Citazione storica : "Il nome commerciale Welson apparteneva a un'azienda produttrice di fisarmoniche con sede a Castelfidardo fondata da Orlando Quagliardi nel 1921", La ditta, fondata nel 1919 in seguito si occupò anche di produzione di organi elettrici, sintetizzatori e chitarre. Tutto quì, almeno per quanto riguardava noi ancora ragazzi, ma pieni d'entusiasmo, in quei lontani anni del "Beat", cioè metà anni 60 in poi, che di chitarre conoscevamo inizialmente solo la EKO, la Hollywood Meazzi, la Galanti, la Zero Sette e Crucianelli, oltre agli amplificatori Meazzi, Davoli, FBT e Farfisa. Indirettamente alcuni come me erano entrati in possesso di qualche chitarra o basso marcata Dynacord (io di un basso a 3 pickups), ma di Wurlitzer poi conoscevamo solo i Juke Box e solo molto più tardi ne scoprimmo il piano elettrico, di Orpheum nemmeno se ne era sentito parlare anche quando cercammo degli strumenti un po' più prestigiosi e conosciuti a livello europeo, vedi Hofner e Framus con in testa la sola americana Rickenbacker, tutti strumenti utilizzati cioè dai Beatles e dai Rolling Stones, le Fender e le Gibson vennero dopo, a fine anni 60. Però la italianissima Welson era invece conosciuta ed incaricata di produrre strumenti, oltre a quelli marcati con il suo nome, da Brand straniere, sopratutto statunitensi come la Orpheum che l'incaricò di produrre le sue chitarre a forma di violino, l'americana Wurlitzer che stipulò nel biennio 1967-1969 un accordo simile che includeva la gamma acustica, la tedesca Dynacord con strumenti solid body, aventi tutti le cover dei pickups metalliche con in rilievo le parti sui magneti, detti a forma di "Bruco", allora molto di moda anche nelle produzioni nostrane(oltre che europee), però non c'è alcuna differenza tra gli strumenti con marchio Welson e le versioni Dynacord, Wurlitzer e Orpheum. La Welson, ancora di Gagliardi fino al 1981, aveva usato principalmente due modelli di pickup durante tutti gli anni 60, in primo luogo gli stessi articoli a doppia bobina di Crucianelli, Bartolini, Gemelli e altri, con solo un'altra struttura esterna (Welson infatti scelse quelle cover metalliche ricordanti la pelle di un bruco), poi dopo il 1967 gli humbucker, facili da identificare con le loro sei viti e le due parti a barra magnetica, di qualità davvero eccezionale, privi di rumore di fondo e ad alto rendimento. Cosa strana, le chitarre Welson sono ancora oggi facili da trovare in Francia, Belgio, Olanda e non sono rare nel resto del mondo occidentale con l'unica eccezione proprio dell'Italia, dove sono praticamente ignorate anche se all'epoca erano seconde solo alle EKO ed alle Crucianelli. Le prime prodotte con rifinitura marmorizzata furono commercializzate anche negli Stati Uniti con il marchio Beltone e furono prodotte versioni speciali anche per Hopf, in Germania. Nel 1964 un piccolo lotto di casse armoniche jazz primitive a spalla mancante fu fornito alla Vox, Regno Unito. Agli inizi degli anni '70 Welson realizzò anche copie Les Paul e SG, specializzandosi poi in tastiere elettroniche, tuttavia negli stessi anni fu mantenuta una specie di negozio personalizzato per fornire chitarre boutique di alta qualità. Non sono brutte le Welson, anzi erano forse già avanti per il loro periodo e sono state anche usate dai nostri jazzisti di fine anni 60, il mio basso Dynacord era già a diapason lungo e con 3 pickups, cover al ponte, ma lo diedi in permuta insieme ad un Hofner Violn Bass mod. Cavern 1961 (Sigh), per una Fender Jaguar Custom Fiesta Red usata, nel 1976, a parziale mia discolpa posso affermare che non esisteva ancora il deleterio fenomeno del "Vintage"; comunque ho scoperto anche che la punta intermedia inferiore alla paletta non è un'invenzione della G&L, vedi foto sottostante:
|