allora si offrì, spontaneamente, di battezzarla “Eden” (immaginate il perché;))
Passarono gli anni e i gusti musicali... Le Jem, seppur fossero strumenti dalla straordinaria versatilità timbrica, non erano più in grado di rispondere, totalmente, alle mie esigenze espressive; dunque, chiusa la parentesi shreed, si riaccese in me l’attrazione per le forme classiche e intramontabili di due “ragazze” d’altri tempi:
Gibson Les Paul e Fender Stratocaster
Escludendo la EKO DV-10 (una replica supereconomica di una “ diavoletto” che ottenni nel lontano 1999), la prima GIBSON ufficiale fu una LPstudio Cherry Faded (2008). La chiamai “Sophie”: vissi una importante e appassionata storia d’amore... rimase accanto a me fino a poco tempo fa quando una notte, infausta, mi fu rubata. Ferito da quella grave perdita, decisi di sacrificare tutte le mie esili finanze e puntare all’Everest: GIBSON Les Paul CUSTOM - Cercando, cercando... misi le mani su di un esemplare del 2001. La chitarra era in condizioni ottime (fatta eccezione per una serie profondi graffi sul back body, ahimè... Pazienza!); comunque sia, non potei resistere al fascino della tastiera in ebano (sono un feticista di questo pregiato legno, oggi sostituito dalla Richilite) e della verniciatura alla nitro con finitura “Glossy Black” in contrasto con l’hardware dorato. Il suo nome?! “Alexandra”: la mia Lady*
Per completare la coppia delle "classiche" made in U.S.A. non poteva mancare la doublecut più famosa del pianeta: sua maestà, Stratocaster
Come per ogni marchio che ho posseduto, seguii umilmente il “cursus honorum” partendo dalle economiche SQUIER (ne ho possedute due tra il 2000 e il 2002), passando per le amate/odiate messicane (sono reduce da un felice anno insieme ad un’ammiccante Jimi Hendrix Stratocaster bianco olimpico, rivenduta perché non riuscivo ad apprezzare la tastiera in acero verniciato) per approdare, finalmente, ad una U.S.Strat: non ho resistito alla sinuosità elegante di una magnifica Stratocaster American Standard olympic white rosewood fretboard (2015) - "EvE" è il suo nome e... l'amo quanto la LPCUSTOM; sono bigamo! (mi perdonerete:P)
Dopo aver posseduto più o meno venticinque chitarre (e averne provate a centinaia...), mi ritrovavo a possedere sufficiente esperienza per riuscire a definire i “termini progettuali” per lo strumento a me più affine. Tuttavia, vuoi perché sono un fan delle chitarre stock, vuoi perché gli strumenti di alta liuteria costano davvero tanto, vuoi perché... mi piace cambiare, sentivo di dover completare il mio “harem” aggiungendo un modello (o due) ancora. Cercavo una chitarra “ibrida”: uno strumento che unisse la suonabilità di una Jem, il suono di una Les Paul e la versatilità timbrica di una Stratocaster - Apro una parentesi: nel 2013 fui tentato dalle PRS... per alcuni la Perfezione, per altri una miscellanea, lussuosa, senza personalità. Provai assiduamente diversi modelli doublecut e fui subito rapito dalle Custom 22 e 24, ma... non feci mai il grande passo (i soldi, che dolore : //)
2017, una giornata di settembre me ne andai nel negozietto a due passi da casa e... il mio sguardo si magnetizzò sull’acero fiammato di una SE Custom 24 30th Anniversary con finitura orange. La ragione mi rammentò le vecchie e infruttuose esperienze con le prime SE ma decisi ugualmente di entrare e provare quel piccolo capolavoro alla portata di tutti. Ebbene, tanta acqua è passata sotto i ponti... La PRS coreana spiccava per la bellezza dei suoi legni e l’accuratezza delle sue finiture (considerato il costo, poco più di 800,00euro). I miei occhi fissavano la tastiera di nero ebano e i segnalasti, i quali riproducono alcune specie di uccelli cari al buon Paul Reed Smith; seppur non fossero di prezioso abalone, come nelle serie “Core”, emanavano un fascino insolitamente “premium” (curiosità: la 30th Anniversary si riconosce per il doppio aquilotto al dodiciesimo*) - Il tremolo, riproduzione coreana del modello originale, brevetto PRS, funzionava a meraviglia e così anche le meccaniche “entrylevel” (a patto di montare bene le corde ed effettuare un regolazione precisa). Unico neo: i pickup (splittabili)... ma quelli si possono facilmente sostituire con un set Seymour Duncan;) Così, decisi di farmi un regalo e la portai a casa per un buon prezzo. Ed ecco “Liv”, la piccola della famiglia :)
L’ultima sei corde di cui vi parlerò (in realtà la acquistai poco dopo la LPCUSTOM), è “Margot”: una raffinata singlecut frutto dello sfortunato tentativo di TAYLOR di sbarcare nel mercato solid body. Trattasi di uno strumento assai misconosciuto al grande pubblico... Io stesso la conoscevo soltanto “sulla carta” e non ebbi occasione alcuna di poterne provare una fino al momento di cui vi parlo. La notai in mezzo a tante: il suo body in Sapele (mogano africano) spiccava per la finitura a specchio e la forma slim. Il top, in pregiato noce figurato, era il punto di forza delle versioni CUSTOM (l’azienda produceva anche la CLASSIC e la STANDARD - i nomi vi ricordano qualcosa, eh?!). La tastiera, caso del destino, era in nero ebano con segnalasti in madreperla a forma di diamante; su tutto, spiccava l’hardware cromato. Il ponte, fisso, di inedita progettazione, deliziosamente comodo e dal design anatomico. I pickup mi colpirono: si trattava di humbacker “taglia ridotta”, di progettazione TAYLOR, in grado di restituire una risposta timbrica calda e magnificamente definita (almeno rispetto alla maggior parte degli humbucker tradizionali). Il selettore a cinque posizioni permetteva di giocare in ogni ambito musicale combinando suoni estremamente eterogenei (è davvero sorprendente!). Che dire?! Dopo un’intensa ora chiuso nel gabbiotto di prova (il negoziante iniziava ad insospettirsi:)) mi sincerai del fatto che quella chitarra era l”anello mancante” - W -
Bene, questa è la ministoria di come, in quattro lustri della mia vita, sono riuscito a trovare le sei “anime lignee” le quali, se fosse possibile, fondendosi insieme potrebbero facilmente dare vita a quella che ogni chitarrista designa come: “lo strumento della vita" - 8 -
PS: se dovessi riassumere, sulle dita di una mano, le peculiarità che amo di più in ciascuna delle mie bimbe, ecco cosa verrebbe fuori:
1 - La potenza sonora e la personalità della GIBSON LPCUSTOM
2 - La bellezza, inarrivabile, della FENDER Stratocaster
3 - La suonabilità eccezionale della IBANEZ Jem
4 - La qualità costruttiva della TAYLOR SB CUSTOM