di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 25 febbraio 2015 ore 17:30
Guthrie Govan, Bryan Beller e Marco Minnemann, i The Aristocrats, sono riusciti in un'operazione magica: fondare una rock band che ha riportato in vita un genere decrepito come la fusion. Il loro ultimo lavoro "Culture Clash Live!" ne è la magnifica e disarmante dimostrazione.
Poche storie. Questi tre, sono i più incredibili e deliranti strumentisti del pianeta. Tre irresistibili freak della musica che anziché limitarsi a fare i turnisti di lusso per missioni impossibili o autocelebrarsi in cerebrali dischi solisti, hanno avuto l’intelligenza di unire le forze e inventarsi una rock band che è riuscita a rimettere in vita, reinventandolo, un genere ammuffito e dimenticato come la fusion.
"Culture Clash Live!" cofanetto che comprende un mix di esibizioni sia in audio che video (ci trovate un Cd più un Dvd) è la maniera migliore per entrare nello stralunato mondo degli Aristocrats. Perché se ascoltandoli nei dischi in studio, si può insinuare il dubbio che i suonati stellari che ci travolgono siano frutto di infinite take e una produzione maniacale, vedendoli e ascoltandoli dal vivo si resta semplicemente sconvolti. E' tutto vero. I tre si accaniscono su ogni genere musicale con divertita irriverenza e interagiscono con improvvisazioni a latenza zero, in cui si scambiano idee espunti in tempo reale, come se a pensare fosse una stessa testa ma a suonare – a giudicare dalle note emesse – quattrocento mani.
Quello che li rende irresistibili è l’attitudine. Salgono sul palco con lo scazzo e il look di un personaggio uscito da “The Big Lebosky”, se la ridono tra loro mentre pestano con la stessa foga di una band di thrash metal e, al contempo, potrebbero suonare a memoria - e a testa in giù - la pagina più astrusa del repertorio di Zappa.
Le scalette dei due live, audio e video, sono differenti mix di brani tratti dai loro due album in studio. In ballo c’è di tutto: progressioni jazz, digressioni metal, stacchi progressive e portamenti reggae. Ma il denominatore comune è il piglio rock, schietto, strafottente e rumoroso con cui tutto è suonato. Qui fusion sta - finalmente e di nuovo - per autentica e illuminata fusione tra generi e davvero non c’è traccia di quel genere patinato e di maniera in cui si sono narcotizzati tanti grandi talenti del jazz e del rock dei decenni passati.
Gli Aristocrats sono esagerati ma sono tre musicisti geniali che eseguono un gioioso tributo alla musica suonata ai più alti livelli immaginabili con una spudorata ostentazione di tecnica, intelligenza e ironia. E in questa loro totale schiettezza non possono che essere apprezzati.
"Culture Clash Live!" non solo è la magnifica fotografia in musica di una band in forma strepitosa ma è la testimonianza del massimo punto d’arrivo oggi ipotizzabile in ambito solistico strumentale moderno.
Un lavoro da avere per deliziarsi – e un po’ stordirsi – con musica esagerata, per incentivarsi a continuare a studiare ed esplorare il proprio strumento.