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Ok, hai un bel suono, ma ne hai davvero il controllo?
Ok, hai un bel suono, ma ne hai davvero il controllo?
di [user #17844] - pubblicato il

Un’opinione impopolare: se la tua strumentazione economica suona alla grande, forse non hai idea di cosa crei un bel suono.
Attenzione, non parliamo del banale “orecchio raffinato” dei più esperti contro la “bocca buona” di chi è agli inizi: certe volte quei suoni ci sono davvero, ma a mancare è un altro aspetto fondamentale per la crescita di un artista.

Lo studio di uno strumento musicale è un percorso lungo, sempre in salita, che può impegnare una vita intera senza trovare mai un punto di arrivo. Vale per la padronanza del suonato e del linguaggio quanto per la conoscenza del timbro e degli infiniti modi per plasmare un suono. Per questo, quando leggo di strumenti entry level che suonano meglio di quelli “professionali” o di suoni pazzeschi tirati fuori da multieffetti dozzinali, sono sempre un po’ scettico. Tanto che, di recente, mi si è formata un’idea ben chiara in mente.

Ok, hai un bel suono, ma ne hai davvero il controllo?

Qualche tempo fa, sui social, spopolavano post e schemini sul cosiddetto “effetto Dunning Kruger”. In soldoni, si tratta di una distorsione cognitiva per la quale chi è poco esperto in un campo è portato a sopravvalutare le proprie competenze e, man mano che le capacità aumentano, la confidenza nei propri mezzi si riduce.

Sarà capitato a chiunque di scontrarsi coi propri limiti agli inizi di un percorso di studi, proprio quando tutto sembrava così chiaro, liscio. Al contrario, “So di non sapere” diceva Socrate, è esattamente ciò che accade quando si avanza in una disciplina, ne si scoprono le complessità e i risvolti che possono saltare all’occhio solo a un osservatore attento.

Lo studio della chitarra è un esempio perfetto, e il meccanismo diviene abbastanza chiaro quando si cominciano a notare i limiti della prima chitarra entry level, quella tastiera imperfetta, il setup da rifare. È un equilibrio delicato, perché è facile scadere nell’errore opposto e incolpare uno strumento innocente per delle pecche che magari vanno ricercate nella propria tecnica.
Il colpo di scena avviene, però, quando un esordiente riesce a contare su suoni grandiosi anche per i gusti di un musicista più esperto. E accade sempre più spesso, ora che le tecnologie digitali sono arrivate a livelli qualitativi più che validi senza richiedere esborsi importanti.

Parlando di tecnologia, è servito su un piatto d’argento il parallelismo con un altro settore di cui i musicisti sono parenti stretti, se non altro per la propensione alla GAS.
Ancora una volta sui social, nei gruppi di fotografia è sempre più diffuso veder condividere con orgoglio scatti eseguiti con uno smartphone, quasi a dimostrare di aver raggiunto uno zen tale da distaccarsi da ogni oggetto terreno. I proprietari di fotocamere professionali e software di fotoritocco avanzati che hanno imparato a padroneggiare in anni di studio, quasi vengono additati come degli sciocchi.
È fin troppo facile vederci quei gruppi di chitarristi in cui qualcuno si vanta del gran suono ottenuto con una pedaliera digitale entry level, facendosi beffe di chi sborsa cifre importanti per risultati tutto sommato simili.
Il punto è che hanno ragione, in un certo senso: il grande segreto è che - oggi più che mai - si possono avere risultati soddisfacenti davvero con poco. Ma c’è un “ma”: una cosa è avere a disposizione un bel suono, tutt’altra cosa è il controllo di ciò che si ottiene.

Ok, hai un bel suono, ma ne hai davvero il controllo?

I più cresciutelli ricorderanno il vecchio Music 2000 sulla prima PlayStation. Era un videogame che scimmiottava una DAW per produrre musica con sample e ritmi preimpostati. Divertente, stimolante, non c’è che dire. Soprattutto, alla portata di tutti.
In due giorni ci si illudeva di essere diventati i migliori producer del mondo, salvo poi scoprire che tutti i nostri amici avevano composto brani praticamente identici ai nostri, usando gli stessi loop semplicemente perché erano quelli più fighi che il gioco offrisse. Eravamo vittime della nostra inesperienza, ingabbiati in un meccanismo creato da qualcun altro, che inevitabilmente ci portava tutti a conclusioni simili. Perché non era un software professionale, era un gioco, e quando completi il livello, il filmato finale è uguale per tutti.

È quello che accade troppo spesso con gli strumenti musicali. Una pedalboard digitale da poche centinaia di euro oggi può suonare davvero bene. Ma, se ci si confronta con gli altri, si scoprirà in breve che i suoni prodotti sono simili, si va tutti a usare più o meno le stesse simulazioni, determinate impostazioni e patch, perché sono quelle che più “abbiamo nelle orecchie”.
Si scopre insomma di essere stati guidati, aiutati per non perdersi. E forse è per questo che confrontarsi con strumentazione “seria” non dà la stessa soddisfazione.
Date una fotocamera di alto livello a un “fotografo da smartphone”: con ogni probabilità, i suoi primi scatti saranno terribili. Accade perché quella macchina offre possibilità estremamente più ampie e riserva una qualità enorme in confronto, ma proprio per questa sua natura professionale non traccia alcun percorso obbligato. I risultati iniziali saranno nudi e crudi, persino spogli se confrontati con gli scatti “imbellettati” dal software di un telefonino.

Ok, hai un bel suono, ma ne hai davvero il controllo?
Uno scatto manuale con una macchina professionale: a sinistra non processato, a destra un esempio di come potrebbe apparire lo stesso scatto effettuato da uno smartphone con impostazioni automatiche.

Allo stesso modo, il primo impatto con strumenti professionali, sul serio, potrebbe rivelarsi deludente per chi è nel pieno del proprio percorso evolutivo. Ma quel disorientamento ci serve, perché è in quel buio, quella mancanza di salvagenti, che un musicista scopre davvero come padroneggiare il proprio suono, plasmarlo secondo la propria personale visione e non attraverso percorsi tracciati da altri, resi quasi obbligati da un’interfaccia pensata per aiutare più che per stimolare.

Insomma, con lo smartphone puoi fare gran belle foto, ma il merito sarà in buona percentuale di chi ha messo insieme gli algoritmi che danno alle tue foto una precisa estetica. Saranno più loro che tue. E anche quei suoni che hai creato sulla tua pedalboard entry level, magari sono bellissimi, ma sono davvero frutto della tua visione?
curiosità il suono pedaliere multieffetto per chitarra
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di Repsol [user #30201]
commento del 22/07/2023 ore 09:08:41
Bella riflessione, sulla quale concordo. Oggi il mercato è orientato a produrre oggetti che semplificano certe operazioni, con l'obiettivo di avvicinare più persone possibili a determinati campi che prima erano appannaggio solo dei veri appassionati. Da qualche giorno mi sto divertendo con una consolle per dj ed un software per tablet che mi hanno fatto sentire David Guetta dopo poche ore. Ma non ho nessun controllo su ciò che sto facendo, ne sono consapevole.
Le pedaliere digitali attuali secondo me sono molto simili, si ottiene piuttosto velocemente un risultato di livello, anche se non si è esperti o smaliziati, portando sempre più persone ad utilizzarle in modo plug and play, e alla fine ci si ritrova con suoni piuttosto simili.
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di pelgas [user #50313]
commento del 22/07/2023 ore 18:40:21
Io ho imparato a fare i "BEAT" egregiamente , quelle per la trap per capirci. Basta un software di cavolo e tanto orecchio... Ma ahimè tutte le basi escono uguali a meno che non spendi per sample innovativi
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di yasodanandana [user #699]
commento del 23/07/2023 ore 00:31:07
Più che spendere bisognerebbe, i samples, produrli o trovarli
Rispondi
di onlyfender [user #5881]
commento del 22/07/2023 ore 10:19:32
Il suono bello o brutto è indipendente dalla strumentazione poiché soggettivo mentre sulla questione del controllo... credo sia un discorso difficile.
Un buon 80% dei chitarristi che conosco è dotato di un'ottima strumentazione ma il playing... raramente è al medesimo livello.
Penso sarà capitato a tutti di conoscere altri hobbisti che affermano orgogliosamente "suono la chitarra" e parlano del digitale, valvolari, kemper, pedali, ampli, delle serate con la band, ecc. poi magari uno di loro ti gira un suo video dove suona e guardandolo rimani pietrificato perché è fuori tempo e un pelo stonato.
In pratica non capisco mai se sono gli altri a non essere consapevoli, se sono io a pretendere troppo oppure se ognuno è a conoscenza dei propri limiti ma visto che la media è bassina ci si mette la stelletta di "chitarrista" comunque (probabilmente è un mix di tutto questo).
Suonare per davvero, avere un buon suono, timing, controllo e riuscire a trasmettere "qualcosa" è dannatamente complicato.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 22/07/2023 ore 18:41:46
Credo che la difficoltà a essere un buon musicista dal vivo sia tipo 10 volte tanto la difficoltà a prendersi una Laurea.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 22/07/2023 ore 11:31:34
Non è un’opinione impopolare, è semplicemente la verità. Il suono dello strumento è quello che ha, magari perché l’algoritmo SRV te lo spiattella già bell’e pronto; ma vai a sapertelo generare da zero quel suono lì. Che poi il suono SRV (e tutti gli altri) non è solo macchina ma l’interazione delle mani e dell’intenzione, con tutto il resto. Fossimo al conservatorio la chiameremmo cavata e ogni buon musicista sa che è forse una delle cose più difficili da conseguire, perché lo rende unico; quando si dice quella frase fatta “il suono è nelle mani”. Del resto al conservatorio pure ci sono studenti di famiglie _”normali”, con, lo dico giusto perché è un caso capitato, il violoncello del negozio di musica da 700€, e il figlio dell’imprenditore col violoncello da 40mila perché se lo può permettere e papà che fesso non è ha fatto un investimento economico. Ovvio che la voce del secondo è un’altra roba, ovvio che la risposta del secondo è un’altra roba, come pure la sua prontezza di risposta, la “nevrilità” sotto le dita. Ma un buono strumento non farà mai lo studente che lo suona, e all’ascolto un buon musicista con uno strumento scarso esce fuori palesemente, anche davanti al musicista scarso con lo strumento buono. Per un po’ forse la qualità dello strumento, o della strumentazione può coprire le lacune di un musicista, ma il confronto con uno più bravo è quasi sempre impietoso anche quando quest’ultimo non ha strumenti eccelsi. È un mix di timing, sensibilità espressiva, studio, tecnica, talento, impegno, comprensione profonda dei significati compositivi, ecc.
Diciamo che la tecnologia ha democratizzato un po’ di più il mondo della musica mettendo ottimi suoni nelle mani di parecchie più persone di tanti anni fa, ma il buon musicista alla lunga non si fermerà a usare le patch preconfezionate di una pedaliera. Piuttosto, senza generalizzare, è il medio o il mediocre chitarrista che tenderà a fermarsi lì in mezzo al guado del preset senza sapere come procedere oltre (ovvero tirare fuori suoni migliori dei preset stock), vuoi perché non ha il tempo, la propensione, la sensibilità, ecc. e andrà avanti finché non uscirà la nuova pedaliera con conversione a 256 bit e frequenza di campionamento a 384kHz con unadinamicadellamadonna (la cantante), da sostituire spendendo qualche €uretto in più e facendo girare l’economia del microcosmo chitarreo.
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di pelgas [user #50313]
commento del 22/07/2023 ore 18:43:16
Luca Colombo se le fa lui le patch. E sono magnifiche
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di pelgas [user #50313]
commento del 22/07/2023 ore 18:38:01
Io ho impiegato tre anni per capire come regolare dal vivo il mio Mesa.
La Stratocaster dopo una vita, ancora non ho capito come si regola l'altezza dei pick-up in ragione dell'intensità della plettrata.
Il delay dopo anni e anni ho finalmente capito come si sfrutta senza che sia lui a sfruttare noi.
Oggigiorno quarantenne ho capito che in un ascolto in cuffia anche una pedaliera digitale sgrausa può suonare egregiamente bene purché non si cerchi il "crunch" (vero tallone d'Achille delle pedaliere digitali, fino a una certa somma).
E via discorrendo... Io amo il valvolare e amo i pedalini, ma hanno bisogno di decibel pazzeschi per suonare.
Le cose digitali invece sono straordinarie a bassissimo volume!!!
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di edgar587 [user #15315]
commento del 22/07/2023 ore 18:47:38
Io non posso definirmi un buon chitarrista. Assolutamente. Ma ho sempre suonato di tutto, passando per varie tecnologie. Uso il digitale per praticità, ma quasi mai mi piacciono i preset o i suoni preconfezionati, semplicemente perché non si adattano alla chitarra che uso di volta in volta. Questa è una polemica annosa che mi pare confondere l'avere la pappa bella e pronta con l'avere strumentazione che non permette di crescere....tutto questo, cioè, non toglie che uno possa imparare a capire la strumentazione seria anche grazie all'interazione con strumentazione scarsa o abbordabile, soprattutto se si trova fuori dalla comfort zone e costretto ad adattarsi a situazioni nuove, o non scontate, con in mano strumenti economici.
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di yasodanandana [user #699]
commento del 22/07/2023 ore 21:54:2
Il punto è, semplicemente, il risultato. Se il brano piace, quanto meno a chi lo ha realizzato, i mezzi per realizzarlo sono perfetti.
Se nell'articolo si ammette, e concordo, che si ottengono suoni anche ottimi da equipagguamenti cheap, il caso è chiuso..

.. anche perché il suono elettronico ed elettrico sono del tutto soggettivi
Rispondi
di Pietro Paolo Falco [user #17844]
commento del 23/07/2023 ore 10:17:30
Ciao Yaso, casca a fagiolo quest'altro articoletto sul tema strumenti e suono in studio: vai al link
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di Floyd [user #143]
commento del 22/07/2023 ore 23:59:56
Io so davvero di non sapere, ogni volta che suono imparo qualcosa di nuovo sia sulla strumemtazione che su me stesso. Ho capito cosa mi piace, dopo 40 anni che suono la chitarra, ma scoprire sempre nuovo suoni e nuove espressività mi da' sempre qualcosa in più. La tecnologia fa tanto, ma non basterà mai. Non si finisce mai di imparare, è questo il bello!
Ciao a tutti
Rispondi
di yasodanandana [user #699]
commento del 23/07/2023 ore 11:04:50
Grazie
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di savakingyes [user #50496]
commento del 23/07/2023 ore 13:56:3
Stratoforme configurata HSS, valvolare, reverbero a molla, cavo.

Se ci tiri fuori tutti i suoni che desideri e chi ti ascolta si complimenta per la tua perfomance... quello è il feedback che ti conferma che, oltre ad avere una buona strumentazione, hai pure un buon tocco e un buon gusto uniti ad una buona dose di creatività e che la tua personale visione del suono riesce davvero a coinvolgere e convincere il pubblico.

Stratoforme configurata HSS, Kemper strapieno di IR e patch di terze parti, due ottimi monitor FRFR (o in-ear) e un server degno di tale nome?

Se ci tiri fuori tutti i suoni che desideri e chi ti ascolta si complimenta per la tua perfomance... quello è il feedback che ti conferma che il service sa il fatto suo e che tu, oltre ad avere un buon tocco, non solo hai acquistato delle ottime IR ed ottime patch ma sai anche sfruttare (a tuo uso e consumo e in modo realmente efficace) il buon gusto, la creatività e la visione dei suoni che possiedono tutti quelli che ti hanno venduto IR e patch.

La cosa importante, durante un live, è il risultato finale della tua performance e non come (e quali mezzi) lo ottieni.

Tutto il resto sono le solite schermaglie da bar che contrappongono (fin dalla notte dei tempi) gli artisti ai critici, i puristi agli opportunisti, gli analogici ai digitali, i lirici ai rapper, i poeti ai bibliotecari, i musicisti ai Dj e così via.

Detto ciò.., lunga vita al valvolare 🤣😂🤣
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di THE_Luke [user #31235]
commento del 24/07/2023 ore 12:00:30
se pensassi di conoscere BENE anche una sola delle macchine digitali che ci sono in giro adesso direi una bugia colossale.
Secondo me la differenza tra usare una pedaliera moderna con i preset ed usare un setup analogico è la stessa differenza che passa tra un sistema operativo ad interfaccia grafica ed uno solo ad interfaccia testuale: devi sapere dove andare a mettere le mani e come farlo.
Io ho la fortuna di aver trovato il mio equilibrio ed li mio suono ancora in modo analogico e con poca roba; adesso il digitale lo uso per replicare quello che ho in analogico, solo in formato ridotto e piu gestibile.

e comunque io il fuzz ed il compressore non li so ancora usare.
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di paolo.cesario@siconsulting.biz [user #60030]
commento del 28/07/2023 ore 12:27:24
ho una strato da due lire comprata su amazon warehouse, data indietro perché era insuonabile per un dilettante, ho passato giorni a farmi il setup (ho dovuto togliere le molle asse sellette del MI basso e del Sol per raggiungere un accordatura decente al 12mo tasto), e adesso suona: mi ci diverto, suonando con una scheda audio mutieffetto simulati sul PC. Ovviamente all'inizio usi i preset blasonati che ti vengono messi a disposizione e posso confermare che in cuffia è difficile distinguere (a un orecchio non professionale) dalle sonorità dichiarate dal nome della patch. Ma certo se ti fermi lì che gusto c'è? il mio giochino è partire da una patch e cominciare a smanettare sui controlli di un pedale (simulato) alla volta per capire come agiscono sul suono, spostarli su e giù per la catena dei collegamenti per capire come mai in una patch sono prima dell'ampli, in una dopo, come mai in rari casi il compressore è messo per ultimo, cambiare "marca" del componente e scoprire che i compressori non sono tutti i uguali, i chorus sono un universo e a poco a poco "capirli". sicuramente i simulati, per quanto di livello, non saranno uguali a quelli veri, ma la comprensione di base è già un primo passo. purtroppo il mio "orecchio" non è all'altezza, ma sto provando a ricostruire un suono da zero: ascolto un suono in un disco e provo a capire che effetti potrebbero essere stati usati, cercando di applicare le cose che ho imparato studiando le patch disponibili. Ovviamente non ci riesco, ma è divertente e non è passivo. quando mi rompo, allora mi metto a suonare...
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